Il partito indipendentista di Eva Klotz ha indetto una consultazione, priva di valore legale, secondo cui migliaia di cittadini altoatesini sono favorevoli all'autodeterminazione
Lei lo ha sempre sostenuto: il Sud Tirolo, cioè l’Alto Adige, non è Italia. Ogni anno Eva Klotz del Süd-Tiroler Freiheit con i suoi sostenitori manifesta al confine del Brennero il desiderio di staccarsi dall’Italia e ricongiungersi “all’amato” Tirolo e, quindi, all’Austria. Un sentimento diffuso, secondo lei, fra i sudtirolesi di lingua tedesca. E per dimostrarlo ha avviato una consultazione referendaria per vedere quanti sono d’accordo nel chiedere il distacco dell’Alto Adige dall’Italia. E i risultati hanno portato qualche imprevista sorpresa.
Innanzitutto il numero molto alto di adesioni: in 61mila hanno risposto al referendum, di cui il 92 per cento hanno dichiarato di essere favorevoli all’autodeterminazione. Non potevano esserci fraintendimenti sul quesito referendario, si chiedeva se si era d’accordo sull’autodeterminazione del Sudtirolo e si aveva la possibilità di votare “sì” oppure “no”. La consultazione sarà stata a carattere casalingo e informale ma ha pur sempre, visti i risultati, un valore politico non trascurabile. Per Klotz è stato, dunque, un successo, poiché hanno “votato” alla consultazione un numero quasi triplo rispetto ai loro elettori.
Non tutti, però, si possono definire nostalgici. Anzi, molti i giovani che hanno risposto di voler andare con l’Austria e anche parecchi italiani, ormai stufi della politica romana, dicono gli organizzatori. Non tutti, infatti, sono simpatizzanti della Klotz e del suo partito. Intanto Arno Kompatscher, nuovo governatore dell’Alto Adige, ha smentito ogni velleità secessionista. “Il tema non è all’ordine del giorno”, ha dichiarato. Se la Klotz e quasi 60mila sudtirolesi sognano “un Sudtirolo completamente libero dall’Italia”, dovranno aspettare ancora a lungo.
La consultazione era stata indetta in piena campagna elettorale con lo scopo anche di raccogliere consensi attorno al suo partito. Per organizzarla si era provveduto a una massiccia spedizione postale di cartoline a tutti gli elettori della provincia, circa 400mila, che potevano rispondere al quesito indipendentista anche via web. La mossa elettorale ha pagato. Infatti alle elezioni regionali dell’ottobre scorso in Alto Adige il partito di Eva Klotz, è stato premiato, passando da due a tre consiglieri regionali, dal 4,9 al 7,2 per cento e da 14.888 voti a 20.736.
Un successo che ha contraddistinto tutta la destra tedesca altoatesina, benché la Svp, Südtiroler Volkspartei, il Partito Popolare Sudtirolese, non sia uscita con le ossa rotte e abbia perso solo un consigliere, passando da 18 a 17. Anche nel nome del partito della Klotz, i Süd-Tiroler Freiheit-Freies Bündnis für Tirol, si ritrova lo spirito secessionista. Il significato è, infatti, Libertà Sud Tirolese-Libera alleanza per il Tirolo. Ed Eva Klotz la secessione ce l’ha nel sangue. È la figlia, di Georg Klotz, soprannominato “il martellatore della Val Passiria” per la sua attività di dinamitardo a favore del secessione. La Klotz e il suo partito non fanno mistero che l’indipendenza arriverà presto, forse prima della fine del decennio, quando il Sud Tirolo “sarà riunito alla madrepatria austriaca”. La consultazione referendaria è, quindi, una tappa verso il cammino della separazione.