Il ministro Bonino renderà noto solo domani il luogo in cui avverrà il passaggio del materiale per lo smaltimento dell'arsenale di Damasco. Gioia Tauro, Cagliari e La Maddalena i centri in allarme. Nel frattempo nell'arcipelago sardo Saremar aveva previsto il blocco della circolazione dei passeggeri e una delle sue navi si era preparata al trasporto di "materiale esplosivo"
Una nave carica di armi chimiche siriane è in arrivo in Italia, ma non si sa in quale porto. Gioia Tauro, Cagliari e La Maddalena sono tra i centri maggiormente in allarme in queste ore. Intanto nell’arcipelago della Sardegna, i tunnel di Guardia del Moro, usati per ospitare materiale bellico della Nato, sono stati liberati. E domani, secondo le comunicazioni del 14 gennaio, dall’isola di Santo Stefano a Palau sarebbe dovuta arrivare una nave della Saremar carica di “materiale esplosivo” (come specificava la compagnia di navigazione in un comunicato). Tentativo di fermare il traffico passeggeri, abitanti della zona non avvisati e il governatore Cappellacci costretto a bloccare l’operazione. Potrà essere solo una coincidenza, ma l’arrivo della nave dalla Siria e i movimenti (con pochissime informazioni) in corso alla Maddalena hanno creato preoccupazione e sospetti: “Temiamo – denuncia la senatrice del Movimento 5 Stelle Manuela Serra – che sia proprio quella la destinazione delle armi chimiche. Una situazione gravissima. E la cosa peggiore è che la cittadinanza non è stata avvisata di nulla. Che cosa sta succedendo?”.
Nel pomeriggio è arrivata la comunicazione del governatore della Regione Ugo Cappellacci: “La Saremar, compagnia di navigazione che fa capo alla Regione Sardegna, non effettuerà più il trasporto di armi dall’ex base militare di Santo Stefano a Palau. La compagnia navale non presti nessuna collaborazione rispetto ad operazioni che possano essere connesse o anche solo indirettamente riconducibili all’operazione annunciata dal ministro Bonino”. I traghetti della Saremar, che collegano la Sardegna con le isole minori, quindi anche la tratta La Maddalena-Palau, nei giorni scorsi stavano imbarcando alcuni camion militari carichi di armi ancora depositate nella vecchia base di Santo Stefano. “Si tratta”, ha detto a ilfattoquotidiano.it Alessandro Petri, comandante della capitaneria di porto della Maddalena, “di operazioni cominciate già molti mesi fa e che non hanno nulla a che vedere con il carico di armi siriane. Il materiale che è stato estratto dal bunker dell’isola è stato portato a Palau anche con mezzi Saremar e destinato alla distruzione. Per quanto riguarda il materiale chimico proveniente dalla Siria ritengo l’arrivo nelle prossime ore altamente improbabile”.
Il ministro degli esteri Emma Bonino comunicherà in Parlamento quale è il porto prescelto per lo smaltimento siriano. Brindisi, Cagliari, Gioia Tauro e Taranto, alcune delle ipotesi che hanno messo in allarme le regioni. I ministri degli Esteri e delle Infrastrutture, Emma Bonino e Maurizio Lupi, e il direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Ahmet Uzumcu, saranno domani pomeriggio in audizione in Parlamento per spiegare le fasi, in particolare quelle che riguardano l’Italia. Bonino ha infatti spiegato che sarà annunciato alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato (alle 14.15 nella Sala del Mappamondo) il nome del porto italiano che ospiterà le operazioni di trasbordo degli agenti chimici dal cargo danese o norvegese alla nave Usa Cape Ray che poi dovrà distruggerli in mare aperto.
Ma i primi veri movimenti si registrano a La Maddalena e in Sardegna cresce la paura. La senatrice Serra ha depositato una interrogazione urgente a Palazzo Madama. “L’unica certezza”, ha commentato uno degli attivisti sul territorio, “è il fatto che il bunker della Nato di Guardia del Moro è stato gradualmente svuotato dalle armi che conteneva”. E non solo, a far scatenare le preoccupazioni è stata anche la circolare della Saremar, compagnia di navigazione, (e in serata bloccata dallo stesso Cappellacci) che annunciava: “Il 16 gennaio alle 14.40 una nave si sposterà da La Maddalena verso l’Isola di Santo Stefano per imbarcare, verso le 15.10, gli automezzi carichi di esplosivo e trasportarli a Palau”. La paura della senatrice Serra, appunto, è che si stia procedendo per lo stoccaggio del materiale proveniente da Damasco: “L’isola di Santo Stefano”, commenta, “non serve per i militari e serve per il deposito di 100 tonnellate di armi chimiche siriane? La popolazione sarda non può accettare una così grave ingerenza da parte del governo, che ha preso la decisione come altri stati europei, di iniziare la procedura di smaltimento e trasformazione delle armi chimiche e inertizzazione”.
In ogni caso, anche se l’allarme sulla nave siriana si rivelasse eccessivo, resta la paura della popolazione della zona per lo stoccaggio (e questo è confermato) di armi e materiale esplosivo utilizzando navi abitualmente utilizzate per il trasporto civili. I primi movimenti “sospetti”, sono stati segnalati nella mattina di martedì 14 gennaio. “Uno dei traghetti, normalmente utilizzati per il servizio di linea, è stato visto fare la spola tra il porto di Palau e l’isola di Santo Stefano”, ha comunicato il Comitato Gettiamo le basi. Presso il Comune di Santo Stefano è stato indetto un consiglio comunale a oltranza per ottenere spiegazioni.
Il sindaco de La Maddalena Angelo Comiti ha inviato due lettere, una al presidente del consiglio Enrico Letta e una al governatore della Regione Ugo Cappellacci: “È assolutamente inconcepibile”, ha scritto, “che navi della compagnia Saremar, di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna, possano essere utilizzate per operazioni di carattere militare e per di più propedeutiche alla preparazione del sito, finalizzata allo stoccaggio dei materiali pericolosi. In relazione all’autorevolezza e alla veridicità delle mie fonti di informazione, chiedo un immediato intervento, in qualità di Presidente della Giunta Regionale nonché di Assessore ai Trasporti, affinché tale operazione non venga posta in essere”.