Criticati in patria dai sostenitori di Davide Vannoni, ma premiati all’estero. Sono i tre scienziati italiani Paolo Bianco, Elena Cattaneo e Michele De Luca che hanno vinto l’edizione 2014 del premio internazionale Isscr Public Service, conferito a personalità che si sono distinte per il loro impegno pubblico nel campo della ricerca sulle cellule staminali e della medicina rigenerativa. “Dopo tutto lo sforzo fatto in questo anno e mezzo per difendere i principi della scienza e i pazienti, sono contento di questo premio che viene da fuori”, dice al fattoquotidiano.it De Luca. Gli scienziati, intervenuti anche durante la puntata di Presadiretta su Rai3, sono stati spesso contestati dai membri delle associazioni pro-Stamina durante dibattiti pubblici e lezioni in università, e sono stati tra i firmatari della lettera inviata al ministero della Salute e all’Ue contro il decreto Balduzzi, che aprì le porte alla sperimentazione del cosiddetto metodo Stamina.
Il riconoscimento da parte dell’organizzazione di staminologi (fondata per promuovere e favorire lo scambio e la diffusione di informazioni ed idee relative alla cellule staminali), non era mai dato a scienziati europei. “Per il loro recente impegno nel dibattito pubblico e politico in Italia – recita la motivazione del “Public Service Award” – in cui hanno sostenuto la necessità di rigorosi standard scientifici e medici e di un controllo stringente da parte degli enti regolatori nell’introduzione in clinica di nuovi trattamenti a base di cellule staminali”. Il riferimento è alla recente controversia che si è aperta sul caso Stamina, che i tre scienziati italiani hanno definito fin da subito lontano “dalla metodologia scientifica”. Dal 2011 a oggi ad agire sono stati soprattutto i magistrati, mentre solo una settimana fa il Senato, ha avviato un’indagine conoscitiva per fare luce sulle modalità con cui Stamina Foundation è arrivata a operare in un ospedale pubblico italiano. Intanto proseguono le indagini della procura di Torino su Vannoni e il suo team: secondo le ultime indiscrezioni, i Nas di Torino avrebbe suggerito l’arresto per il fondatore di Stamina Foundation.
Chi sono i premiati
Paolo Bianco – E’ professore ordinario di Anatomia Patologica e direttore del laboratorio cellule staminali dell’università La Sapienza di Roma. Lavora all’uso applicativo delle cellule staminali scheletriche che risiedono nel midollo osseo, con speciale riguardo al loro uso per comprendere e curare le malattie genetiche dello scheletro e dei tessuti mesodermici. Autore di numerosi articoli sul Corriere della Sera, per contrastare il cosiddetto metodo Stamina.
Elena Cattaneo – E’ professore ordinario di Farmacologia, direttrice del laboratorio di Biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative dell’università degli Studi di Milano. Il presidente della Repubblica l’ha recentemente nominata senatrice a vita. A 26 anni è andata al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston dove ha iniziato lo studio delle cellule staminali e della Corea di Huntington e nel 1992 torna in Italia.”E’ incredibile che per difendere il diritto di tutti i cittadini a vedere tutelata la propria salute e la propria sicurezza si debbano ancora fare battaglie”, e “che una truffa come Stamina possa arrivare a minacciare così da vicino il servizio sanitario nazionale – commenta in occasione dell’annuncio ufficiale della società scientifica – . E’ un premio che naturalmente mi onora, anche se avrei davvero preferito che non si creasse la circostanza, davvero drammatica, nella quale viene conferito”.
Michele De Luca – E’ professore ordinario di Biochimica e direttore del centro di Medicina rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Studia le cellule staminali da oltre 25 anni e con il suo team, ha ottenuto importanti risultati nell’applicazione delle staminali per la ricostruzione del tessuto epiteliale e della cornea. “Avrei voluto non prendere questo premio perché significa che l’Italia è stata veramente a rischio, e noi abbiamo aiutato ad arginare questo rischio. Ci sono Paesi in cui entità come Stamina avrebbero potuto contare su controlli meno stringenti”, dice De Luca al fattoquotidiano.it