Dal picco del 2011 la stretta del credito è costata 96 miliardi di euro di finanziamenti in meno. E se gli istituti non passano gli esami comunitari andrà ancora peggio
Altro che ripresa, le imprese (e le famiglie italiane) sono appese all’esame dei bilanci delle banche da parte della vigilanza comunitaria. Dalla presenza o meno di nuovi scheletri nell’armadio del credito italiano, infatti, dipende la riapertura dei rubinetti degli istituti per altro sempre più frequenti beneficiari di aiuti governativi. E, in ogni caso, il ritorno delle banche al loro mestiere non basterà. A fare i conti della serva sulla situazione, è stato il Centro Studi di Confindustria, che ricorda come in Italia la caduta dei prestiti bancari alle imprese sia stata finora del 10,5% dal picco del settembre 2011. Andamento che in soldoni rappresenta a un calo di 96 miliardi. Per il 2014 la stima è di un ulteriore calo dell’1% e cioè di 8 miliardi di euro. Nel 2015, invece, sempre secondo i calcoli degli analisti degli industriali, la stretta del credito dovrebbe allentarsi con un aumento dei finanziamenti del 2,8% pari a 22 miliardi di euro.
Le previsioni si basano sulle attese dell’andamento dei conti delle banche italiane che, quindi, dovrebbero riprendersi solo nel 2015. Ma solo se passeranno i test comunitari. Il calo dei prestiti, spiega infatti il Centro Studi in una nota, “è partito dal lato dell’offerta e perciò le previsioni si basano sull’evoluzione nei bilanci bancari del rischio di credito (oggi ai massimi), della capacità di generare utili (ai minimi), dei ratio (parametri, ndr) di capitale e della raccolta”. Affinché l’inversione di tendenza si verifichi, spiega quindi il Centro Studi, “è cruciale che la valutazione e i test effettuati dalla Banca Centrale europea confermino la solidità dei bilanci bancari così da infondere fiducia negli istituti italiani da parte degli investitori e da abbassare la loro avversione al rischio”.
Al contrario “se l’approfondita analisi della Bce non sortisse questi esiti positivi, si potrebbe materializzare uno scenario avverso, nel quale i prestiti scenderebbero del 4,9% nel 2014 (-40 miliardi) e dell’1,3% nel 2015 (-10 miliardi)”. I prestiti delle banche alle imprese, scrive ancora il Csc, sono già diminuiti più del Pil nominale nel 2012-2013; il rapporto prestiti/PIL si è ridotto rapidamente e potrebbe scendere ancora. Il grado di indebitamento bancario delle imprese è lontano dal picco. “In ogni caso – si legge nella nota – l’andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 non potrà soddisfare pienamente il fabbisogno finanziario creato dal miglioramento della domanda e dell’attività economica e ciò rende urgente lo sviluppo dei canali di finanziamento non bancari”.
C’è da dire, di contro, che le sofferenze bancarie sui prestiti alle imprese, cioè i crediti di diffcile riscossione, a novembre 2013 sono salite a quota 103 miliardi rappresentando il 12,6% del totale dei prestiti. Il dato è quadruplicato rispetto ai 25 miliardi nel 2008. Crescono anche le sofferenze sui crediti alle famiglie che ammontavano a 32 miliardi (più che triplicati rispetto ai 10 del 2008) e quelle sui prestiti alle famiglie produttrici raddoppiati a 13 miliardi dai 6 di 5 anni prima.