Il "Re della Monnezza" è stato arrestato lo scorso 9 gennaio insieme ad altre 6 persone. Dopo la sottrazione i pm sono stati costretti a sollecitare con un nuovo provvedimento le misure cautelari. Secondo i magistrati la sparizione, con ogni probabilità, sarebbe da ricondurre "alla sfera di influenza esercitata dagli odierni indagati"
La richiesta di arresto di Manlio Cerroni, il “Re della Monnezza”, – arrestato lo scorso 9 gennaio insieme ad altre 6 persone – venne rubata. I documenti vennero depositati dalla procura di Roma il 21 marzo del 2013 ma il carteggio, custodito nell’ufficio del gip Massimo Battistini, sparì. La scoperta avvenne il 16 luglio successivo e la procura aprì un fascicolo, contro ignoti, per furto.
In seguito alla sottrazione dell’originario faldone contenente la richiesta, i pm Alberto Galanti, Maria Cristina Palaia e Simona Maisto furono costretti a sollecitare, con nuovo provvedimento, le misure cautelari presso il domicilio. Con una aggiunta: “Non può non sottolinearsi – si legge nella seconda richiesta – come la sottrazione degli atti del fascicolo depositato presso codesto ufficio gip dell’originale della richiesta di misura cautelare, come da denuncia resa in data 16 luglio 2013”. Secondo i magistrati “pur essendo allo stato commesso da soggetti ignoti”, il fatto sarebbe da ricondurre “alla sfera di influenza esercitata dagli odierni indagati”. I pm sottolineano tale convinzione con il fatto che la “ogni presenza degli indagati all’interno della pubblica amministrazione è conclamata da una serie infinita di riscontri”.