Il primo cittadino ha rimandato la decisione: "Tutti gli elementi sono sul tavolo, mi prendo due giorni per decidere e vedremo". Tante le pressioni sul politico dopo lo scoppio dello scandalo per pagamenti legati alle ricostruzione
Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente ha rimandato la decisione sulle sue dimissioni. Lo ha comunicato al termine di una riunione di Giunta nella sede comunale di Villa Gioia. Cialente aveva preannunciato l’addio dopo lo scoppio dello scandalo per tangenti legate alle ricostruzione. “Tutti gli elementi sono sul tavolo, mi prendo due giorni per decidere, e poi vedremo”, ha detto Cialente.
Prima di cominciare la giunta straordinaria, il primo cittadino aveva rivelato la decisione di dimettersi e la volontà di fare l’annuncio ai suoi assessori ad alcuni consiglieri comunali a lui vicini. L’idea si era fatta strada già giovedì 9 gennaio in serata, quando il sindaco aveva spiegato a persone vicine con parole piene di amarezza, di essere “in piena riflessione sulla situazione complessiva, in tal senso sto pensando alla città e alla cosa più utile da fare per salvaguardare i cittadini”. “Al di là dell’entità delle accuse – aveva continuato Cialente – è la prima volta che il Comune viene coinvolto, probabilmente si tratta di un comitato di affari anche con persone fuori, ma c’era un mio assessore che avevo scelto io e la responsabilità è mia”. Tra gli elementi sui cui riflettere “per l’interesse primario della città e per le dimissioni” – spiegava ancora Cialente – “ci sono i rapporti con il governo, sempre più difficili, per i fondi insufficienti, e anche il complessivo indebolimento della mia persona e della giunta per quanto accaduto”.
Rispetto all’inchiesta, il sindaco ha ribadito la necessità che “la magistratura faccia in fretta scavando su tutto ma facendo in fretta perché non ci possiamo permettere ombre, sento la sofferenza terribile della città”. Nel rivelare di aver ricevuto una telefonata “molto cordiale” dal ministro per la Coesione territoriale Trigilia. incaricato dal governo di seguire la ricostruzione, Cialente ha chiuso l’amara chiacchierata ancora con il pensiero rivolto al suo ex assessore, Vladimiro Placidi, “che avevo scelto perché non politico, persona altamente legata a persone di alto rilievo, un bravo tecnico perché direttore del consorzio per I beni culturali, ente di proprietà del comune dell’Aquila, il quale mi aveva assicurato di non avere società”.
Intanto il lavoro degli inquirenti va avanti. L’inchiesta denominata non a caso “Do ut des”, ha fatto finire agli arresti domiciliari l’ex assessore delle passate giunte di centrodestra, Pierluigi Tancredi, 60enne dirigente Asl, al quale Cialente affidò la delega per il recupero e la salvaguardia del patrimonio artistico della città. Incarico che gli venne revocato in tempo record: la popolazione insorse, in una notte il sindaco ricevette più di mille sms di protesta e al mattino tornò sui suoi passi. Ai domiciliari anche l’ex assessore della giunta Cialente, l’architetto Vladimiro Placidi (58 anni), Pasqualino Macera (57) imprenditore di Atri, e Daniela Sibilla, 39 anni, pugliese ma residente all’Aquila, in passato collaboratrice di Placidi e Tancredi.
Nel calderone degli indagati sono finiti l’imprenditore di Bassano del Grappa, Daniele Lago di 41 anni, titolare della ditta Steda, il dirigente comunale del settore ricostruzione, Mario Di Gregorio (46), Fabrizio Menestò (66) di Assisi, direttore dei lavori di puntellamento di Palazzo Carli, e infine l’assessore e vicesindaco dell’attuale giunta Cialente, Roberto Riga (Api), 46 anni, che ieri ha dato le proprie dimissioni.
Il giro di affari riguarderebbe imprenditori interessati alla ricostruzione che avrebbero versato bustarelle in denaro o direttamente moduli abitativi provvisori (Map). L’ammontare delle tangenti ipotizzato dalla polizia è di 500mila euro, mentre sarebbe di quasi 3 milioni di euro l’appropriazione indebita relativa al pagamento dei lavori. Nell’inchiesta si parla di casette Map usate come tangenti, di una mazzetta da 10mila euro nascosta in una scatola-dono di Grappa, e poi ancora di consulenze fittizie e finanziamenti a La Destra in cambio di “aiutini” per aggiudicarsi gli appalti.
Una bufera che investe suo malgrado Cialente, di cui ora chiedono le dimissioni diversi consiglieri comunali, Raffaele Daniele dell’Udc, Emanuele Imprudente dell’Aquila Città Aperta, e Daniele Ferella di Tutti per L’Aquila. “Chiediamo al sindaco un gesto doveroso, invitandolo a rassegnare le proprie dimissioni”, si legge nella nota dei consiglieri, “e a sfruttare la prossima finestra elettorale di maggio per un vero e proprio election day in modo che, senza aggravio di costi, i cittadini possano nuovamente esprimersi e valutare se si riconoscono ancora in questo modo di amministrare o se, invece, hanno voglia di cambiamento”.