Stop alla restituzione dei 150 euro da parte dei docenti dopo l'intervento di Renzi, ma l'esecutivo è in cortocircuito. Il ministro Carrozza è soddisfatta. Ma da via Venti Settembre dicono: "Noi meri esecutori di indicazioni avute dal Miur"
Come se non bastasse la spinta sull’acceleratore di Matteo Renzi – che entro la fine del gennaio vuole chiudere patto di coalizione, questione job act e riforme – il governo Letta trova anche altri modi per vivere momenti di tensione. Dopo il caos sul decreto salva Roma ecco il cortocircuito sulla richiesta di restituzione di 150 euro per vecchi scatti d’anzianità agli insegnanti. L’ultima puntata oggi, quando l’esecutivo è battuto in ritirata dopo un incontro tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e i ministri dell’Economia Fabrizio Saccomanni e la collega dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Quest’ultima si dice “soddisfatta” e ha spiegato di avere rimandato la partenza per Washington proprio “perché sono al lavoro per una soluzione completa a questo problema, incluso il 2012”. “E’ un tema politico che riguarda gli insegnanti, il loro futuro – aggiunge la Carrozza a SkyTg24 – ma anche tutti gli impicci burocratici-amministrativi per cui si arriva a un paradosso, insomma a un pasticcio. E questo a volte avviene anche senza che i ministri o il Governo ne sappiano niente”.
Scontro Ministero Economia-Istruzione. Anche Saccomanni ammette che “c’è stato un problema di comunicazione“. Ma rilancia: “Il ministero dell’Economia è mero esecutore. Aspettavamo istruzioni che non ci sono pervenute”. Anzi, di più. Il pasticcio pare totale quando il ministero dell’Economia rimanda la palla nel campo del Miur: “Il calcolo delle retribuzioni, l’emissione dei cedolini e i successivi flussi dei pagamenti al personale scolastico – scrive in una nota Via Venti Settembre – viene effettuato dal ministero dell’Economia e delle Finanze quale mero esecutore sulla base della legge vigente e delle indicazioni ricevute dal Miur”. Lo scontro è frontale e i panni vengono lavati in piazza: “In data 9 dicembre 2013 – continua la nota – il Ministero dell’Economia ha informato il Ministero dell’Istruzione che avrebbe proceduto al calcolo e al recupero delle somme relative agli scatti, dando al Ministero il tempo necessario a formulare diverse istruzioni”. Per rendere esecutiva la decisione del governo “di soprassedere al recupero degli scatti a partire da gennaio 2013”, il ministero dell’Istruzione ora “dovrà assumere gli atti necessari a determinare lo sblocco degli scatti di anzianità per l’anno 2012 secondo la procedura prevista dal decreto 78 del 2010”. Dopodiché ancora la Carrozza ha evitato di commentare: “Non voglio alimentare la polemica”.
Ma sottolinea: “Tra Natale e Capodanno sono stati presi questi provvedimenti per inerzia amministrativa senza comunicare ai ministri competenti che cosa stava avvenendo”. Così il ministro, intervenendo a Radio 24. “Adesso ci sono alcune cose da fare – dice Carrozza – dobbiamo tecnicamente risolvere questo problema del prelievo degli stipendi”. “Nel 2012 – ha spiegato – sono ancora a credito quelli che devono ricevere gli scatti di anzianità; e poi bisogna affrontare il tema del governo della scuola a un livello normativo e di gestione: non è pensabile che da una parte si decidono le cose, dall’altra come e quando si pagano gli stipendi. Il collegamento tra indirizzo politico e atto amministrativo si perde in una serie di organi di controllo e di gestione ed è per questo che serve la riforma dello Stato, non solo per avere maggiore celerità nelle decisioni, ma anche per sapere chi è il responsabile direttamente di queste decisioni”.
Il Mef aveva diramato una nota in cui chiedeva ai docenti di restituire 150 euro al mese allo Stato. Denaro dovuto e atteso da almeno tre anni per chi guadagnava tra i 1300 e i 1700 euro dopo almeno venti anni di anzianità. Insegnanti che, nel 2013, pensavano di essere finalmente usciti dal tunnel del congelamento degli scatti deciso nel 2010 dal governo Berlusconi. Nei due mesi tradizionali per gli insegnanti, aprile e settembre, i docenti interessati si sono visti così accreditare gli scatti dovuti e a cui erano stati costretti a rinunciare per tre anni.
Gli attacchi a Saccomanni. Ma a rimanere il principale accusato sul banco degli imputati è il ministro Saccomanni. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni interviene duramente: “Bisogna indagare su cosa c’è dietro questa incuria o sciatteria di Saccomanni, una sciatteria politica. Chi ha preparato questa polpetta avvelenata?”. “Non sarebbe la prima volta – continua Bonanni – che in quegli ambienti una alta burocrazia che può fare il bello o il cattivo tempo si sia sbizzarrita, anche dolosamente. Ma c’è anche un problema di sciatteria politica”. Ma la collega Carrozza ai microfoni di Radio 24 esclude che il titolare dell’Economia debba fare un passo indietro: “Le dimissioni del ministro dell’Economia? Non condivido questa impostazione”. “Saccomanni – continua il ministro dell’Istruzione – è al lavoro, non ha preso un minuto di vacanza”, ha affrontato problemi dovuti “anche a chi ha fatto cassa o voluto far cassa sulla scuola”.
La rabbia di Renzi. La decisione del governo è arrivata d’altronde dopo la reazione rabbiosa del segretario del Pd Renzi che sul sito di microblogging aveva criticato il provvedimento (“Questo non è Scherzi a parte”) e poi è tornato all’attacco. “E’ assurdo – ha scritto – Il governo rimedi a questa figuraccia, subito. Il Pd su questo non mollerà di un centimetro”. Una volta appresa la ritirata dell’esecutivo, Renzi interviene di nuovo: “Bene il governo: sugli insegnanti cambia verso. Ora il lavoro: dati Istat devastanti“. Renzi, poi, annuncia che oggi “ci sarà la bozza del job-act per un dibattito aperto. Il Pd decide il 16 gennaio”.