“Un criminale con le mani coperte di sangue“. O “un valoroso combattente“. Il conflitto strisciante tra israeliani e palestinesi si combatte anche sulla morte dell’ex premier Ariel Sharon, deceduto sabato dopo otto anni di coma. Perché dietro gli insulti e gli omaggi, si nasconde una delle figure più controverse della storia mediorientale, protagonista prima della vita militare, poi di quella politica in Israele. Dal mondo però arrivano unanimi gli onori dei principali capi di Stato. Barack Obama: “Ha consacrato la sua vita a Israele”. Mentre Vladimir Putin lo definisce “un comandante straordinario”. Anche Enrico Letta ricorda l’ex leader come un “uomo generoso”.
Il giudizio più sprezzante arriva da Hamas. Secondo l’organizzazione radicale, l’ex generale – artefice dell’operazione Pace in Galilea nel 1982 che portò all’invasione del Libano meridionale – “è un criminale con le mani coperte di sangue palestinese. Oggi è un momento storico”.
Identico il tono utilizzato da Jibril Raboub, dirigente di Fatah (braccio armato dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina fondata nel 1959 da Yaser Arafat), contro l’uomo che i palestinesi considerano il carnefice del massacro di Sabra a Shatila. I due campi profughi alla periferia di Beirut controllati dall’esercito israeliano, dove tra il 16 e il 18 settembre del 1982 le milizie cristiano-falangiste libanesi massacrarono circa 3 mila palestinesi. “Era un criminale, – commenta Raboub – responsabile della morte di Arafat sfuggito alla giustizia internazionale”.
In Israele il primo a rendere omaggio all’eroe della guerra del Kippur del ’73 è il premier Benyamin Netanyahu: “Lo Stato di Israele china il capo con la dipartita dell’ex premier Ariel Sharon, componente centrale nella lotta per la sicurezza di Israele durante tutta la sua esistenza”. Un “combattente valoroso, grande condottiero, fra i comandanti più importanti delle nostre forze armate”. E il primo ministro ricorda: “Anche quando ha smesso la divisa, ha continuato ad operare per il popolo d’Israele, con incarichi svariati nel governo e poi da primo ministro. La sua memoria – conclude Netanyahu – sarà conservata nel cuore della Nazione“.
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Generale e ministero della Difesa Ariel Sharon (1984)
Il cuore di Sharon si è spento a 85 anni all’ospdale di Tel Hashomer, nei pressi di Tel Aviv, dove era ricoverato negli ultimi tempi. Nel 2006 era entrato in coma mentre ricopriva la carica di primo ministro. I media israeliani hanno raccolto la testimonianza del professor Shlomo Noi, direttore dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer, secondo cui l’ex generale: “Ha continuato a combattere per la sua vita fino all’ultimo contro tutte le difficoltà”. E alla fine, dopo l’ultima ricaduta, “si è separato pacificamente dalla sua famiglia”. “E’ andato quando ha deciso lui”, ha detto il figlio Gilad, che ha ringraziato lo staff medico dell’ospedale.
Per la morte di Sharon sono stati indetti funerali di Stato che si terranno lunedì 13 gennaio alle 14 con una cerimonia militare alla Knesset (il Parlamento israeliano, ndr). E ai quali parteciperanno numerosi leader internazionali. Dopo, il feretro raggiungerà il ranch dei Sicomori nel Negev, dove il vecchio leader viveva. Alle esequie – riferisce il quotidiano israeliano Haaretz – sarà presente il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Sempre secondo il giornale, la salma dovrebbe essere esposta alla Knesset già da domenica.
”Un leader che ha consacrato la sua vita a Israele”. E’ questo il ricordo del presidente americano Barack Obama. ”A nome del popolo americano – afferma Obama in un comunicato – Michelle e io inviamo le nostre più profonde condoglianze alla famiglia dell’ex primo ministro di Israele Ariel Sharon e al popolo israeliano per la perdita di un leader che ha dedicato la sua vita allo Stato di Israele”. “Ribadiamo – aggiunge il presidente Usa – il nostro incrollabile impegno per la sicurezza di Israele e il nostro apprezzamento per la durevole amicizia tra i nostri due Paesi e i nostri due popoli”. E il presidente coglie l’occasione per ribadire l’impegno degli Usa per una “pace duratura e per la sicurezza del popolo di Israele, perseguendo “l’obiettivo di due stati che vivano l’uno a fianco dell’altro in pace e sicurezza”.
Mentre il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio elogia la figura di Sharon: “Un uomo di stato e un comandante militare straordinario”. Il capo del Cremlino ha sottolineato “le qualità personali”, oltre che al “suo impegno per garantire gli interessi di Israele e il rispetto di cui godeva fra i suoi compatrioti e a livello internazionale”. “Sharon – si legge ancora nel messaggio pubblicato sul suo sito del Cremlino – sarà ricordato in Russia come un coerente fautore delle relazioni amichevoli fra Russia e Israele e per aver contribuito in modo significativo all’espansione della cooperazione”.
Un altro protagonista della vita politica israeliana saluta con affetto la morte dell’ex premier. “Per la sua intera vita, Arik (soprannome di Sharon, ndr) è stato nella prima linea di fuoco, nel luogo dove si decideva il destino dello Stato di Israele”. Ha dichiarato Ehud Olmert, prima vice e poi successore alla premiership israeliana dell’ex militare. La sua è stata una vita, ha continuato Olmert, “intrisa di coraggio, calore umano, visione e leadership nei momenti critici, quando lo Stato di Israele aveva bisogno di tutto ciò”.
Anche dall’Europa arrivano gli omaggi. Il presidente del Parlamento europeo Martin Shulz esprime “condoglianze alla famiglia di Ariel Sharon, generale, combattente e leader che, non senza controversie, ha lasciato il segno nell’intero Medioriente”. Dall’Italia è il premier Enrico Letta a ricordare il leader israeliano: “E’ scomparso un leader generoso che ha segnato la storia di Israele e che ha dedicato la vita al servizio del suo paese”. Onori che giungono anche dal premier britannico David Cameron: “E’ stato uno dei personaggi più importanti nella storia di Israele”. Stesso giudizio dal presidente francese Francois Hollande: “Un protagonista di primo piano nella storia del suo paese”. E Silvio Berlusconi dichiara: “E’ stato il testimone dei valori più alti e nobili dello Stato di Israele, presidio di libertà e di democrazia nel Medio Oriente”.