Il cantautore si esibirà lunedì 13 gennaio all'Europauditorium: ultima data prima dell'esibizione sul palco dell'Ariston. Presenta l'ultimo album "Come in cielo così in guerra"
Un re degli scacchi tutto bardato in una bandiera biancogialla con stella vaticana in cima, e un tricolore smunto alla base. Questa la copertina di Come in cielo così in guerra, l’ultimo album di Cristiano De André, uscito il 2 aprile del 2013 a cui è seguito un tour tormentato e difficile, con diverse date saltate, tra cui quella di Bologna, recuperate tra l’autunno scorso e in questo inizio 2014.
A Bologna, De André sarà in concerto al Teatro Europauditorium il 13 gennaio 2014 (ore 21) e proporrà in scaletta tutti gli ultimi brani del nuovo album: da Non è una favola a Credici, da Il vento soffierà a La stanchezza. Ad accompagnarlo sul palco Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso e contrabbasso, Davide Devito alla batteria e Daniele Dupuis alle tastiere.
“Il male peggiore dell’Italia”, ha spiegato qualche mese fa il figlio di Faber a Panorama, “è dare il paese in mano agli ignoranti. Vivere in un mondo dove vince la legge del più furbo, le caste, la politica degli affari sporchi. La bellezza è nell’imperfezione, nella poesia, è tutto ciò che dobbiamo mandare avanti, insieme ai giovani autori, pittori e artisti”.
Non nascondendo le proprie simpatie politiche per Beppe Grillo, genovese come lui e come tradizione paterna stampata all’anagrafe, De André ha anche sviluppato un pensiero singolare su una cesura spazio temporale come quella degli anni ’70. Il brano che chiude il disco, La bambola della discarica, parla proprio di questa idea di aver gettato tra i rifiuti “un senso anarchico della società”: “Una realtà dove il nonno era un saggio e non un peso, una realtà dove ognuno aveva un ruolo e nessuno delegava i propri doveri e responsabilità”.
Prima di questo tour, De André ha affrontato la fortunata tournée del disco del 2009, “De André canta De André”, che lo ha riportato in primo piano, grazie anche ad apparizioni televisive come a Che tempo che fa, e per questioni un po’ meno nobili e più prosaiche in prima linea contro la decisione della figlia Francesca, nipote di Fabrizio, di partecipare nel 2011 all’Isola dei Famosi.
Versatile polistrumentista, anche se ritratto e ascoltato in decine di concerti paterni in prima fila dietro a Fabrizio con in mano uno splendido violino, Cristiano De André porta con sé l’ombra lunga di un padre celebre e amato, da cui sta lentamente cercando di allontanarsi: “Attraverso questo disco racconto la fatica di essere cresciuto con un padre che all’inizio della mia vita non c’è stato. L’ho amato a distanza, mi è mancato, l’ho ritrovato soprattutto nell’ultimo periodo con un grande abbraccio. Questo disco parla di questo – ha spiegato recentemente il cantautore – di quello che è stato lasciato, di quello che abbiamo perso, decidendo di non cavalcare l’onda del successo dell’ultimo tour con le sue canzoni. Avrei potuto portare avanti questo successo come molti altri hanno fatto, ma io ho solo onorato con il mio punto di vista. Ora torno alla mia musica”.
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