Mark Duggan non aveva una pistola in mano quando fu ucciso dalla polizia, nell’agosto del 2011. Su questo è convenuta la corte, che è giunta a una sentenza dopo sei giorni di riunioni. Ma ora quei poliziotti che spararono contro il ragazzo vengono assolti da una giuria, in un caso che ieri ha mandato su tutte le furie la famiglia, la politica e gli attivisti per la difesa dei diritti civili. Così, la morte di Duggan, che scatenò la più violenta ondata di riot della storia moderna britannica – Londra e altre città del Regno Unito sperimentarono il caos per quasi un mese – continua a rimanere avvolta nel sospetto.
Secondo la giuria, che si è riunita ieri sera alle Royal Courts of Justice nella capitale, la polizia quel giorno agì “nel rispetto della legge”. Anche se, appunto, la pistola fu poi trovata avvolta in un calzino, a sei metri dal luogo in cui Duggan fu ucciso, secondo le ricostruzioni era appena stata gettata dal taxi in cui il giovane si trovava. L’uccisione fu così “legale” secondo otto dei dieci giurati. Una sentenza subito giudicata “incredibile” dalla famiglia di Duggan, che ieri ha urlato contro la giuria al momento in cui l’aula è stata sgomberata. “È stata un’esecuzione”, ha poi detto alla stampa alla zia. “Il 4 agosto del 2011 un uomo disarmato è stato ucciso a Tottenham. Oggi abbiamo avuto quella che può essere definita una sentenza ‘perversa’”, ha detto l’avvocato Marcia Willis Stewart.
Al momento, Facebook e altri social network sono inondati da accuse di razzismo, di ingiustizia e di classismo, soprattutto da parte della comunità ‘black’. Perché Duggan era nero, veniva da un quartiere disagiato e soprattutto non si sa esattamente che cosa stesse facendo quel giorno. La polizia stava inseguendo il 29enne, convinta che facesse parte di una gang e che fosse appena entrato in possesso da una pistola. Il sospetto era che avesse appuntamento con un altro ragazzo che gli avrebbe poi consegnato l’arma. Qualcosa andò storto, ed ecco l’inseguimento, la corsa in taxi, la sparatoria, la morte del giovane. E, già dalle ore successive, le folle di ragazzi che si riunivano in molti punti “caldi” della città, dando il via ai riot, tra distruzione di abitazioni e attività commerciali, furti, razzi e e centinaia di arresti.
Ma perché secondo i giudici l’uccisione di Duggan è avvenuta nel “rispetto della legge”? Secondo la giuria, l’agente che sparò ebbe il ragionevole sospetto di trovarsi di fronte a una persona armata, così agì per legittima difesa, questa la conclusione. Un portavoce della Metropolitan Police, subito dopo la sentenza, ha detto: “Stiamo con la famiglia, che ha perso una persona amata. Ma gli ufficiali devono prendere decisioni sul filo del secondo, quando si confrontano con dei criminali, e in questo caso c’è sempre il rischio di incidenti mortali”. Nella sola capitale, negli ultimi tre anni e mezzo, più di cinquanta persone sono morte per colpi di arma da fuoco sparati da criminali tra rese dei conti e agguati. Le gang imperversano, sono conosciute da tutti e dalla polizia, hanno i loro nomi, riti e territorio e si sa quasi sempre contro chi – o per chi – svolgono le loro attività criminose.
Furiosi dopo la sentenza anche alcuni parlamentari, come David Lammy, eletto proprio a Tottenham: “La polizia deve chiarire e deve cercare di far guarire la relazione, ora compromessa, con la comunità locale. Ci sono stati molti errori, attendiamo spiegazioni. E non solo per il bene della famiglia Duggan, ma anche per la confusione, le congetture e il sospetto che continuano a circondare gli eventi di quella sera di agosto”. E la parlamentare di Hackney North e Stoke Newington, Diane Abbott, ieri sera ha scritto su Twitter: “Se la giuria del caso Duggan veramente crede che lui non avesse una pistola nelle mani quando fu colpito, come può questa stessa giuria ritenere l’uccisione ‘rispettosa della legge’?”. Mark Duggan ebbe solo dieci battiti cardiaci prima di spirare, dopo che un proiettile aveva distrutto la sua aorta. Intanto, ieri, la stessa Metropolitan Police ha chiesto ai londinesi, in un sondaggio diffuso nel giorno del verdetto, se siano favorevoli all’utilizzo dei potenti cannoni ad acqua in caso di ulteriori, nuovi riot, temuti per la prossima estate. Armi non letali, ma che fanno capire come nellar polizia la tensione sia sempre più alta.