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Usa, presto sulle tavole la prima mela geneticamente modificata

Il "pomo della discordia" si chiama Artic Apple, prodotta dall’azienda canadese Okanagan Specialty Fruit: grazie a un gene "anti-macchia" il frutto non invecchia e non annerisce. Contrarie le associazioni ambientaliste, e una parte degli agricoltori statunitensi preoccupata per i costi di produzione
Usa, presto sulle tavole la prima mela geneticamente modificata
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Una mela sempre verde, che non invecchia mai. È quella che potrebbe arrivare sulle tavole degli americani molto presto. Si chiama Artic Apple, è prodotta dall’azienda canadese Okanagan Specialty Fruits, e attende solo il sì del dipartimento dell’agricoltura statunitense, che potrebbe dare il via libera alla prima mela geneticamente modificata. Un frutto che, una volta sbucciato, non annerisce, e che si può addentare come appena colto anche dopo settimane. Prodigi di una manipolazione genetica che ha permesso l’inserimento in laboratorio di un gene “anti-macchia”.

In questo video, ecco quello che succede in 24 ore a una mela “normale” e quello che invece (non) accade a una mela Artic. Le prime varietà ad arrivare sul mercato dovrebbero essere le Golden Delicious e le Granny Smith. Ma la nuova frontiera dell’agro bio-tech, come immaginabile, divide. Il “pomo della discordia” piacerebbe a oltre la metà dei nordamericani: secondo un sondaggio condotto dalla Okanagan, per 6 su 10 le mele nella versione “arctic” sono una buona idea. Per l’azienda produttrice si tratta di una scoperta rivoluzionaria perché consente di allungare la scadenza delle confezioni di frutta già sbucciate e porzionate. Non piace ai gruppi contrari agli ogm e alle associazioni ambientaliste. Scettici anche una parte degli agricoltori Usa preoccupati per i costi di produzione.

E da noi cosa si dice? Ben diversa la situazione in Italia, primo produttore europeo di mele con circa 70mila ettari coltivati e oltre 2 milioni di tonnellate di produzione, dove gran parte della produzione ha avuto il riconoscimento comunitario come indicazione geografica protetta (Igp) o denominazione di origine protetta (Dop). La mela ogm non interessa a quasi 3 italiani su 4 (il 71 per cento) secondo la Coldiretti, che spiega: «Produzioni come la mela della Val di Non (Dop), la mela del Friuli (Dop), la mela della Valtellina (Igp), la mela dell’Alto Adige (Igp) la Melannurca campana (Igp) e la mela di Cuneo (Igp), che fondano il proprio successo sulla loro distintività, è tutto il contrario dell’omologazione causata dagli ogm».

www.puntarellarossa.it

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