Leggo oggi dell’ennesima aggressione contro una coppia di ragazzi in pieno centro a Roma. Si tratta di un attivista dell’associazione studentesca LGBT Luiss Arcobaleno, e del suo ragazzo. È l’ennesimo atto di violenza contro le persone omosessuali. “Ci stavamo solo baciando”, raccontano uno dei due ragazzi. Eppure, questo semplice gesto è stata l’occasione per un turista per scatenare una violenza inaudita.
Un caso isolato? Assolutamente no.
Ieri su ItaliaUno, in occasione della puntata di Lucignolo 2.0, è andato in onda un servizio sull’omofobia in Italia, i cui risultati sono a dir poco sconvolgenti. Il servizio osservava le reazioni di gente comune alla vista di due ragazzi che passeggiano mano nella mano. “Sono gay? Spariamogli“, dice qualcuno.
Che questi non siano casi sparuti ma episodi ordinari. Secondo dati Istat del 2012, il 53,7% delle persone che si sono dichiarate omosessuali ha subito nell’arco della sua vita discriminazioni di vario tipo. Non solo.
E siamo in Italia, a Roma, già città dell’Europride. Non siamo in Uganda, dove il Parlamento ha da poco approvato una legge che prevede l’ergastolo per le persone omosessuali; non siamo in Russia, dove da un anno è in vigore una legge contro la “propaganda gay” grazie alla quale ora si organizzano dei “safari” a caccia di gay e lesbiche nelle città. Siamo in Italia, nel cuore dell’Europa dove tutti gli Stati hanno leggi che sanzionano con pene severe la violenza contro le minoranze vulnerabili.
Ma da noi no.
Da noi no, perchè c’è Angelino Alfano che a Che tempo che fa dichiara a Fabio Fazio – non che non l’avessimo capito, visto che in tre giorni l’ha ripetuto tre volte – che se il Pd propone “i matrimoni gay“, il suo partito se ne va a gambe levate. Già, perché per Alfano “nessun governo può giustificare un cedimento sui valori“.
Da noi no, perché il pericolo paventato da Alfano non esiste. Oggi dalla segreteria di Matteo Renzi è emerso che non ci saranno né matrimoni, né adozioni. Ah davvero? Quella del Pd che intendeva proporre matrimoni e adozioni veramente mi mancava.
Da noi no, perché c’è una buona fetta del centrodestra che organizza e partecipa a marce a favore della famiglia e contro matrimoni e adozioni per le coppie omosessuali, come se l’omosessualità fosse qualcosa che “…per carità…”; come se famiglia e omosessualità fossero intimamente incompatibili; come se gli omosessuali sbarcassero da Marte e volessero più diritti non perché spettano loro in quanto persone, ma per puro capriccio; come esistesse un copyright delle persone eterosessuali sul matrimonio, sulla famiglia e sulla società; come se quella delle coppie dello stesso sesso fosse esclusivamente una questione morale o etica, e non una questione di relazione, di affetto e di responsabilità individuale; come se la risposta alle aggressioni, alla violenza e alla discriminazione sia la trincea dell’odio mascherato da libera manifestazione del pensiero.
È come se la nostra Costituzione non esistesse.
Vorrei allora solo ricordare che per la Corte costituzionale ha chiarito ormai tre anni fa che gay e lesbiche “hanno il diritto fondamentale di vivere liberamente la loro condizione di coppia“, quindi anche di baciarsi e tenersi per mano per strada, se lo desiderano. Che niente se non la becera ignoranza e il pregiudizio più medievale possono giustificare la violenza verbale o fisica nei confronti di una coppia gay o lesbica. Che scagliarsi apertamente contro i “matrimoni gay” come fanno Alfano & Co. non esprime in realtà alcun valore morale o etico, ma solo il disprezzo e il disgusto per una popolazione che reclama libertà, dignità e protezione dalla violenza. Popolazione la cui unica colpa è quella di essere gay in un Paese sempre più omofobo.
Quello che angoscia è l’assenza nella classe politica di un’affermazione di principio, limpida e incondizionata, che legittimamente ci aspettiamo di sentire: quella per cui non si può ammettere alcuna discussione o compromesso sulla dignità dei cittadini con orientamento omosessuale. Dovrebbe essere il minimo sindacale di uno Stato democratico rispettoso sella persona.
Ma da noi no.