Le elezioni europee si avvicinano e il M5S, con ogni probabilità, porterà a Bruxelles e Strasburgo dagli 11 ai 14 eurodeputati. Gli eletti dei partiti di tutti i 28 Paesi membri dovranno formare al Parlamento europeo dei gruppi politici, ovvero delle grandi famiglie che raggruppano partiti con visioni ed obiettivi politici più o meno in comune.
Unica alternativa è quella di finire nel limbo dei “non iscritti”, una formazione variegata composta soprattutto da esponenti di formazioni dell’estrema destra europea, come il francese Front National di Marine Le Pen, l’ungherese Jobbik (di chiara ispirazione fascista), ed eurodeputati fuoriusciti o espulsi dai propri gruppi come il leghista Mario Borghezio. Un’ipotesi tutt’altro che allettante visto che i non iscritti contano come il due di picche, tant’è che la stessa Marine Le Pen nella prossima legislatura ne uscirà formando un nuovo gruppo insieme all’olandese Geert Wilders, alla Lega Nord e altre formazioni euroscettiche.
Insomma al M5S far parte di un gruppo politico al Parlamento europeo conviene eccome. Ma la domanda è, con chi fare un’alleanza? La parola stessa, “alleanza”, risulta piuttosto indigesta al M5S, anche perché una volta all’interno di un gruppo politico bisognerà gioco forza scendere a compromessi. Ecco che l’unica soluzione per il M5S sarebbe fare gruppo a sé stante, una cosa che nessuno ha mai fatto finora in Europa. Fantapolitica? Tecnicamente No. Per formare un gruppo al Parlamento europeo ci vogliono almeno 25 deputati eletti in almeno un quarto degli Stati membri (sette su ventotto). Attenzione: non esiste nessuna disposizione specifica a livello europeo che vieti a un partito di presentare delle liste autonome in altri paesi Ue con propri candidati. Questo vuol dire che potrebbe esistere un “M5S Francia”, “M5S Germania” e così via. Ovviamente ciascuna lista dovrebbe rispettare le leggi elettorali del proprio Paese (sbarramenti elettorali compresi), ma dopo le elezioni, qualora fossero eletti dei sui esponenti, questi potrebbero formare un gruppo politico M5S autonomo al Parlamento europeo (qualora, appunto, ci fossero almeno 25 eletti provenienti da almeno 7 Paesi).
Ovviamente non si tratterebbe di una prerogativa unica del M5S. La cosa va studiata, ma in linea di principio potrebbe esistere ad esempio una “Cdu italiana”, un “Labour spagnolo” e così via. In questo modo non solo potrebbero costituirsi dei gruppi al Parlamento europeo davvero sulla stessa lunghezza d’onda – oggi ci sono profonde differenze politiche in seno agli stessi gruppi – ma, ad esempio, un elettore italiano di centrodestra (o centrosinistra) potrebbe scegliere lo schieramento politico che più si addice ai propri gusti piuttosto che limitarsi a quello che offre i convento del proprio Paese.
Dal punto di vista europeo, presentare questo genere di liste potrebbe concretizzare quella cittadinanza europea che si sta cercando purtroppo invano di perseguire con riforme elettorali come le liste paneuropee (fortemente osteggiate dai governi nazionali) o il potenziamento dei partiti europei, esperimento politico in teoria virtuoso ma che non sta producendo i risultati di integrazione politica sperati.
Lo ripeto ancora una volta, una simile alternativa è da studiare con le varie leggi elettorali nazionali sotto mano, ma dal punto di vista europeo è possibile. Insomma, “Movimento 5 Stelle Europa”? Pensarci non fa male a nessuno.
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