L'ex capogruppo del Pdl alla Regione Emilia-Romagna indagato nell’inchiesta di Parma, è ritornato oggi in Aula, reintegrato nelle sue piene funzioni di consigliere un anno esatto dopo la sospensione arrivata, in base al 'decreto anti-corruzione', al momento degli arresti domiciliari, poi revocati
Si dichiara “tranquillo” e “fiducioso di riuscire a dimostrare, in un processo regolare e giusto, la mia innocenza” Luigi Giuseppe Villani, rientrato stamane in consiglio regionale dopo la sospensione dall’incarico scattata in seguito al suo arresto, il 16 gennaio 2013, nell’ambito dell’inchiesta Public Money di Parma. “Il mio reintegro – spiega Villani a margine dell’Assemblea Legislativa – ha un significato specifico: riafferma che in Italia esiste un diritto costituzionale che garantisce la presunzione di innocenza. Questo é il senso preciso della mia presenza qui in viale Aldo Moro oggi, e questo é il motivo per cui ho accettato di essere reintegrato”.
“Presto – continua l’ex capogruppo, che il 24 gennaio prossimo si troverà ad occupare il banco degli imputati per la prima udienza del processo a suo carico dopo i fatti di Parma – inizierà un processo e confido, in quel momento, di poter dimostrare la mia innocenza rispetto alle contestazioni e agli addebiti che mi sono stati attribuiti, che poi sono state le ragioni delle misure cautelari a cui sono stato sottoposto”.
Arrestato a gennaio dell’anno scorso assieme all’ex sindaco di Parma Pietro Vignali, all’ex presidente della partecipata comunale Stt Andrea Costa e all’editore del quotidiano Polis Angelino Buzzi nell’ambito dell’inchiesta Public Money, con l’accusa di corruzione e di peculato, Villani era infatti finito ai domiciliari con il divieto di dimora nel Comune di Bologna: misure che di fatto imponevano la sua sospensione dalla carica di consigliere regionale, con conseguenti dimissioni dal ruolo di presidente del gruppo Pdl di viale Aldo Moro.
Il 3 giugno scorso, però, il Tribunale di Parma, sezione penale, aveva revocato a Villani i domiciliari. Tanto che l’annullamento, comunicato alla Regione Emilia Romagna dalla Prefettura di Bologna lo scorso 10 gennaio, del divieto di risiedere nel Capoluogo, disposto poiché, secondo i giudici, si esclude “che attualmente sussista un concreto pericolo di recidiva” dei reati imputati all’ex capogruppo, ha di fatto imposto il suo reintegro immediato nell’emiciclo regionale.
“Sto bene – conferma Villani – negli ultimi mesi ho anche ripreso la mia professione, cosa che mi ha dato la possibilità di tornare a fare un qualcosa che mi è sempre piaciuto. Sono fiducioso”. Smentite da parte di Villani le voci che lo vedevano seduto sulla poltrona da capogruppo quasi subito, a ridosso del suo ritorno in aula nei panni del consigliere: “Credo che chi mi ha sostituito in questi mesi abbia fatto un buon lavoro, sia per l’unità del gruppo, sia dal punto di vista politico. Io ritorno per fare semplicemente il consigliere“.
E non è preoccupato, l’ex coordinatore del Pdl a Parma, nemmeno dall’inchiesta condotta dalla Procura di Bologna sulle spese effettuate dai gruppi consiliari, in tutto 35.000 scontrini che comprendono anche migliaia di euro in cene cucinate da chef stellati, regalie, strenne natalizie, gioielli firmati e week end in hotel di lusso. Alcuni, come i 43.000 euro pagati in circa 18 mesi al ristorante per pasti di gruppo con amici e simpatizzanti, attribuiti, peraltro, direttamente a Villani, che nel periodo in esame era presidente del gruppo Pdl. “Su questo non intendo dire assolutamente nulla- precisa – c’è un’indagine in corso, ma non ci sono atti formali, al momento. La magistratura sta facendo il suo lavoro e vedremo dove questo lavoro porterà, per il ora non intendo esprimermi. Io non temo niente – conclude – mi sento assolutamente tranquillo e in grado, in un processo regolare e giusto, di dimostrare la mia innocenza. E questo vale per tutte le questioni”. Spese pazze, ma anche accuse di corruzione e peculato.