Accolto il ricorso dell'ex governatore Mercedes Bresso. La decisione nasce dalla condanna in Cassazione del consigliere Michele Giovine, dei Pensionati per Cota, che aveva presentato firme non valide. Salvini: "Attacco alla democrazia". M5S: "Pronti al voto". L'ex "zarina" Pd esclude di ripresentarsi. Letta: "Tre anni e mezzo tempo incredibile"
A poche ore dalla decisione del Tar che ha annullato il consiglio regionale del Piemonte, il centrosinistra scalda i motori in vista delle possibili elezioni puntando “sull’usato sicuro”. L’ex sindaco di Torino vicino a Matteo Renzi, Sergio Chiamparino, non perde tempo e annuncia: “Sono pronto a candidarmi”. A ottobre scorso, l’attuale presidente della Compagnia di San Paolo (potenza economica della città) è finito in un’indagine per abuso d’ufficio. Per la quale oggi la procura del capoluogo piemontese ha chiesto l’archiviazione.
A far vacillare la giunta guidata dal leghista Roberto Cota (già travolta dallo scandalo dei rimborsi elettorali) è il verdetto dei giudici del Tribunale amministrativo del Piemonte che hanno annullato le elezioni regionali del 2010 e spinto per nuove consultazioni. L’organo ha quindi accolto il ricorso presentato dall’ex governatrice, Mercedes Bresso. La decisione nasce dalla condanna definitiva a 2 anni e 8 mesi dell’ex consigliere regionale Michele Giovine per le firme false a sostegno della lista ‘Pensionati per Cota’, che alle ultime regionali raccolse 27 mila voti. Il dispositivo della sentenza, pubblicato venerdì mattina dopo l’udienza di giovedì, è stato inviato alla prefettura e dovrà essere eseguito con l’annullamento della proclamazione degli eletti nel consiglio regionale “al fine della rinnovazione della competizione elettorale”, scrivono i giudici. Una pronuncia che è già esecutiva e contro cui la Lega Nord presenterà subito ricorso al Consiglio di Stato. Il presidente Cota commenta: “Si è votato nel 2010. Ora, quattro anni dopo, si viene a dire che quel voto non è valido. Il nostro è un sistema fuori controllo, siamo un Paese di matti“. I tempi del verdetto, però, lasciano perplesso anche il premier Enrico Letta: “Non commento mai le sentenze, ci saranno le conseguenze del caso, si andrà al voto. Certo, tre anni e mezzo sono un tempo assolutamente incredibile e penso che tutti si debba riflettere su questo. Forse bisogna riguardare alcune di quelle norme”.
Video di Cosimo Caridi
COTA: “CONTINUO A FARE IL MIO LAVORO” – Cota, dopo la pubblicazione delle motivazioni (che avverrà tra circa una settimana), avrà trenta giorni di tempo per fare appello al Consiglio di Stato che deciderà in tempi rapidi (altri trenta giorni) perché si tratta di materia elettorale. Se i giudici amministrativi dovessero confermare la decisione è probabile che si vada al voto presto: “La prospettiva è andare alle elezioni a maggio in corrispondenza delle amministrative e delle europee”, ha affermato la ricorrente Mercedes Bresso. “Mi aspettavo questa decisione dopo la sentenza della Cassazione sul caso Giovine. Purtroppo arriva quattro anni dopo le elezioni”, ha aggiunto. Cota ha convocato una conferenza stampa: “Questa sentenza è una vergogna, faremo ricorso ma io intanto continuo a fare il governatore”, ha detto. Resta incertezza su cosa accadrà adesso. Da una parte i vincitori del ricorso affermano che la sentenza deve essere eseguita subito, con la possibilità che venga nominato un commissario ad acta per portare avanti gli affari ordinari. Dall’altra invece Cota e i suoi assessori accreditano una versione diversa: gli avvocati e l’ufficio legale della Regione sostengono che la giunta può continuare a governare in attesa della decisione del Consiglio di Stato. Poi il contrattacco: “Chi oggi canta vittoria – aggiunge il governatore – dovrebbe pensare a spiegare le irregolarità nelle proprie liste”. Il riferimento del governatore è a quelle “accertate con sentenze passate in giudicato che riguardano una lista collegata alla Bresso”, precisa Cota.
CHIAMPARINO SI CANDIDA – L’ipotesi concreta di nuove elezioni spalanca – sul fronte centrosinistra – la porta per la candidatura di Sergio Chiamparino, per il quale proprio oggi la procura di Torino ha chiesto l’archiviazione in merito all’indagine che lo vede coinvolto per abuso d’ufficio sulla gestione dei locali dei Murazzi, sul lungo Po. L’ex sindaco annuncia: “Se nei prossimi mesi si andrà al voto anticipato per la Regione Piemonte vi sarà la mia disponibilità a una eventuale candidatura alla Presidenza della medesima che, naturalmente, non dipenderà solo da me”. La sua strada sarebbe spianata, senza avversari interni al partito. La candidatura è stata “approvata” anche dal segretario Pd Matteo Renzi, per cui Chiamparino ha sempre espresso una forte simpatia. Due anni fa partecipò alla Leopolda di Firenze, ed è stato in prima linea a sostegno del sindaco di Firenze durante le primarie del 2012, sfida poi vinta da Bersani. Indiscrezioni provenienti dalla Compagnia di San Paolo non escludono che nelle prossime settimane Chiamparino chieda un incontro con il leader del Pd per pianificare una strategia in vista delle probabili elezioni di maggio. Sempre da ambienti politici torinesi trapela che l’ex primo cittadino “non è intimorito dalla politica ‘rottamatrice’ di Renzi”. A suo vantaggio giocherebbe la “gavetta amministrativa” compiuta negli enti locali.
L’ex primo cittadino, 65 anni, ha una lunga carriera politica costellata da incarichi prima nel Partito comunista italiano, poi nei Democratici di sinistra. Da sempre favorevole alla Tav, ricopre attualmente la carica di presidente della Compagnia di San Paolo (fondazione bancaria che detiene la maggioranza di Intesa Sanpaolo). Un incarico che annuncia di lasciare: “Eviterò di coinvolgere l’istituzione, direttamente o indirettamente, nelle vicende politiche della nostra Regione”.
SALVINI CONTRO I GIUDICI DI SINISTRA – Il verdetto del Consiglio di Stato arriverà, probabilmente, prima della fine di febbraio, una data che consentirebbe di votare insieme all’election day fissato per le europee. Intanto insorge il Carroccio: “Giudici e sinistra, anche quando perdono, riescono a vincere… Un attacco alla democrazia, ecco di cosa si tratta. Altro che mutande!”. Scrive su Facebook il segretario Matteo Salvini e rispondendo a Sky Tg24, annuncia: “Ricandidiamo Cota? Certo, non a testa alta ma di più”. La Lega è sul piede di guerra e annuncia anche manifestazioni pro-Cota. “Una sentenza che riteniamo ingiusta contro la quale faremo ricorso al Consiglio di Stato fiduciosi della sua riforma”, ha commentato l’avvocato del consigliere della lega Nord, Fabrizio Borasio. E Salvini chiama i leghisti all’adunata, lanciando per domani una manifestazione a Torino in sostegno di Cota, “perché c’è tanta gente incazzata”. La fiaccolata “Giu’ le mani dal Piemonte” partirà alle 17 dal consiglio regionale di via Alfieri per terminare di fronte alla prefettura in piazza Castello.
BRESSO ESULTA – “Seppure in ritardo – dichiara Mercedes Bresso, ex governatore e firmataria del ricorso – è stata fatta giustizia. Con la pronuncia del Tar di oggi ha dimostrato che le elezioni del 2010 erano truccate. Per me è una vittoria. Ora si rivada al voto, credo che sia possibile votare tra poche settimane, nel famoso election day fissato per le europee”. “Sono contenta soprattutto per il Piemonte, perché gira pagina”, ha aggiunto la “zarina” del Pd. Ma l’ex candidata esclude, in caso di un ritorno alle urne, di ripresentarsi: “No. in questo clima politico non ho molta voglia di ricandidarmi alle regionali. Penso di avere già dato. Ho l’ambizione invece, come in molti sanno, di tornare al Parlamento europeo dove sono già stata. In ogni caso comunque deciderà il Pd”. Sulla vicenda è intervenuto anche il primo cittadino del capoluogo piemontese, Piero Fassino: “Si pone la necessità di dare alla Regione Piemonte un Consiglio e una Giunta che siano pienamente legittimati e riconosciuti dai piemontesi, obiettivo che può essere realizzato unicamente con nuove elezioni”. Il segretario regionale del Pd Gianfranco Morgando e il presidente dei democratici piemontesi, Andrea Giorgis si sono detti “soddisfatti” aggiungendo che “adesso serve un nome forte”. Sulla vicenda è intervenuto anche il primo cittadino del capoluogo piemontese, Piero Fassino: “Si pone la necessità di dare alla Regione Piemonte un Consiglio e una Giunta che siano pienamente legittimati e riconosciuti dai piemontesi, obiettivo che può essere realizzato unicamente con nuove elezioni”. Il segretario regionale del Pd Gianfranco Morgando e il presidente dei democratici piemontesi, Andrea Giorgis si sono detti “soddisfatti” aggiungendo che “adesso serve un nome forte”.
M5S: “PRONTI AL VOTO” – La decisione viene accolta con entusiasmo anche dal Movimento Cinque Stelle. La deputata piemontese Laura Castelli commenta: “Questo Paese è tutto illegittimo: dal Parlamento fino alle Regioni. Dopo aver fatto fuori la Bresso nel 2010, ora va fuori Cota. I cittadini si sveglino e non diano il loro voto né alla destra né alla sinistra”. Poi annuncia: “Ora si voti. Noi siamo pronti da tempo”. “Speriamo che almeno ora Cota riesca a comprarsi le mutande da solo. – ironizza il deputato Davide Crippa – Magari c’è qualche negozio di intimo sulla strada di casa, anche se dovrà raggiungerla a piedi visti i tagli indiscriminati di questi anni a trasporto pubblico e ferroviario”. Ma il Movimento Cinque Stelle non risparmia nemmeno il centrosinistra: “Non capisco come faccia a festeggiare la Bresso. – continua Crippa – Si è forse dimenticata che a fine dicembre il gip di Torino ha disposto la cancellazione degli atti che hanno permesso la presentazione della lista ‘Pensionati ed Invalidi’ per Bresso? Noi no”.
di Alessandro Bartolini e Andrea Giambartolomei