Oltre sette milioni di yuan (più di 900mila euro): è la più alta multa mai comminata a una famiglia cinese per la violazione della politica del figlio unico, che proprio di recente Pechino ha deciso di modificare e parzialmente superare. La famiglia in questione è anche famosa essendo quella del pluripremiato regista di culto Zhang Yimou, che si è fatto un baffo delle politiche di controllo delle nascite.
Infatti, il 62enne Zhang e sua moglie, la 32enne Chen Ting, “hanno tre figli, il che costituisce una violazione delle leggi di pianificazione familiare”, ha comunicato l’ufficio addetto di Wuxi. I bambini hanno oggi 12, 9 e 7 anni, sono due maschi e una femmina. Furono per altro registrati solo nel 2011, al momento del matrimonio della coppia.
Da settimane si parla della situazione “illegale” di Zhang che, si vocifera, abbia un totale di sette figli da quattro mogli diverse; ora la multa mette tutto nero su bianco, almeno per quanto riguarda l’ultimo nucleo familiare del regista.
La cifra delle cosiddette “spese di mantenimento sociale” è stata decisa sulla base del reddito di Zhang e di Chen nei tre anni precedenti la nascita di ciascuno dei loro figli, così come la legge prescrive. In totale, il regista aveva guadagnato più di 3,58 milioni di yuan (oltre 430mila euro), mentre la moglie non aveva alcun reddito.
Ora la coppia avrà 30 giorni per pagare l’intero importo dell’ammenda, oppure potrà chiedere un riesame amministrativo o avviare una causa contro la decisione.
Le prime indiscrezioni sulla condotta irregolare della famiglia Zhang risalgono al maggio scorso. Da allora, su Internet e nel mondo reale è cominciata la discussione sul presunto privilegio che si sarebbe concesso il regista proprio in virtù della propria fama. È un tema caldo, quello dei favoritismi concessi ai potenti, in una Cina dove la diseguaglianza la fa da padrona e in cui la stessa leadership ha cominciato una grande campagna anti-corruzione per cercare di arginare il fenomeno e placare gli animi.
In una recente intervista all’agenzia Nuova Cina, il regista ha quindi ammesso le proprie responsabilità, aggiungendo di essere stato influenzato nella scelta di fare figli oltre il consentito dai propri genitori: “Mio padre mi ha detto prima di morire che avrebbe desiderato ci fosse un maschio per continuare la linea familiare”, ha detto Zhang . “Mia madre riteneva che i bambini avessero bisogno di compagnia”. Un mix di confucianesimo e psicologia infantile che evidentemente non ha fatto colpo.
Da parte sua, Chen Ting ha negato alla stessa Xinhua di avere beneficiato di un occhio di riguardo da parte delle autorità grazie alla celebrità del marito: “Se ci fosse stato concesso un trattamento speciale, i nostri figli avrebbero ottenuto il loro status giuridico ben prima e avremmo evitato la situazione nella quale ci troviamo oggi”. La donna ha quindi aggiunto che la coppia non ha registrato i figli fino al 2011 per paura che la carriera di Zhang potesse esserne danneggiata.
L’opinione pubblica appare divisa tra chi considera la pena eccessiva e chi invece vorrebbe vedere Zhang alla gogna. Da un lato pesa la rabbia contro i privilegi. Dall’altro, la consapevolezza, ormai sancita anche dalle riforme lanciate nel novembre scorso, che la politica del figlio unico sia ormai inattuale oltre che dolorosa, dato il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione. D’ora in poi, oltre alle esenzioni di cui beneficiano già minoranze etniche e popolazione rurale, le coppie in cui almeno uno dei genitori sia figlio unico potrà avere un secondo figlio. Una modifica giunta troppo tardi, per Zhang Yimou e signora.
di Gabriele Battaglia