È una tecnica ideata nel 1977 all’università di Heidelberg e i suoi risultati sono stati visti a oggi da 38 milioni di persone. Si tratta della plastinazione, frutto della ricerca avviata dall’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens, un procedimento che consente di conservare i corpi umani dal deperimento post mortem sostituendo i liquidi con polimeri di silicone. Ed è anche un procedimento che non è ristretto alle sale di anatomia degli atenei, ma che è diventato la mostra itinerante “Gunther von Hagens’ body worlds” visitabile a Bologna fino al 16 febbraio negli spazi della sala Maggiore della ex Gam, nella zona della Fiera, dove è stata inaugurata lo scorso 6 novembre e curata da Fabio Di Gioia. Il quale, facendo un bilancio del primo mese e mezzo, dice che “35 mila circa sono stati i visitatori finora e il pubblico è stato eterogeneo. Molte le famiglie con bambini, tanti anche ai giovani”. E Di Gioia annuncia un evento dedicato proprio ai giovani il 17 gennaio 2014, quando l’area espositiva rimarrà aperta fino alle 2 del mattino per consentire ai ragazzi di scuole e accademie di partecipare alla “Artist night” su arte e anatomia. 

Si tratta insomma di un risultato che non sembra aver risentito delle polemiche esplose alla vigilia dell’inaugurazione, quando la curia di Bologna, tramite le parole del cardinale Carlo Caffarra, aveva definito l’evento “un’inutile provocazione” bollandolo come di “infimo livello, sensazionalistico, offensivo della sensibilità umana” perché presentava al pubblico cadaveri umani, compreso quello di una donna incinta. Dal 2011 al 2013 Roma, Napoli e Milano sono state le tappe precedenti dell’esposizione, che ancora prima di giungere in Italia aveva toccato altre novanta città. Se il tour nella penisola da solo ha registrato un afflusso di 400 mila persone circa, l’appuntamento progettato per il capoluogo emiliano è focalizzato sul sistema cardiaco e vascolare. A questo scopo, la mostra si compone di 200 esempi di plastinazione (20 le figure intere) provenienti dagli oltre 13.700 corpi donati a questo specifico settore della ricerca scientifica, seguito all’interno dell’Institute for plastination di Heidelberg. Inoltre il percorso di visita è stato pensato come una progressione dagli stati embrionali e fetali dello sviluppo umano fino all’età adulta, mettendo a confronto organi e tessuti sani con altri alterati da processi patologici. Infine si possono vedere anche comparazioni con il mondo animale, rappresentato in questo caso da grandi mammiferi. 

Ecco così uno spaccato di una ricerca quasi quarantennale che è valsa al suo ideatore von Hagens un premio alla carriera conferito dall’Astc (Association Science – Technology Center, organismo che riunisce i principali centri museali per la divulgazione medico scientifica) e la carica di visiting professor di anatomia presso il College of Dentistry della New York University. Inoltre, a oggi, “Body Worlds” è anche un’esposizione permanente a New York, dove ha trovato spazio all’interno del Discovery Times Square, l’area sulla 44esima Strada inaugurata nel giugno 2009 e che da allora ha ospitato mostre sul Titanic, su Leonardo Da Vinci, sulla distruzione di Pompei e su temi più pop, come Harry Potter e “Csi: the experience”, ispirata alla serie televisiva che ha per protagonisti esperti di scienze forensi.  

Nata per sensibilizzare dal punto di vista sanitario i visitatori, “Body Worlds” è dunque il frutto di una tecnica che, per ogni corpo preso in carico dall’istituto di Heidelberg, richiede una media di 1500 ore di lavoro distribuite nell’arco di diversi mesi. L’esemplare più grande su cui lo staff di Gunther von Hagens ha lavorato è quello di un elefante, che ha dato vita a un plastinato di sei metri per 3 e mezzo e proprio il mondo animale è stato al centro di un’esposizione del 2010 dedicata gli abitanti di maggiori dimensioni della steppa, della foresta vergine e dell’oceano. Il tutto, come per le ulteriori mostre (che identificano altri 4 percorsi anatomici), è stato curato fin dal 1996, quando fu allestita la prima ad Osaka, in Giappone, dal medico Angelina Whalley, direttore dell’istituto tedesco sulla plastinazione e moglie del 1992 dell’ideatore del processo scientifico. 

Ma gli effetti su chi è andato a vedere “Body Worlds” quali sono stati? Il fine di indurre a una maggiore attenzione per il proprio corpo è stato raggiunto? “Non è possibile verificare fino a che punto i visitatori dell’esposizione abbiano anche messo in pratica i loro propositi”, spiegano i curatori, ma in base a un’indagine condotta dall’istituto di Psicologia dell’università di Kassel sul 30% degli ospiti, qualche risultato potrebbe esserci stato. Infatti, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, “per lo meno il 9% di quei visitatori ha dichiarato di aver fumato meno e di aver consumato meno alcol, il 33% da allora si nutre in maniera più sana, il 25% pratica più sport e il 14% vive in maniera più consapevole del proprio corpo”. Ciò che di certo c’è è che, come spiega ancora Fabio Di Gioia, “oltre il 90% dei messaggi lasciati sul guest book all’uscita della mostra bolognese ha registrato impressioni positive generando consapevolezza dei danni derivati da pratiche dannose, come il tabagismo”.

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