L'esponente di Forza Italia è stata querelata un anno fa per aver dichiarato durante un faccia a faccia televisivo con Antonio Ingroia una serie di falsità sul conto di Roberto Soffritti, allora candidato con Rivoluzione civile, accusato di essere, tra le altre cose, "colluso con la mafia". Tutto il Parlamento europeo di cui la donna fa parte ha però votato uno "scudo" per bloccare le cause. "Tutela della libertà di parola"
Il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha approvato con larga maggioranza per alzata di mano la richiesta di immunità per Lara Comi, esponente di Forza Italia querelata un anno fa per diffamazione aggravata dall’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti.
In diretta televisiva nel corso della puntata “Impresentabili” di Servizio Pubblico, la Comi, durante un faccia a faccia con Antonio Ingroia, aveva estratto dal suo cilindro una sequela di falsità sul conto di Soffritti, tesoriere nazionale del Pdci allora candidato in Calabria con la lista Rivoluzione civile. Inciampando più volte sul curriculum del ferrarese, l’europarlamentare, 30enne con laurea specialistica sulla tesi ‘L’organizzazione di una società calcistica: il caso A.C. Milan’, lo aveva definito “colluso con la mafia”, artefice del fallimento della Coop costruzioni (che in realtà si chiama Coopcostruttori) nonché imputato in processi non meglio precisati. Peccato che Soffritti non fosse nemmeno indagato. E lasciarsi definire “persona poco limpida”, “con un background di tipo mafioso”, “che ha fatto fallire la Coopcostruttori”, “imputato per questi fatti” e “condannato” non gli è andata a genio. Tanto che diede mandato ai suoi legali per procedere per diffamazione aggravata in sede penale e per il risarcimento danni (750mila euro) in sede civile.
Ora entrambe le cause potrebbero venire bloccate dalla decisione di Bruxelles, che si basa sulla relazione dell’ambientalista austriaca Eva Lichtenberger che ha ricordato ai colleghi come “il principio sotteso all’immunità parlamentare è la libertà dei membri di discutere su materie di interesse pubblico senza essere obbligati a modellare le loro opinioni in modo da renderle accettabili o inoffensive per chi le ascolta, senza temere, in caso contrario, di essere citato in giudizio”.
Che le offese pubbliche, gratuite e, per di più, inventate possano essere coperte dall’immunità parlamentare rientra tra i dubbi dell’avvocato di Soffritti, Alberto Bova, che non ha remore nel definire quanto avvenuto “una vergogna”. “Dopo episodi come questi ci chiediamo ancora come mai la gente non abbia più fiducia nelle istituzioni?”.