Una persona è stata fermata dai poliziotti della Squadra mobile di Roma nelle indagini sulla morte di Daniele Fulli, l’attivista per i diritti gay di 28 anni ritrovato senza vita martedì 7 gennaio sul greto del Tevere. Si tratta di Andrea Troisio, 32 anni tossicodipendente, fermato nella notte. L’uomo ha confessato l’omicidio, commesso probabilmente con un punteruolo. I due si erano conosciuti da qualche giorno e l’assassinio è avvenuto sul luogo del ritrovamento del cadavere, tra le sterpaglie ed il degrado del viadotto della Magliana (alla periferia della Capitale). Il movente passionale rimane l’ipotesi più probabile.
“I pantaloni abbassati della vittima fanno pensare ad un rapporto consumato” con il carnefice “ma escludo che il delitto sia stato premeditato”, ha spiegato il capo della Squadra mobile di Roma Renato Cortese durante una conferenza stampa. Cortese ha sottolineato che si è arrivati all’arresto di Troisio grazie alle testimonianze ascoltate durante le indagini, condotte dalla Mobile e dal commissariato San paolo guidato da Filiberto Mastrapasqua. “Secondo le dichiarazioni di parenti e amici del giovane parrucchiere, – ha detto il dirigente – i due si frequentavano da alcuni giorni e probabilmente avevano avuto un rapporto poco prima dell’omicidio”. Altri testimoni, inoltre, hanno riferito che certamente si erano visti la sera del 4 gennaio. Secondo una prima ricostruzione, i due si sarebbero recati a piedi sul greto del fiume e, dopo un rapporto, sarebbe scoppiata una lite culminata con l’omicidio di Daniele.
Troisio, noto alle forze dell’ordine per precedenti per rapina, guida in stato d’ebbrezza e droga, era ospite in una comunità di tossicodipendenti quando nella notte gli agenti lo hanno fermato. Cortese ha ribadito che i due fori trovati sulla vittima non sono di proiettile ma forse di un punteruolo che però non è stato ancora trovato. “Forse Fulli cercava una relazione più stabile mentre Troisio voleva rapporti più occasionali per questo potrebbe aver reagito ed ucciso il giovane parrucchiere. -ha spiegato ancora Cortese- Quindi potremmo escludere la premeditazione, comunque le indagini sono ancora in corso”.
Daniele Fulli abitava alla Magliana dove era conosciuto e benvoluto da tutti e lavorava come parrucchiere. Era scomparso il 4 gennaio, e del suo caso si era occupata anche la trasmissione di Raitre Chi l’ha visto?.
Sulla vicenda interviene Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center – associazione di cui il 28enne era volontario: “Quello di Daniele è stato un omicidio. Su questo non ci sono più dubbi. Avevamo chiesto chiarezza e verità e questa è stata fatta. Diversamente dai tanti casi rimasti irrisolti questa volta siamo di fronte a una rapida soluzione grazie all’impegno delle forze dell’ordine, per cui ci complimentiamo con la polizia e l’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori)”. “C’è però da sottolineare – continua Marrazzo – che a livello di opinione pubblica non può passare il messaggio che Daniele se la sia cercata, che siamo di fronte a fatti normali per chi vive relazioni e rapporti omosessuali, che ci sia una sorta di destino segnato per chi è gay, che quelli che vengono definiti omicidi maturati in ambienti gay siano frutto di vite minori. Daniele è stato una vittima di violenza, per noi era un amico e come tale lo ricorderemo”.