Due ore di discussione a Palazzo Madama per calendarizzare le audizioni sul metodo Vannoni. La presidente della commissione Sanità De Biasi al fattoquotidiano.it: "Il Parlamento nel 2011 votò senza senso critico"
“Origine e sviluppo del caso Stamina“. Il Parlamento prova dopo anni di ritardo a chiarire come il metodo proposto da Davide Vannoni sia arrivato in un ospedale pubblico italiano, con un’indagine conoscitiva in commissione Sanità del Senato. I lavori a Palazzo Madama sono appena partiti e nelle intenzioni, si annunciano, tempi brevi: “Probabilmente 2-3 mesi”, dice la presidente Emilia Grazia De Biasi al fattoquotidiano.it. “Non è una commissione d’inchiesta. Non sta a noi – ha detto la senatrice del Pd – decidere la validità scientifica di un metodo, ma il nostro compito è ricostruire tutta la vicenda”. Nella riunione di oggi è stato illustrato il programma dei lavori e le prime audizioni. Si inizierà mercoledì prossimo: saranno sentiti rappresentanti degli Spedali di Brescia e del relativo comitato di bioetica, di Regione Lombardia, di Fondazione Stamina (“Decideranno loro chi mandare”) e delle associazioni. Oltre al ministro Beatrice Lorenzin, all’ex ministro Renato Balduzzi e al giudice Guariniello. L’indagine si concluderà con una relazione finale che verrà resa pubblica.
“Il grande difetto di quel voto è stato quello di essere stato fatto senza la necessaria informazione“, ha detto la presidente della Commissione Sanità del Senato, riferendosi al voto parlamentare con il quale era stata autorizzata la sperimentazione del metodo Stamina. “Ci siamo trovati a votare l’attuazione a una sperimentazione, ma il Parlamento agì senza senso critico”. La commissione ministeriale di verifica si pronunciò infatti dopo il voto in Parlamento: “Bisogna definire una volta per tutte le procedure. O si autorizza una sperimentazione dopo il comitato di verifica, oppure il parlamento non deve deliberare su argomenti simili”, conclude Emilia Grazia De Biasi. Un anno e mezzo fa il decreto Balduzzi (ex ministro della Salute) ha consentito di continuare le infusioni a chi aveva iniziato il trattamento Stamina. Era il 13 settembre 2012 e otto mesi dopo il Parlamento lo convertì in legge (22 maggio 2013): sul piatto una sperimentazione di 18 mesi e fondi pari a 3 milioni di euro (un milione nel 2013 e due milioni nel 2014) da prelevare dal Fondo sanitario nazionale. Fino all’arrivo del ministro Lorenzin, che lo scorso 10 ottobre ha annullato l’avvio della sperimentazione, dopo il parere negativo del comitato scientifico (la cui nomina è stata recentemente bloccata dal Tar).
Intanto dalle informazioni in possesso dell’agenzia Ansa, emergerebbero due protocolli differenti consegnati dalla Fondazione Stamina. La versione data al comitato scientifico del ministero della Salute sarebbe diversa da quella usata agli Spedali Civili di Brescia: “Solo il secondo contiene il metodo per ottenere neuroni dalle staminali”. Nei documenti prodotti dal comitato ministeriale, si legge che “il metodo Stamina per ottenere neuroni dalle cellule staminali mesenchimali è stato riprodotto in laboratori stranieri di livello internazionale sulla base delle indicazioni contenute nella domanda di brevetto, ma in nessun caso sono stati ottenuti neuroni”. I test, si legge nei documenti, “hanno trattato le cellule staminali mesenchimali con acido retinoico (indicato come principio attivo per ottenere il differenziamento delle cellule) e con etanolo come solvente. I risultati ottenuti sono simili sia quando le cellule sono trattare con acido retinoico ed etanolo, sia quando sono trattate con il solo etanolo: la loro forma si è modificata nello stesso modo per effetto dell’etanolo”.