Rovigo e Adria distano nemmeno 30 km, la popolazione anziana è ugualmente distribuita. La seconda però è l’azienda sanitaria di riferimento per la popolazione del Polesine su cui insiste l'impianto. E infatti, come dimostrano le indagini epidemiologiche e i dati dell'Ussl, ci si ammala e si muore di più. A partire dai bambini.
Due aziende sanitarie distanti nemmeno 30 km, Rovigo e Adria. Nel giro di 10 anni però, dal 1987 al 2007, la mortalità nei comuni dei due distretti sanitari sembra aver preso strade diverse. Da una parte risparmia e dall’altra colpisce: sotto il distretto sanitario di Adria – riferimento per la popolazione del Polesine su cui insiste la centrale di Porto Tolle – la mortalità assoluta maschile registra un aumento del 2,6% contro un calo del 6,2% nel distretto di Rovigo; quella femminile +19,2 contro un +10,2%.
Su questo divario la procura di Adria, su richiesta del pm Manuela Fasolato e del procuratore Dario Curtarello, decide di andare a fondo. Così affidano una serie di indagini e perizie sullo stato di salute della popolazione residente e dell’ambiente in un’area entro 30 km dalla centrale termoelettrica di Porto Tolle. I dati rilevano un’escalation: mortalità e ricoveri nel distretto sanitario di Adria salgono, in quello attiguo di Rovigo scendono o aumentano molto meno. Il divario, dicono le analisi epidemiologiche, non è poi riconducibile a una diversa distribuzione della popolazione anziana, visto che le persone sopra i 65 anni d’età sono distribuite in quote del tutto analoghe (22,5% per la Ussl 18, 22,7 per la n. 19). Nel dettaglio, le morti per tumore registrano un + 12,8% contro un calo dell’1,6 tra i maschi e addirittura un + 39,1% contro il 13,1% tra le femmine. Più in dettaglio ancora, tumore al polmone: + 12,9 ad Adria e -14,7 a Rovigo tra i maschi, +115% contro +49% nelle femmine. La differenza? Adria è l’azienda sanitaria di riferimento per la popolazione del Polesine su cui insiste la centrale di Porto Tolle. Eccole, dunque, le perizie che negli ultimi sei anni ha stretto il cerchio delle indagini intorno alla ciminiera della centrale.
1) Nel giugno 2007 il professor Lorenzo Tomatis presenta un’ulteriore analisi sull’incidenza delle emissioni per verificare il nesso causale tra inquinamento dell’aria e aumento generale della mortalità e frequenza di danni acuti, subacuti e cronici per la salute. La perizia conclude confermando il nesso ma rimettendo ad ulteriori approfondimenti i meccanismi con cui si produce.
2) Tre mesi dopo la terza perizia, firmata Tomatis-Rodriguez sulle particelle ultrafini e il rischio di lesioni cronico degenerative sollevava almeno in un caso di sarcoidosi la possibile correlazione con la presenza di micro particelle.
3) Per il pm non è sufficiente e l’indagine sulle morti viene archiviata. Ma a marzo 2011 si riparte con le malattie respiratorie dei bambini. La base è un’indagine con questionari dell’Asl di Rovigo, Adria e Ferrara che aveva segnalato la ricorrenza di patologie asmatiche e respiratorie sulla popolazione pediatrica residente esposta: su 54 bambini la metà risultava affetta da asma, rinite allergica e dermatite topica. Ancora colpa della centrale?
4) Per capirlo viene affidata la quinta perizia all’epidemiologo dell’Istituto dei tumori, Paolo Crosignani. A maggio 2012 la relazione accerta un significativo scostamento nei ricoveri ospedalieri per i bimbi, fino al 14% per i maschi, riconducibile all’esposizione di sostanze come SO2 e Vanadio, marker tipico delle centrali termoelettriche a olio combustibile nella flora. A stringere sulla centrale è la sovrapposizione dei dati epidemiologici a quelli sul deposito lichenico: le ricerche convergono, la centrale di Porto Tolle sembra l’unica fonte di inquinamento possibile fino alla provincia di Mantova.