Barroso annuncia che la recessione è alle spalle, ma "la disoccupazione è ancora troppo alta e alle imprese mancano i mezzi finanziari per intervenire". E il numero uno dell'Authority segnala il "rischio dell'emergere di nuove bolle sui mercati"
Se da una parte il governo italiano non perde occasione per parlare di “luce in fondo al tunnel”, dall’altra Bruxelles mette le mani avanti. “La recessione è alle spalle, ma non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi perché la disoccupazione è ancora troppo alta e alle imprese, specialmente quelle più piccole, mancano i mezzi finanziari per investire”, ha detto il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, al Parlamento europeo. Dopo che anche il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato nei giorni scorsi che “è prematuro dichiarare vittoria contro la crisi”.
Durante l’intervento in occasione del dibattito sul lavoro del semestre lituano di presidenza di turno, Barroso ha ricordato che “fino a non molto tempo fa qualcuno prevedeva l’implosione dell’euro e persino la disintegrazione dell’Unione europea. Ma ora – ha aggiunto – con il recupero della fiducia dei consumatori e degli investitori, è attesa la crescita”.
I dubbi sul futuro dell’Eurozona riguardano anche il sistema finanziario. ”In uno scenario di moderata ripresa i rischi per la stabilità finanziaria, soprattutto nell’area euro, rimangono significativi”, ha detto il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in audizione alla commissione Finanze della Camera. “Le politiche espansive di tutti i principali Paesi avanzati, al di fuori dell’area euro, prefigurano il rischio dell’emergere di nuove bolle sui mercati finanziari”, ha aggiunto, “che potrebbero ricreare le stesse condizioni alla base della bolla immobiliare”.
Nell’area euro emergono poi “rischi di deflazione e di un prolungato periodo di bassa attività economica, amplificati dall’esigenza di consolidamento fiscale e di politiche di bilancio necessariamente restrittive”. Inoltre il ritmo di espansione “continuerà a essere troppo basso, per attivare trend sostenibili di rialzo sulle materie prime industriali e sul petrolio” che implicherà un “riassorbimento lento dell’eccesso di capacità produttiva creatosi dopo la crisi finanziaria”.