Tra gli arrestati Dimitrios Kontominas proprietario di una delle tre maggiori emittenti radiofoniche e televisive greche e il presidente del Panathinaikos
Quattrocento milioni di euro per riciclaggio e appropriazione indebita tra il 2007 e il 2012: con questa accusa il pm ateniese Popi Papandreou ha emesso 23 mandati di arresto – sei in manette già venerdì 10 cui si è aggiunto sabato l’ex presidente del Risparmio Postale Angelo Filippides arrestato in Turchia – nei confronti di manager e banchieri molto in vista nel Paese. Tra loro spicca Dimitrios Kontominas, uno degli imprenditori più noti e proprietario di una delle tre maggiori emittenti radiofoniche e televisive in Grecia (Alfa) e una delle più grandi catene di cinema del Paese, ricoverato allo Iatrikò Kentro di Atene per un malore accusato dopo la notizia. Coinvolto anche il banchiere Laurentiadis, numero uno di Proto Bank, arrestato lo scorso anno per aver usato per scopi personali il denaro giunto dalla Troika agli istituti di credito ellenici. Secondo il magistrato inquirente l’Hellenic Postbank forniva, dietro tangenti, prestiti milionari a imprenditori e manager senza alcuna garanzia, attraverso l’utilizzo di società off shore e l’acquisto di immobili all’estero.
Si tratta tra gli altri di Anghelos Filippides, Marios Varotsis, Haralambos Giagkoudis oltre a Kyriakos Griveas e sua moglie Anastasia Vatsa. Il primo è stato presidente dell’istituto di risparmio Postale, già amministratore delegato e direttore generale di Merchant Capital. Ha anche ricoperto la carica di direttore generale della International Securities e presidente della squadra di calcio del Panathinaikos, quasi a sancire ancora una volta la pericolosa vicinanza tra calcio e business in Grecia, dove i grandi gruppi industriali e mediatici partecipano contemporaneamente anche ai pubblici appalti e all’acquisizione di tv e radio. Lo stesso Filippides, che si trova a New York, ha detto alla stampa ellenica che sarebbe tornato al più presto possibile, negando le voci secondo cui avrebbe lasciato la Grecia proprio per sfuggire al mandato d’arresto emesso contro di lui. Ha inoltre sostenuto che la Hellenic Postbank aveva crediti inesigibili per solo il 5%, il che dimostra – come ha detto – una buona amministrazione. Tuttavia fonti bancarie fanno trapelare che i risultati percentuali rispetto al gran numero di mutui concessi dalla banca in passato e il periodo di inadempienze sui prestiti alle imprese, avrebbero invece superato il 30 per cento. Secondo gli inquirenti avrebbe intascato tangenti per il nulla osta a quei prestiti milionari.
Nelle 129 pagine di ordinanza, il pm osserva che le condizioni di indebitamento classificate come “criteri bancari accettabili” avrebbero causato danni all’istituto per 400 milioni di euro. Il procuratore ha iniziato la sua indagine nel giugno 2013. Circa il caso dell’uomo di affari Lavrentiadis, è accusato di aver intascato un prestito da 100 milioni di euro nell’ottobre 2009, su richiesta della società di rifinanziare Alapis al fine “di effettuare acquisizioni mirate strategicamente importanti per un ulteriore sviluppo”. Il procuratore ha sottolineato che gli accusati non hanno minimamente valutato i rischi dei prestiti come dimostra l’elevato debito pregresso di Lavrentiadis. Tra l’altro sembra che l’importo del prestito concesso a Lavrentiadis non sia finito alla banca ma abbia raggiunto il suo conto corrente personale. Il tutto nell’indifferenza totale da parte della Banca Centrale greca che invece per bocca del suo numero uno, Giorgios Provopulos, proprio alla Postbank rilasciò nel 2006 il nulla osta per potersi quotare alla Borsa di Atene oltre ad un permesso speciale per concedere mutui ed emettere carte di credito. Tuttavia i prestiti di emissione previsti dall’autorizzazione concessa avrebbero dovuto essere limitati nel numero, in quanto non vi era alcuna necessità per l’istituto di espandere le proprie attività di finanziamento. Ma così non è stato.