Anche per i Radicali Italiani tira aria di smobilitazione dopo mezzo secolo di battaglie politiche. Lo storico leader Marco Pannella non poteva essere più esplicito: “Siamo a rischio chiusura”. Dipendenti non pagati, salari fermi al palo, ma anche un ministro ‘radicale’ del governo Letta, Emma Bonino alla Farnesina, saldo in sella come nessun altro collega dell’esecutivo. Una palese contraddizione del presente che ha però sempre vissuto di una trasversalità politica del passato buona per tutti i governi della seconda repubblica: la lista Bonino-Pannella, il ticket elettorale che nel 1989 ha preso il posto del Partito Radicale durante le tornate elettorali nazionali ed europee, nel 1994 e nel ’96 ha appoggiato Berlusconi e il Pdl; dieci anni dopo, nel 2006, si è ritrovato ad entrare nel governo Prodi di centrosinistra.
Bizzarra la vita dei radicali di Marco Pannella che nel 1999 alle europee raggiungono un 8% abbondante e oltre 2 milioni e mezzo di voti (tre anni prima alle Politiche ne avevano 700 mila); atipico il posizionamento ballerino nel rigido arco partitico novecentesco italiano (dal ’74 ad oggi hanno proposto 100 referendum vincendo quelli per l’aborto, il divorzio e l’obiezione di coscienza); curioso il fascino esercitato a fasi alterne sui personaggi del mondo dello spettacolo, della musica e del cinema. Nel 1985 lottando contro il nucleare e per i diritti umani l’allora Partito Radicale elegge in Parlamento, seconda solo al leader maximo Pannella, Ilona Staller, ovvero Cicciolina. E nel 1987 ecco arrivare il referendum, vinto, contro la localizzazione delle centrali nucleari. Di quel lotto fa parte anche il referendum sulla responsabilità civile dei giudici, vinto, espressione diretta della battaglia dello storico volto della Rai tv. Enzo Tortora, diventato prima deputato poi europarlamentare dei radicali dopo che nel 1983 era stato arrestato e detenuto in carcere con l’accusa, poi rivelatasi infondata, di associazione a delinquere di stampo camorristico.
Altro storico volto dei Radicali è Vasco Rossi che pochi giorni fa ha rinnovato la tessera per sé, per la moglie e per il figlio: “Sono iscritto al Partito Radicale da vent’anni”, aveva già spiegato il Blasco nell’ottobre del 2012, “Penso che sia l’unico partito serio e che fa le battaglie necessarie, porta avanti le grandi battaglie sociali. Purtroppo siamo tre gatti. Noi cerchiamo di convincere altri, ma si vede che la maggioranza… la maggioranza à la maggioranza”. Il cantante di Zocca nei mesi della rinascita dopo il lungo stop del 2011 era tornato spesso su uno dei cavalli di battaglia che lo avevano avvicinato al partito di Pannella, la depenalizzazione delle droghe leggere: “La legalizzazione non cancellerebbe la droga dal mondo ed esisterebbe comunque un mercato nero. Ma sarebbe una soluzione che toglierebbe almeno molti dei problemi legati alla tossicodipendenza”. L’apoteosi vip per i radicali si concretizza nel 1993 con la presentazione del Partito radicale Transanazionale e una perorazione shakesperiana addirittura di Vittorio Gassman (“questo partito si candida come efficace soluzione per i disastri del mondo, contro l’inerzia di gran parte delle istituzioni internazionali”) e, dietro di lui, una compagnia di giro di tutto rispetto: Paolo Villaggio, Renato Zero, Renato Pozzetto, Renzo Arbore, Ennio Morricone, Corrado Guzzanti, Mario Monicelli, Alberto Lattuada, Gianni Minoli, Ricky Tognazzi, Sergio Castellito e Oliviero Toscani.
Se poi si volesse andare indietro nel tempo Maurizio Costanzo si candidò, senza successo, nel 1976 con i Radicali per entrare in Parlamento. Leonardo Sciascia nel ’79 fece lo stesso e vinse un seggio. Altrettanto vincenti con uno scranno radicale a Montecitorio ci furono nell’83 Toni Negri e nell’87 il cantante Domenico Modugno. Anche l’appena scomparso Arnoldo Foà negli anni sessanta entrò in consiglio comunale a Roma nelle file dei radicali. Senza dimenticare due storici poeti ed intellettuali del secolo scorso: Eugenio Montale e Pier Paolo Pasolini; quest’ultimo poco prima di venire assassinato all’Idroscalo nel novembre del ’75 dichiarò: “Dovete continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa a essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare”.