Due imprese edili legate all'associazione a delinquere si sono inserite tramite subappalti nei cantieri della Galleria. Tra le opere pubbliche eseguite in Toscana anche la villa di Sting
Anche gli Uffizi di Firenze nel mirino dei Casalesi. Due ditte vicine al clan camorristico si sono aggiudicate i lavori in subappalto per la ristrutturazione della Galleria fiorentina, guadagnando centinaia di migliaia di euro. E una delle due risulterebbe ancora nel cantiere. Il particolare emerge dall’operazione “Atlantide” condotta dai militari del Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo toscano, che hanno arrestato sei persone tra Toscana e Campania. L’ordinanza è stata emessa dal gip presso il Tribunale di Firenze, David Monti, su proposta del sostituto procuratore della Dda di Firenze, Tommaso Coletta.
Le due aziende coinvolte erano intestate a prestanome, incensurati, in modo da ottenere la certificazione antimafia richiesta per la realizzazione di lavori pubblici. Ma di fatto erano gestite da Giovanni Potenza, 62 anni, arrestato oggi nell’ambito dell’inchiesta. Una vecchia conoscenza degli investigatori, che in passato è stato legato alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, o’ Professore. Potenza è stato condannato in primo grado nel 2007 per associazione a delinquere di stampo mafioso. E secondo la soprintendente ai Beni architettonici di Firenze, Alessandra Marino, (responsabile dei lavori ai Nuovi Uffizi): “Una di queste ditte ha lavorato in subappalto e non c’è più, ma l’altra risulta ancora sul cantiere”.
Dal 2007 al 2012 le ditte, utilizzando fatture false, hanno evaso imposte per oltre 3 milioni e 150 mila euro. Grazie a questa evasione fiscale, le imprese sono riuscite a mantenere prezzi più bassi rispetto ai concorrenti, aggiudicandosi così alcuni subappalti per lavori pubblici e soprattutto per lavori privati. I committenti, è stato accertato durante le indagini del Gico, ignoravano che le due imprese avessero rapporti con società riconducibili al clan camorristico. Le imprese avrebbero partecipato, attraverso società aperte ‘ad hoc’ e poi chiuse al termine dei lavori, anche alla ristrutturazione della villa del cantante Sting, in Chianti, e a quella dell’edificio dell’ex cinema Gambrinus a Firenze, in vista dell’apertura dell’Hard Rock Cafe. Il clan dei Casalesi percepiva per ogni fattura emessa dalle due ditte il 4%. Tra i beni sequestrati, per un valore di 11,3 milioni di euro, 30 immobili nelle province di Arezzo e Caserta, 14 terreni in provincia di Arezzo, 17 veicoli, 27 rapporti bancari e postali, oltre a quote di quattro società con sede in Toscana e Campania.
“La camorra è presente anche in Toscana. Solo che qui non fa saltare le macchine”. Ha detto il sostituto procuratore della Dda di Firenze Tommaso Coletta, illustrando l’operazione. “C’è una tendenza da parte delle organizzazioni criminali sorte altrove, come in Campania e Calabria, a trovare spazi di profitto nelle regioni felici, come Emilia Romagna, Toscana e Lombardia – ha spiegato il magistrato -. È qui che reinvestono i proventi delle attività illecite condotte in Sud Italia”.
Secondo quanto emerso, le indagini sono partite da attività investigative di controllo economico del territorio e dalle dichiarazioni di 11 collaboratori di giustizia. Nel corso delle indagini, durate due anni, sono state intercettate 73 persone, per un totale di 139.254 comunicazioni esaminate. Condotti anche accertamenti patrimoniali su 47 persone.