Dopo la casa, l’auto. I governi (questo ma anche i precedenti) prendono a bersaglio i due principali beni degli italiani trasformando abitazione e quattro ruote da beni di prima necessità in un vero e proprio lusso. Per di più in un Paese in cui è difficile vivere fuori dal centro cittadino proprio per via della scarsa presenza di mezzi pubblici sia nelle grandi che nelle piccole città. Secondo uno studio del sito www.assicurazioneauto.it, le spese annue cui un italiano non può sottrarsi per l’uso della propria auto superano i 3.400 euro. Un vero e proprio salasso all’interno del bilancio familiare dal momento che, secondo un’indagine Eurispes, rappresentano il 25% della ricchezza prodotta dal nucleo.
Tutti sanno però che, nonostante il costo, gli italiani non riescono a rinunciare all’auto, il cui utilizzo è legato a doppio filo con gli investimenti del passato in strade per favorire l’uso di vetture a discapito di treni e tram. Così nonostante i rincari, compresi, quelli di carburante, autostrade e pass cittadini, l’auto resta il mezzo preferito di spostamento. “Il governo tecnico di Mario Monti nel 2012 ha incrementato le accise sul carburante e all’interno dell’ultimo decreto del 2013 dell’esecutivo Letta, “Milleproroghe”, ritroviamo degli incrementi sui pedaggi autostradali – spiega Luca Rizzati di assicurazione.it – A Milano dal 16 gennaio 2012 la giunta ha istituito l’Area C: nel centro città, all’interno dei bastioni, si deve pagare un’imposta comunale per circolare col proprio veicolo. Questi sono solo alcuni esempi che testimoniano come l’automobile si stia trasformando sempre di più in un bene di lusso”.
Non a caso, soprattutto nelle città più grandi fioriscono le iniziative di Car Pooling e Car Sharing o nascono idee risparmio come quella del Politecnico di Milano che promuove l’utilizzo di vetture condominiali. Progetti destinati a diventare sempre più popolari se la tendenza dei costi delle vetture non si inverte. Cosa che, a guardare i grafici dell’Automobile Club d’Italia, non appare affatto d’attualità. Dal 2000 al 2008 il totale delle spese di esercizio dell’auto è cresciuto da 136 a 168 milioni di euro. Unica battuta d’arresto nel 2009 per effetto dello scoppio della crisi con una nuova ripresa dei prezzi nel biennio 2012-2013 con una spesa totale tra i 167 e i 168 milioni.
Ad incidere maggiormente sul totale complessivo di esercizio, il prezzo del carburante che nel 2013 si aggira intorno ai massimi storici raggiunti nel 2008: 1,728 euro al litro la benzina senza piombo, il gasolio auto 1,656 €, il GPL 0,871 € e il gasolio da riscaldamento 1,416 €. L’equivalente di per un pieno di benzina (calcolato su un serbatoio di 60 l) di 103 euro (206 mila lire) , 99 € per quello diesel. Prezzi che naturalmente risentono di imposte elevate: la benzina verde, ad esempio, senza l’Iva e l’Accisa costerebbe 0,688 al litro. In pratica appena 41 euro per avere il serbatoio pieno. In flessione invece l’Rc auto (sarà più difficile ottenere un risarcimento per infortunio), ma non per tutti. Dipende dal profilo del conducente: per un guidatore uomo di 35 anni a Milano con una utilitaria e classe di merito 16 si può pagare una polizza compresa fra un minimo di 296 euro ad un massimo di 470 euro. Ma il profilo più a rischio può veder lievitare la propria polizza fino a quasi tremila euro l’anno. E poi naturalmente ci sono bollo e revisione: “Il primo, dopo esser cresciuto notevolmente fino al 2011, ha subito una leggera flessione negli ultimi due anni.
Oggi secondo l’Aci-Censis il bollo viene a costare in media 204 euro – aggiunge Rizzati – La revisione, invece, comporta una spesa di 45 euro se fatta in motorizzazione o di 64,80 euro presso un officina autorizzata. Dopo l’immatricolazione (entro il termine del mese di rilascio della carta di circolazione) si aspettano quattro anni per fare la prima, dalla seconda in poi ogni due anni”. Una cambiale insomma. Capace di far sparire il 25% del reddito cui si aggiungono tutta una serie di spese variabili come parcheggi, pedaggi stradali, cambio pneumatici, manutenzione e multe