“Per la maggior parte della mia vita ho avuto due compiti difficilissimi da svolgere: insegnare e scrivere. E confesso di essere sempre stato perseguitato dal dubbio di non essere all’altezza di questi due ardui impegni”.

Dieci anni senza Norberto Bobbio. Il 9 gennaio del 2004 lasciava questa terra, in una fredda giornata torinese, un vero “insegnante” mite e nello stesso tempo con una luminosa cultura multidisciplinare, sapientemente trasmessa, evidentemente “all’altezza di questi due ardui impegni”.

La trasmissione della cultura è dote dei pochi e veri Maestri. Quelli che con parole chiare riescono a far capire anche le cose difficili da capire. “La prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l’altro dice”.

Bobbio, è riuscito ad essere un leale punto di riferimento di diverse generazioni formando allievi con un sapere limpido, immediato per indagare la società con le sue evoluzioni o involuzioni.

Il rapporto tra politica e cultura, la distinzione tra destra e sinistra, le ragioni del diritto, il senso dello Stato e l’analisi dei principali temi etici e morali con l’autentico significato di laicità, appartengono al patrimonio bobbiano, trasmesso, appunto, attraverso i suoi libri e i suoi incontri.

La sua stessa vita è caratterizzata da avvenimenti che ne hanno segnato la sua formazione, non mancando mai di rispetto ai suoi fondamentali maestri, ma anche e soprattutto ai suoi allievi con un continuo e fluido scambio di vedute, condizione di una effettiva libertà di pensiero.”Quello che importa, in questo riaffiorare di miti consolatori ed edificanti, è di impegnarsi a illuminare con la ragione le posizioni in contrasto, a porre in discussione le pretese dell’una e dell’altra, di resistere alla tentazione della sintesi definitiva, o della opzione irreversibile, di restituire, insomma, agli uomini — l’un contro l’altro armati da ideologie in contrasto — la fiducia nel colloquio, di ristabilire insieme col diritto della critica il rispetto dell’altrui opinione”.

Con la forza della mitezza, egli è riuscito a dare sempre una risposta alle domande, dissipando i dubbi per lasciar posto alla seduzione della certezza. L’autorevole esperienza politica ha completato, all’interno delle Istituzioni, il suo percorso da liberal socialista, sintesi autentica del connubio tra libertà individuale ed eguaglianza sociale. Senatore a vita, nominato non a caso dal Presidente Sandro Pertini, alla sera della sua vita, in quella vecchiaia spesso compagna dei suoi pensieri e di un fisico debole, ma pieno di gioventù intellettiva, sino alla fine dei suoi giorni.

Vorrei ricordarlo con affetto, in queste poche righe, anche attraverso un episodio personale che ne conferma la sua attenzione verso gli altri: semplici studenti o ammiratori. La cara moglie Valeria “filtrava” le mie poche chiamate durante la stesura della mia tesi di laurea. Parlare con Bobbio era sempre una forte emozione. Poche parole, ma essenziali che appuntavo sui fogli accanto al mio telefono fisso. Non c’erano i cellulari né tantomeno la posta elettronica. C’erano le lettere che spedivo nella speranza di una sua risposta mai arrivata in forma cartacea, ma sempre attraverso le pagine dei suoi libri, anche aperti a caso; il suo insegnamento, infatti, è nella sua capacità di dare sempre le giuste indicazioni, basta saperle cercare.

Sono lieto che oggi le sue risposte e la sua essenza culturale siano ancora attuali e universali, in quei sentieri tracciati e luminosi che dobbiamo soltanto percorrere senza cercare altre strade o scorciatoie

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