I bambini saltellano felici ai piedi del palco, mentre la musica pompa nelle casse e gli animatori ballano e distribuiscono braccialetti, poster e t-shirt griffati Disney. Non è un villaggio vacanze, né una festa di compleanno, ma una scuola elementare dell’Ohio in cui l’Ohio Oil and Gas Energy Education Program, no profit finanziata dai giganti del petrolio e del gas, ha portato il suo “Rocking in Ohio“, spettacolo ideato per divulgare tra i più piccoli i temi relativi all’estrazione dei combustibili fossili. Partner dell’iniziativa è Radio Disney, emittente ufficiale della Disney Corporation, che entra nelle scuole con animatori, impianti hi-fi e gadget e organizza l’evento.
Una partnership tra il gigante dell’entertainment e la lobby delle trivellazioni che ha scatenato l’ira di genitori e ambientalisti. “Stanno facendo il lavaggio del cervello ai nostri figli per presentare in una luce positiva pratiche distruttive come il fracking e la costruzione di oleodotti“. Negli Usa, intanto, monta la polemica: pochi giorni fa un’inchiesta dell’Associated Press ha rivelato come in quattro Stati, tra cui l’Ohio, esisterebbe un legame tra l’inquinamento delle falde acquifere e le trivellazioni. Un road show in pieno stile americano, che negli ultimi mesi ha fatto tappa in 26 scuole dell’Ohio e potrebbe presto essere replicato altrove: Radio Disney, network che copre l’intero territorio degli Usa, sta valutando i risultati raggiunti per decidere se esportarlo in altri Stati.
A pensare a tutto è stata la filiale di Cleveland dell’emittente: un’ora intensa in cui i piccoli hanno sfidato i loro papà in gare di ballo, quiz, giochi che spiegano i principi scientifici alla base dell’estrazione degli idrocarburi e i benefici derivanti dall’uso dei prodotti a base di combustibili fossili. I piccoli erano chiamati anche a “costruire un oleodotto” con tubi di plastica: vinceva la squadra che riusciva a incanalare tre palline fino al traguardo. Lo scopo: “Imparare come arriva il petrolio dai pozzi fino a casa tua”. Ai vincitori frisbee, giubbotti di salvataggio e palloni da calcio firmati Disney. E’ dal 1998 che l’Ohio Oil and Gas Energy Education Program porta i suoi programmi nelle scuole statunitensi, ma l’accordo con la multinazionale di Topolino è stata una rivoluzione: “Ci siamo scoperti a vicenda e abbiamo dato vita a qualcosa di nuovo – ha spiegato Ron Grosjean, membro del board dell’Oogeep, al quotidiano locale The Daily Record – i bambini sono il modo migliore per diffondere il nostro messaggio: a questa età imparano tutto e ricordano a lungo”.
La rivolta di genitori e ambientalisti è già iniziata. Decine le petizioni avviate in rete: “Come madre di due bambini sono indignata – scrive Liza Hoyos, cofondatrice del gruppo ambientalista Climate Parents e prima firmataria della petizione pubblicata su Credo Mobilize, la più popolare finora con 79 mila firme raccolte – un brand per famiglie come Disney non dovrebbe propagandare i combustibili fossili tra i bambini in un momento in cui il tasso di asma infantile è in forte aumento e le conseguenze climatiche dell’estrazione, dalle super-tempeste alla siccità, stanno danneggiando diverse comunità in tutto il paese”. “Stanno facendo il lavaggio del cervello ai nostri figli”, denuncia Teresa Mills, membro del Center for Health, Environment and Justice.
I bambini, l’ultimo target di pubblico individuato anche dai produttori di armi: dal 2007 le lobby spendono milioni per fidelizzare i più piccoli all’uso di fucili e pistole pubblicando riviste specializzate, organizzando campionati di tiro e finanziando organizzazioni come i Boy Scouts of America. La National Rifle Association, ad esempio, propone da anni nelle scuole elementari di tutto il paese il suo Eddie Eagle Guns Safety Program, che “coinvolge 18 milioni di bambini”, in cui una simpatica mascotte fa si che i piccoli familiarizzino con il concetto di arma da fuoco. Negli Stati Uniti, dove negli ultimi anni è cresciuto nell’opinione pubblica un fronte anti fracking e anti trivellazioni, a polemica si aggiunge polemica.
Il 5 gennaio l’Associated Press ha pubblicato un’inchiesta in cui dimostra che l’inquinamento delle falde acquifere dovuto all’estrazione di idrocarburi è molto più diffuso di quanto sostengono le compagnie minerarie. L’agenzia ha richiesto i dati relativi alle denunce sporte contro le multinazionali degli idrocarburi in Pennsylvania, West Virginia, Texas e Ohio e ha verificato che in centinaia di casi l’inquinamento si era verificato. Un esempio: nel 2013 in Pennsylvania sono state sporte 398 denunce secondo cui le trivellazioni hanno inquinato pozzi d’acqua privati; nel 2012 gli esposti erano stati 499. In oltre 100 casi negli ultimi 5 anni le analisi hanno confermato che la contaminazione era avvenuta.