Libero pensatore, scettico nato e personaggio veramente eclettico, Mark Twain, romanziere naturalmente, fu anche saggista, polemista, umorista nonché severo critico della società e delle religioni (delizioso in questo senso il suo Lettere dalla terra, pubblicato solo nel 1962, oltre mezzo secolo dopo la sua morte, a causa di opinioni… troppo forti per il suo tempo: leggetevelo) e tanto altro. È stato anche autore di giochi!
È andata così. Twain si era davvero appassionato alla cosiddetta mnemotecnica, cioè alle tecniche da usare per ricordare le cose. Oggi noi, con tutte le memorie esterne a disposizione, abbiamo perso l’abilità di ricordare, ma nei tempi antichi (greci, latini) questa era fondamentale e la memoria veniva allenata con rigore e metodo. Nei secoli queste tecniche sono andate perdute e riscoperte più volte.
Un altro fervente sostenitore delle tecniche mnemoniche fu Giordano Bruno, che ideò un sistema per abbinare a ogni parola un’immagine complessa: 5 ruote dentate concentriche con 150 denti, nella prima coppie di lettere, poi azioni mitologiche, azioni aggettivi e circostanze. Agendo opportunamente sulle ruote ogni parola poteva essere abbinata ad un’unica vivida immagine più facile da visualizzare mentalmente abbinandola con altre immagini. Queste idee poco ortodosse, unitamente alle sue più note “eresie”… gli sono poi costate il rogo.
Ma torniamo a Twain, che aveva partecipato a un corso di varie settimane proprio sulle tecniche mnemoniche. Ne fu così entusiasta che interruppe la scrittura di quello che è considerato uno dei pilastri della letteratura moderna americana, Le avventure di Huckleberry Finn, per sviluppare un gioco da tavola didattico in grado di far ricordare agli studenti tutto quello che c’è da ricordare, si chiamava Mark Twain’s Memory Builder: A Game for Acquiring and Retaining All Sort of Facts and Dates. Il gioco fu poi brevettato nel 1885, ma si trasformò presto in un fallimento finanziario e Twain dovette abbandonare il progetto. In effetti il gioco era davvero troppo complesso.
Ma il rapporto di Twain col gioco non si esaurisce con la memoria. Twain era anche un accanito giocatore di Poker (all’epoca si giocava il Draw Poker, cioè il vecchio “5 carte”, ma naturalmente col mazzo completo di 52 carte, come potete constatare in tanti i film americani). Arrivò a scrivere:
Ci sono poche cose così imperdonabilmente trascurate nel nostro Paese come il Poker. La classe elevata ne sa pochissimo. Ho conosciuto uomini di chiesa, brava gente, liberale, sincera, e tutto, che non ha idea di cosa sia un colore. È abbastanza per vergognarsi della specie.
Ma se vogliamo anche il nome stesso Mark Twain è un gioco, un gioco di parole. Il suo vero nome era infatti Samuel L. Clemens, mentre il suo pseudonimo deriverebbe dal tempo in cui faceva il pilota di battelli sul Mississippi (sì, ha fatto anche quello). Nel gergo marinaresco “by the mark, twain” (dal segno, due) indicava la profondità di sicurezza dell’approdo: due “tese” dal segno, circa 3,7 metri. E anche la sua sepoltura si trova due tese sotto terra, un modo per rendergli rispetto.
Per concludere, a chi si interessa dell’arte di ricordare e della sua storia, consiglio il bellissimo libro di Joshua Foer Moonwalking with Einstein, ora tradotto in italiano col discutibile titolo di L’arte di ricordare tutto. Vi si trovano un sacco di cose davvero sorprendenti, come le storie dei protagonisti degli attuali World Memory Championship (Campionati Mondiali di Memoria) e il bello è che – con opportuno esercizio – tutti possono diventare dei campioni… ne riparleremo.