“Noi si nasce ciechi e dopo 20 giorni, un mese, i neonati cominciano non a vederci, a stravederci, a scambiar lucciole per lanterne, aprono gli occhietti. Invece il suono noi lo recepiamo sempre meglio al secondo terzo mese nelle acque, nel liquido amniotico, nelle acque materne noi sentiamo: ecco dove nascono i danni del linguaggio televisivo, ecco dove nascono i danni provocati dai mass media. Ecco i danni anche delle liti dei genitori in casa. I danni e, a volte, le virtù, perché se uno sente suonare Bellini e deve ancora nascere nasce in paradiso. Mi spiego? Io nel recitare amplificato mi faccio infinitamente piccolo perché egli, inteso come il suono, cresca. Io diminuisco amplificandomi …
…Io ho sempre frequentato la macchina attoriale l’ho creata ho inventato l’amplificazione cioè l’attore amplificato, il sogno di Baudelaire. Da Adamo in poi sono il primo e l’ultimo ad avere adoperato l’amplificazione come esautoramento, emarginazione dell’io. É inutile credere che questi siano discorsi difficili, sono troppo semplici: se io avvicino un grande corpo così come la pittura di Bacon come Bacon s’è dovuto attendere Francis Bacon ecco per poter essere nella sensazione per poter essere non più pittori attraverso la pittura ma non più pittori e non faccio un discorso sulla differenza, différence, no nemmeno vado ancora oltre senza Bacon si parlerebbe solo di De Chirico di Velasquez di grandi pittori.
… io sono nel disagio del disdire non del come dire, altrimenti cercherei un modo, sarei ancora nella modalità. La modalità è statale, l’attore di prosa è statale.
Da una delle ultime apparizioni televisive di Carmelo Bene, al Maurizio Costanzo Show, 1994
Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 13 gennaio 2014