L'esponente di Forza Italia resta sindaco di Arconate e assessore regionale in Lombardia. Il prefetto di Milano Tronca, per risolvere la questione, lo ha portato in Tribunale. Alle prossime elezioni di maggio però potrebbe candidarsi sia come consigliere comunale, sia come europarlamentare
Ha cambiato il nome dell’assessorato regionale da Sanità a Salute, “per essere più vicino ai cittadini”. Ha ricevuto un’onorificenza d’oro dal suo Comune (Arconate, in provincia di Milano) e piantato un albero con il suo nome nel giardino dei Giusti in Israele, ricordando che “Berlusconi è perseguitato come gli ebrei”. Ma questa volta l’iper-attivo vice governatore della Lombardia Mario Mantovani, in carica da meno di un anno, dovrà concedersi una pausa. Così ha deciso il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, che per risolvere una questione che va avanti da 371 giorni lo ha portato davanti a un giudice. Il rappresentante del ministero dell’Interno, insediatosi lo scorso agosto, ha trovato sulla scrivania lasciata libera da Gian Valerio Lombardi il dossier sull’incompatibilità di Mantovani. Due gli incarichi: sindaco, ma anche assessore regionale.
L’udienza mercoledì mattina al tribunale di Busto Arsizio è durata poco più di mezz’ora: “Questo processo è uno spreco di soldi pubblici” ha ripetuto più volte il giudice della seconda sezione civile, Maria Eugenia Pupa. Davanti a lei l’avvocatura di Stato e il legale rappresentante dell’amministrazione comunale di Arconate, paese di 6mila abitanti governato da tre mandati da Mantovani. “Ma non potete trovare un accordo?”, chiede il giudice buttando un occhio fuori dalla porta: avvocati in coda occupano il corridoio. Stessa scena per tutto il primo piano della sezione civile, soprattutto dopo l’accorpamento dei tribunali civili.
La giurisprudenza in materia ha contribuito a fare il resto: alle ultime elezioni regionali e politiche infatti, il fedelissimo di Berlusconi era stato eletto contemporaneamente senatore (primo candidato della lista Pdl in Lombardia) e consigliere regionale in Lombardia. Nella spartizione di poltrone post-formigoniana tra Lega e Pdl, Roberto Maroni gli ha assegnato l’assessorato alla Sanità. Per dedicarsi a una materia che conosce così bene, visti gli affari di famiglia, Mantovani si era dimesso da Palazzo Madama “per incompatibilità” il 3 giugno 2013. Ma la “velocità” nel lasciare il triplo incarico, è nulla se paragonata alla carica di primo cittadino che tuttora ricopre e per cui è stato convocato, insieme ai consiglieri comunali, davanti al giudice. L’esponente di Forza Italia, assente in aula, ha sempre sostenuto “non partecipare più alle attività consiliari da luglio”, ritenendo la questione chiusa. I consiglieri comunali di maggioranza ne hanno “preso atto”, ma si sono rifiutati di votare la sua decadenza.
Nel pantano tutto italiano dei doppi incarichi restano lui e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (Pd) (su cui si è pronunciata l’Antitrust). Il legale che rappresenta Mantovani e la sua amministrazione comunale ha accettato l’incarico a titolo gratuito. Altro stile per l’avvocato Roberto Lassini, che dopo l’ideazione dei manifesti contro la procura, ha ricevuto dal comune di Arconate 1000 euro per far luce sull’esposto presentato dai consiglieri di minoranza sulla casa di riposo per anziani in costruzione in paese. A partecipare al bando un unico soggetto, che si aggiudica l’appalto: Opera Pia Castiglioni Srl, guidata dal presidente di Sodalitas, la onlus fondata dallo stesso Mantovani. “E’ una bella sfida perché è una materia controversa – dice l’avvocato Alessandra Brignoli al fattoquotidiano.it – ci sono casi simili, ma non identici”. La prossima puntata per questo “unicum” sarà il 12 febbraio, data della prossima udienza. Arconate andrà al voto nella primavera del 2014, probabilmente insieme alle Europee. Non è escluso che Mantovani, sostituito da Mariastella Gelmini nel ruolo di coordinatore di Forza Italia in Lombardia e davanti all’astro nascente del partito Giovanni Toti, si candidi sia come consigliere comunale nel suo paese, sia come europarlamentare in quota Forza Italia.