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Usa, Obama annuncia 5 ‘promise zones’: “Sgravi fiscali e aiuti contro la povertà”

Si tratta di distretti dove sarà possibile godere di benefici economici, soprattutto nel settore dell’educazione, in alcune tra le aree più povere del Paese (Texas, California, Pennsylvania, Kentucky e Oklahoma). Il presidente: "Le restanti 15 promesse arriveranno. Non è elemosina, ma possibilità di riscatto"

Lo aveva promesso ai tempi del discorso sullo Stato dell’Unione 2013, parlando della necessità di una “lotta alla povertà” globale negli Stati Uniti. Barack Obama ritorna alla sua idea quasi un anno dopo e annuncia la creazione di cinque “promise zones” – distretti dove sarà possibile godere di sgravi fiscali e aiuti federali, soprattutto nel settore dell’educazione – in alcune tra le aree più povere del Paese. “Le agenzie del governo federale si sforzeranno per dare ai residenti in difficoltà la chance di una vita migliore”, ha detto Obama in un discorso dalla East room della Casa Bianca, circondato dai ragazzi di un quartiere di Harlem. “Li aiuteremo a riuscire nella vita – ha proseguito il presidente – non facendogli l’elemosina, ma come loro partner, aiutandoli a ogni passo della loro strada”.

Le aree interessate dall’intervento federale sono cinque e si trovano nei distretti di San Antonio (Texas), Los Angeles (California), Philadelphia (Pennsylvania), nel sudest del Kentucky e nella regione dell’Oklahoma dove si trova la Chotcaw Nation, una popolazione di nativi americani. In realtà, a inizio 2013, Obama aveva affermato che le “promise zones” sarebbero state 20, ma difficoltà organizzative e problemi di bilancio hanno per il momento ridotto le dimensioni dell’intervento. “Le altre zone verranno”, ha spiegato Obama, secondo cui lo scopo principale dell’iniziativa è far sì che il successo di un ragazzo nella vita sia determinato “non dal codice postale in cui nasce e vive ma dalla forza della sua etica del lavoro e dalla vastità dei suoi sogni”.

Concretamente, le “promise zones” non prevedono nuovi investimenti da parte del governo federale, quanto piuttosto una combinazione di benefici fiscali e accesso a risorse già esistenti che dovrebbe comunque migliorare le condizioni di molte comunità in difficoltà. Arne Duncan, segretario all’Educazione, ha spiegato che le scuole delle “promise zones” verranno incentivate a concorrere per borse di studio e contributi con cui allargare i programmi per bambini svantaggiati in età pre-scolare. La creazione di gruppi di lavoro congiunti – agenzie federali, aziende private e istituzioni scolastiche – dovrebbe migliorare il livello dell’offerta educativa e dell’avviamento al mondo del lavoro. San Antonio ha messo in cantiere proprio una serie di corsi di avviamento professionale in collaborazione con il St. Philip’s College. Los Angeles si concentrerà sull’educazione tecnica; il Kentucky si impegnerà insieme al Berea College a preparare agli avanzamenti di carriera quei ragazzi che hanno già un lavoro; e i giovani della Choctaw Nation verranno aiutati nella loro conoscenza e pratica dell’inglese.

La Casa Bianca promette che entro la fine del mandato di Obama, nel 2015, altre quindici “promise zones” verranno aperte negli Stati Uniti. Alla Washington politica non sfugge comunque che l’attuale annuncio – che arriva a cinquant’anni esatti dalla “War on poverty” di Lyndon Johnson – faccia parte di una strategia più ampia messa in campo da Obama e dai democratici in vista delle elezioni di midterm 2014. La questione della lotta alla povertà e alle crescenti diseguaglianze è stata identificata dai democratici come il tema centrale della loro campagna – insieme alla rappresentazione dei rivali repubblicani come “non compassionevoli” e insensibili ai bisogni di classe media e più deboli.

In queste settimane i democratici al Senato sono impegnati a far passare il rinnovo dei sussidi di disoccupazione e nelle prossime settimane lavoreranno alla proposta di un innalzamento dei minimi salariali. La controffensiva del partito repubblicano – che con la sconfitta di Mitt Romney alle scorse presidenziali ha già duramente pagato l’identificazione con i privilegiati – è iniziata. Il senatore repubblicano Marco Rubio ha proposto nelle scorse settimane uno smantellamento dei programmi federali contro la povertà e il loro affidamento ai singoli Stati. Così hanno fatto i suoi colleghi Rand Paul e Mike Lee, mentre per la prossima settimana è atteso un discorso alla Brookings institution di Paul Ryan, in cui l’ex-candidato alla vice-presidenza esporrà le ricette repubblicane contro la povertà.