Gli inquirenti che indagano su quanto capitato all'ex campione di Formula 1 hanno visionato il filmato della telecamera posizionata sul casco: "Da video molte certezze. Impossibile stabilire se sia stata un'imprudenza"
A oltre una settimana di distanza dall’incidente occorso a Michael Schumacher sulle piste da sci di Maribel, la procura di Albertville che sta indagando sul caso parla ufficialmente per la prima volta, e sembra voler escludere ogni responsabilità del sette volte campione del mondo. “Abbiamo esaminato con attenzione il filmato della telecamera posta sul casco di Schumacher, dobbiamo ancora procedere alla trascrizione del filmato immagine per immagine, ma questo ha determinato con certezza il luogo della caduta, la velocità (non eccessiva, che dovrebbe essere di circa 20 Km orari, ndr) e la distanza dal bordo della pista, che era di circa 8 metri – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore del tribunale di Albertville, Patrick Quincy – Schumacher stava scendendo in un punto di intersezione tra due piste. Lo sci è andato a battere su una roccia che affiorava, ha perso l’equilibrio ed è andato a sbattere la testa su un’altra roccia”.
Il filmato sarà ora esaminato da altri esperti della gendarmerie francese e, pur con tutte le cautele del caso – “in questa fase delle indagini non è possibile stabilire se Schumacher abbia commesso o meno un’imprudenza”, ha detto chiaramente il procuratore – si può quindi dire che Schumi era in pista e non in neve fresca, che andava abbastanza piano e che si è trattato di una tragica fatalità: lo sci che tocca una roccia coperta di neve e il corpo che cade andando a sbattere con la testa su un’altra. Così come si può escludere, ha spiegato il procuratore, che nei due lunghi minuti precedenti l’incidente, da cui parte il video della telecamerina Go Pro che il pilota tedesco aveva installato sul casco, Schumi si sia fermato per aiutare o soccorrere alcuna bambina, come aveva invece riportato la Bild. E anche che esista un altro filmato girato da un turista al momento dell’incidente, come aveva invece scritto Der Spiegel, o almeno la procura di Albertville sostiene di non esserne entrata in possesso.
L’esclusione definitiva di responsabilità del pilota è invece materia delicata, su cui la procura preferisce non esprimersi a questo punto delle indagini. Anche per motivi assicurativi. Cinque anni fa infatti l’impianto di Maribel fu condannato a risarcire per 86mila euro una donna che su quelle stesse piste aveva subito fratture multiple dopo una caduta a causa della mancata segnalazione di alcuni sassi. Le cifre, nel caso dell’ex pilota della Ferrari, potrebbero essere ben più sostanziose. E poi ci sono tutte le assicurazioni private a livello di milioni di euro. Per questo è d’obbligo la prudenza. Anche se alcuni organi di stampa francesi riportano che per l’articolo 1147 del codice civile francese, in cui è scritto che le norme di sicurezza prevalgono sui comportamenti della persona che si infortuna, spetterebbe comunque alla società che gestisce gli impianti di Maribel l’onere di provare un comportamento doloso di Schumi. Su questo la procura di Albertville ha detto sia che “la pista era ben segnalata” sia che “gli sci dell’ex pilota tedesco erano nuovissimi e non sono stati la causa dell’incidente”.
Intanto le condizioni di Michael Schumacher, che si trova ancora nell’ospedale di Grenoble in stato di coma indotto e ipotermia, rimangono critiche ma stabili. Dopo che l’ennesima indiscrezione aveva riportato che la famiglia si sentiva sollevata “perché il momento più drammatico è alle spalle”, la moglie Corinne ha diffuso un comunicato abbastanza duro in cui rivolgendosi ai media ha detto: “Lasciate in pace la nostra famiglia. Vi prego di proteggere Michael e di stargli vicino senza interferire nel lavoro dei medici che hanno bisogno di tranquillità per lavorare. Quindi lasciate la clinica e fidatevi delle loro dichiarazioni”.