L’occasione è un piccolo incidente di percorso. Potrebbe sembrare una questione d’etichetta ma si trascina invece parecchia sostanza e cioé tutta la ruggine che ormai si è formata nel rapporto tra Guardasigilli e la categoria degli avvocati italiani. Da tempo loro sono sul piede di guerra contro le misure sulla giustizia varate da governo e ministro, hanno pure dichiarato lo stato di agitazione e ora non escludono forme di protesta più dure, compreso lo sciopero. La Cancellieri, nel frattempo, è nuovamente in predicato di lasciare la poltrona, stavolta per favorire il rimpasto dell’esecutivo Letta. E loro, gli avvocati, non perdono l’occasione per darle una piccola spinta: l’accusano apertamente d’essere “inadeguata al ruolo“. Il pretesto è la mancata partecipazione della Cancellieri alla Conferenza nazionale dell’avvocatura organizzata dall’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) a Napoli a partire da giovedì.
Una tre giorni che raccoglie la magistratura che conta, i grossi nomi del consiglio nazionale forense e dell’avvocatura, l’unione camere penali, politici e delegati di associazioni e istituzioni come l’Anci. Ma lei, annunciata in apertura alle 16, non ci sarà. Sarà a 2.300 km di distanza, in Russia, a discutere di criminalità internazionale. Qualcuno insinua che abbia scelto la defezione anche per evitare imbarazzi, visto che tra gli sponsor della conferenza c’è anche la Sai della famiglia Ligresti, quella delle famose telefonate. Altri fanno notare che la defezione è un doppio sgarbo, ricordando come proprio a Napoli la Cancellieri si era resa protagonista di un imbarazzante fuori onda che rivelava tutta l’ostilità verso la categoria: “Gli avvocati… sono le grandi lobby che impediscono che il paese diventi normale”, aveva detto lei in un convegno di Confindustria.
Fatto sta che il ministro, laddove si mettono insieme i mondi dell’avvocatura per parlare delle sue riforme, ha preferito non partecipare. E ha avvisato all’ultimo per dire “no grazie, non vengo”. E così quello che gli avvocati le avrebbero detto a viso aperto lo riceve in una nota durissima dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura che ilfattoquotidiano.it è in grado di anticipare. “La sua assenza è il segno tangibile del disinteresse che manifesta verso gli avvocati italiani”, scrive l’Oua che non perde l’occasione per sparare ad alzo zero. “Inadeguata al ruolo”, è il verdetto. “La Cancellieri – attacca il presidente Nicola Marino – ormai ritiene di dover rispondere solo ai richiami del Quirinale e non al Parlamento e men che mai alle sollecitazioni della società. Il nostro dovere è cercare il confronto, per questa ragione nonostante gli innumerevoli provvedimenti negativi del Governo di questi mesi, abbiamo invitato il ministro, ma il Guardasigilli anche questa volta ha perso un’occasione decidendo di assentarsi dalla Conferenza Nazionale”.
Lo scontro vero, però, verte su ben altro. L’organismo dell’avvocatura denuncia da tempo “i continui interventi di questo governo contro i diritti dei cittadini: aumenti dei costi, impoverimento del sistema giustizia, chiusura di tribunali, ostacoli nell’accesso, limitazione del ruolo della difesa, regali ad assicurazioni e banche”. Nel mirino tutte le misure varate dal governo o in predicato di essere approvate: la riforma della geografia giudiziaria, il ddl delega per l’efficienza del processo civile, al decreto Svuota-carceri, il recente decreto Destinazione Italia con le misure sulla RcAuto, gli aumentati costi della giustizia previsti dalla legge di stabilità, gli “attacchi” agli istituti come il gratuito patrocinio. L’ultimo fronte è appunto il progetto governativo sul processo civile che prevede una corresponsabilità dei legali sulle cosiddette “liti temerarie”. Che letta con le lenti degli avvocati suona come una misura punitiva e restrittiva della libertà di perseguire la propria funzione sociale a danno delle crescenti domande di giustizia della collettività. “Ci vogliono mettere il bavaglio minacciando la condanna solidale del professionista: con questa norma non avremo più avvocati che potranno difendere i cittadini nelle grandi battaglie contro gli abusi bancari (anatocismo). Gli adeguamenti del diritto positivo alle nuove domande di giustizia che emergono nel Paese sono spesso frutto di scelte appunto “temerarie” (per esempio il caso Englaro o quello contro il Porcellum) contro il pensiero dominante: decisioni che hanno cambiato e cambiano le nostre leggi e le dinamiche stesse della nostra società moderna”.