La lettera è stata indirizzata dai parroci dell'Appennino reggiano ai rappresentanti della politica e alle associazioni: "Non si possono solo seppellire i morti senza farsi domande". La multiutility Iran ha chiesto l'allargamento dell'area destinata ai rifiuti di altri 500mila metri cubi. La risposta dell'Asl: "Nessun decesso sospetto o dato rilevante di tumori maligni nella zona"
Porcheria, cloaca nauseante, buco nero. Le parole non sono tenere e arrivano dai parroci dell’appennino reggiano, che alcuni giorni fa hanno deciso di schierarsi apertamente contro la discarica di Poiatica. Dopo mesi di dibattito e una manifestazione di piazza organizzata dai comitati cittadini, i sacerdoti hanno preso carta e penna per scrivere una lettera aperta alla politica e alle associazioni. “A Poiatica da ormai 20 anni si seppelliscono montagne di rifiuti”, si legge nell’appello dei preti della valle. “Che cosa potrà produrre in negativo e sulla salute umana tanta porcheria?”. E ancora: “Noi parroci della valle notiamo con sofferenza la nascita di bambini con patologie gravi e soprattutto morti per malattie cancerogene in età giovanile. Far finta di non vedere per malafede o ignoranza è imperdonabile”.
La questione è nota tra i comuni dell’Appennino reggiano e riguarda l’ampliamento della discarica di Poiatica, con la creazione del sesto e ultimo lotto. Il sito si trova in una vallata ricavata da una ex cava di argilla, circondata dal fiume Secchia e all’interno del territorio del comune di Carpineti, in provincia di Reggio Emilia. È classificata come discarica di prima categoria, quindi può smaltire rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi. Gestita dalla multiservizi Iren Ambiente, ha una capacità di 937mila metri cubi e accoglie due milioni di tonnellate.
Oggi si sta riempiendo il quinto lotto, ma in ballo c’è un progetto di Iren, depositato in Provincia, che prevede l’allargamento con altri 500mila metri cubi. Il Comune di Carpineti ha già dato parere favorevole, ma a patto che si limiti al minimo l’impatto ambientale e che tutta la zona sia messa in sicurezza. L’ultima parola però spetta alla Regione, che entro poche settimane dovrebbe esprimersi attraverso il piano regionale di gestione dei rifiuti.
Intanto, il fronte del no alla discarica incassa l’appoggio delle parrocchie di un gruppo di frazioni e comuni disseminati sull’appenino, tra cui Toano, Cavola, Valestra e Bebbio. La lettera è firmata da Raimondo Zanelli, William Neviani, Graziano Gigli. Nel testo i tre sacerdoti non usano il guanto di velluto: “Questa valle sta diventando la valle dei rifiuti”, scrivono. “Abbiamo portato via la terra, il verde, le persone per portare rifiuti e inquinamento. Poiatica è diventata una nauseante cloaca, un buco nero, infinito”.
E ancora: “Chi visita la discarica sente un olezzo insopportabile con miasmi pungenti. Se contassimo i camion che sono entrati e usciti in 20 anni faremmo una fila da circuire il mondo. Chi sa quanto è grande il business di ‘monnezza’ e quali interessi ci stanno dietro? Se per frane o terremoti scoppiasse l’involucro di Poiatica, riversandosi nel fiume Secchia, quale disastro ecologico di avvelenamento ci sarebbe?”.
Le loro voci si uniscono a quelle del comitato di Carpineti “Fermare la discarica“, che da mesi chiede la chiusura definitiva del sito, la sua gestione post mortem e indagini sulle eventuali ripercussioni sulla salute dei residenti. “C’è un discorso relativo ai rischi sulla salute: vogliamo sapere se ci sono delle correlazioni tra la discarica e l’insorgere di allergie e patologie respiratorie”, spiega Valentina Barozzi, un’esponente del gruppo. “E poi c’è un discorso di leggi e amministrazione: che senso ha allargare una discarica mentre l’Europa ci chiede di eliminarle e mentre in regione aumenta la raccolta differenziata?”.
E mentre il gruppo di maggioranza in comune Insieme per Carpineti assicura che “il completamento del sesto lotto coinciderà con la chiusura definitiva della discarica”, l’Asl di Reggio Emilia nega qualsiasi pericolo per la salute. “L’analisi dell’incidenza dei tumori maligni e della mortalità infantile nei residenti del comune di Toano e del comune di Carpineti e il relativo confronto con i dati della provincia di Reggio Emilia non hanno messo in evidenza nessun eccesso di rischio, tantomeno attribuibile a una eventuale esposizione ambientale”, si legge in un comunicato diffuso dopo la pubblicazione dell’appello dei parroci. “Non si vuole sottovalutare il disagio dovuto ai cattivi odori segnalati dalla popolazione locale, ma si vuole precisare che, per quanto noto a oggi, non esiste una correlazione certa tra le emanazioni prodotte da sostanze organiche trattate meccanicamente e biologicamente e lo sviluppo di malattie organiche”.