Rifelsso condizionato, vicepremier di Pavlov, lui e i suoi amichetti di avventura, i Giovanardi, i Formigoni, rimasti ormai guardiani soltanto di quello: poche ma chiare regole etiche, che di tutte le altre, di regole, non gliene frega niente, il che pare il minimo per uno che diede il nome al Lodo Alfano.
Ora, l’uscita appare incongrua. Per esempio perché dal Pd non arriverà una proposta sul matrimonio gay (al massimo sulla regolamentazione delle coppie di fatto, che comprenda quelle dello stesso sesso, un minimo atto di civiltà) e quindi l’intemerata è, per così dire, fuori sincrono.
Poi, perché l’alzata di scudi con conseguente minaccia di darsela a gambe è arrivata durante una toccante cerimonia. Lui, Angelino, e alcuni geniacci amici suoi, tipo Sacconi e Quagliariello, per dire, che presentavano un libro che lascerà il suo segno nella storia, cioè esattamente il manifesto politico del suo partitino: “Moderati”. E fin qui… Più ambizioso il sottotitolo: “Per un nuovo umanesimo politico”, il che sembra un filino esagerato. Che un nuovo umanesimo politico ce lo portino Sacconi e Quagliariello fa già ridere abbastanza. Ma mai quanto il contorno di paroloni.
Perché dalle cronache si evince che l’Occidente è in crisi di valori, dannazione, ma che adesso per fortuna arriva Angelino and his band a (siete pronti?) “riproporre tali principi quale fondamento per una necessaria visione geopolitica e geoeconomica entro la quale collocare la dimensione nazionale e rinnovare la cultura di governo”. Tradotto in italiano, significa questo: che non sanno più dove sbattere la testa e gli servono un paio di cosette su cui dire no, qui non si passa, non ci avrete mai. Ecco fatto: i matrimoni gay. Cosa meglio di questo per descrivere la crisi dell’Occidente (dove peraltro i gay si sposano ormai quasi ovunque)? Nessuno (ahinoi, verrebbe da dire) li propone, ma che c’entra? Alfano, per questioni di mimica facciale, deve ogni tanto sfoggiare il piglio rabbioso, la faccia truce, il pugno sul tavolo. Non avendo peso né argomenti, si aggrappa a quel che c’è, e se non c’è a quel che potrebbe esserci. Ed ecco il suo insindacabile, non negoziabile, intensissimo no ai matrimoni gay. Bei tempi quando si potevano usare come spauracchi e nemici i comunisti. Ora, causa estinzione, non restano che i cittadini omosessuali che vogliono sposarsi. Beh, accontentiamoci, va’.
Sistemati i valori dell’Occidente, la geopolitica, la geoeconomia e tutte le altre pippe roboanti, ci sarebbe da riflettere su questa fissazione. Dopotutto, nessuna coalizione politica come quella degli Alfano, dei Sacconi e dei Quagliariello (fin dai tempi in cui era denominata Forza Italia e poi Popolo della libertà) ha fatto discutere l’Italia a proposito del sesso. Sesso a pagamento, sesso con minorenni, sesso con minorenni sottratte agli accertamenti della Questura. Sesso ostentato e rivendicato, al punto che si arrivò, sugli organi ideologici vicini al partito, a tracciare l’equazione sinistra uguale bacchettoni, mentre loro sì che sanno cos’è la vita.
Quei libertari, quei gaudenti, quei liberi testosteroni in libero Stato. Insomma, per anni un campionario di pornopolitica sospesa tra il grottesco e il pecoreccio. Ma poi, all’apparire della parola gay… fermi tutti! E la minaccia di scappare a gambe levate. Più che Quagliariello e Sacconi servirebbe Freud, chissà, forse i “moderati” del “nuovo umanesimo politico” vogliono dirci qualcosa. Anche se non lo ammetterebbero mai, ovvio. A costo di andarsene. “A gambe levate”.
Il Fatto Quotidiano, 11 Gennaio 2014