Il rimpasto di giunta crea sempre più instabilità nell’amministrazione comunale di Piacenza. Tra “pressioni politiche, pugnalate alle spalle, inadeguatezza del primo cittadino e tradimento dell’amicizia”, tutte definizioni date dagli assessori “scartati” dalla squadra di governo, quella che il sindaco Paolo Dosi aveva annunciato come una “decisione utile per ridare vigore alla nostra azione” si sta tramutando nel caos. Se a questo aggiungiamo che il Sindacato unitario lavoratori della polizia locale (che rappresenta, in sostanza, buona parte degli agenti della Municipale) ha annunciato che non parteciperà alle celebrazioni del patrono San Sebastiano, perché “sono tre mesi che Dosi non ascolta le nostre richieste. Ci gestiscono solo come esattori tramite le multe”, ha detto il segretario regionale Paolo Sarasini e che, secondo i dati sul gradimento dei cittadini, il sindaco è sceso di 5,5 punti percentuali in un solo anno, la frittata è fatta.
Le polemiche sono nate quando era stato annunciato il rimpasto, con la fuoriuscita di quattro assessori rei, secondo Dosi, di rallentare le scelte dell’amministrazione. Ma in pochi hanno preso per buona la motivazione, ricordandosi delle parole dell’ex sindaco Roberto Reggi dopo le primarie: “Ora serve un cambio di passo, gli assessori devono lavorare o via al rimpasto”. Perché alla base c’era la volontà dei nuovi vertici del Partito Democratico piacentino, in mano ai renziani del segretario provinciale Gian Luigi Molinari e cittadino Paolo Sckokai, di dare un “colpo d’ala”, dal nome dato al documento per rilanciare il lavoro in Comune, agli sconfitti alle ultime consultazioni interne. Cuperliani o bersaniani, poco cambia. Fatto sta che gli esponenti più rappresentativi di quest’area sono stati fatti fuori dalla giunta.
Si tratta degli ormai ex Francesco Cacciatore, vicesindaco e tra i più votati alle scorse comunali, l’assessore al Bilancio Pierangelo Romersi, al quale non è bastata la svolta renziana a pochi giorni dal voto, l’assessore al Welfare Giovanna Palladini e all’istruzione Paola Beltrani. E non sono mancate le bordate da parte loro. Cacciatore ha definito il sindaco “inadeguato e teleguidato”, Romersi ha parlato di “padri, padroni e padrini che hanno esercitato pressioni politiche”, Palladini ha ricordato della cena natalizia avuta a casa di Dosi “durante la quale mi regalò il libro ‘L’amicizia pura’. A pensarci oggi fa male ma già allora aveva ricevuto pressioni”. E, infine, Paola Beltrani che ha rotto le riserve solo oggi per segnalare che “ero stata riconfermata, dopo l’uscita dall’Italia dei Valori, proprio per il mio lavoro. E invece scopro di essere stata solo una pedina usata dalla politica”. Scontento dell’operazione persino il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, alle prese con la spending review in vista della soppressione dell’ente. Perché? In solo colpo si è visto tornare di ruolo in via Garibaldi tre dipendenti che graveranno sulle casse.
Cacciatore (dirigente), Palladini (capo ufficio stampa) e Romersi (ufficio bilancio) torneranno infatti ai loro posti di lavoro a stipendio pieno. Una beffa che l’esponente del Pdl vede ripetersi, dopo che tornò nei mesi scorsi anche l’ex segretario del Pd, Vittorio Silva, anch’egli dipendente provinciale. Un clima teso, esploso nel consiglio comunale di lunedì, quando il sindaco si presentò da solo, caricato di tutte le deleghe ancora da distribuire. Gli attacchi arrivarono dalle opposizioni. In testa Tommaso Foti di Fratelli d’Italia: “Una farsa che non ci fa onore. Quando mai un sindaco chiama a fare l’assessore dei consiglieri eletti per poi farli dimettere? È una vergogna”. Seguito a ruota da Paolo Garetti della lista Sveglia: “Questa mancanza totale di responsabilità nei confronti della città mi urta come cittadino”. E poi Marco Colosimo di Piacenza Viva che aveva chiesto addirittura le dimisisoni per “incompetenza” e Andrea Gabbiani del Movimento 5 Stelle: “Il Pd è in completo stato confusionale”.
Ma le critiche, con la minaccia di far mancare il loro sostegno, arrivarono anche dai Moderati per Dosi, lista che, dal nome, si richiamava direttamente al primo cittadino: “Non ci sentiamo più parte di una squadra. Non sapevamo nulla del rimpasto, abbiamo appreso tutto dalla stampa. Provo imbarazzo e d’ora in poi ogni nostro voto sarà slegato dagli accordi elettorali”. Ma chi sono i nuovi assessori, che dovrebbero d’ora in poi garantire una migliore efficienza? Anche qui i mal di pancia per le scelte non sono mancati. Francesco Timpano, designato come vicesindaco, era già stato nell’occhio del ciclone nei mesi scorsi per “scarsa produttività”, che strideva con l’assessorato ricoperto alla Promozione e Sviluppo del territorio. Giorgio Cisini, renziano, ex responsabile organizzativo del Pd locale, era presidente dell’Acer (l’ente che gestisce le case popolari) e la sua carica, che dovrà lasciare è incompatibile con l’acquisito assessorato ai Lavori pubblici. Stefano Cugini, odierno responsabile organizzativo del Pd (sotto la cui gestione il partito è arrivato allo spiacevole record di avere più amminisratori che iscritti), ha invece un conflitto di interessi ancor più evidente: dipendente di Unicoop dovrà dimettersi per prendere in mano l’assessorato al nuovo Welfare. Luigi Gazzola, segretario dell’Italia dei Valori, già assessore nella precedente giunta Reggi, consigliere provinciale e non certo un volto nuovo. A lui è andato l’assessorato al Bilancio ma in questo modo è stato recuperato il voto in aula del consigliere Idv Samuele Raggi, che finora non aveva sostenuto la maggioranza. Infine il consigliere comunale Giulia Piroli, cuperliana di ferro, con poca o nessuna esperienza amministrativa, che fino all’altro ieri scriveva (in un comunicato ufficiale) che “la forte richiesta di una politica rinnovata non può ridursi semplicemente ad un cambio di assessori per affermare equilibri tra correnti interne. Chiediamo quindi che la ridistribuzione di deleghe e il cambiamento nella composizione della giunta siano immediatamente fermati”. A lei è andato l’assessorato all’Istruzione.
Oggi, poi, era attesa la prima riunione di questa giunta “pacificata” e finalmente “produttiva” ma, neanche a pochi minuti dall’inizio, sono arrivate le divisioni. Riguardano il servizio idrico integrato, per il quale il sindaco si è speso molto e che sarebbe pronto a portare in aula a breve ma che vede contrari l’assessore all’Ambiente Luigi Rabuffi (Rifondazione comunista) ed il nuovo arrivato Gazzola. Insomma se in viale Risorgimento, sede del Pd a Piacenza, i renziani possono esultare per l’operazione che con un “colpo d’ala” ha spazzato via dal Comune gli esponenti cuperliani e bersaniani più influenti, pare proprio che, in perfetto stile italiaco, sia cambiato tutto per non cambiare nulla.