“Con l’agenda Kyenge abbiamo fatto un grande colpo di comunicazione”. Gli accessi al sito de La Padania sono letteralmente schizzati alle stelle e anche in edicola le vendite sono andate oltre le aspettative. Aurora Lussana gongola e si gode il risultato della efficacissima trovata comunicativa di questo inizio 2014: “La nostra rubrica è stata pensata come un trappola per gli indignati di professione, pensatori e commentatori di sinistra, che vivono di retorica antirazzista – ha spiegato la Lussana -, una trappola tanto evidente che non speravamo di riscuotere tutto questo successo. Invece hanno abboccato tutti, senza esclusione”.
Effettivamente se ne è parlato ovunque. In tv, in Parlamento, ma anche fuori dall’Italia, con toni per nulla concilianti, ma il direttore de La Padania respinge le accuse di razzismo rivolte alla sua testata. “Il ministro è un bersaglio politico – spiega -, sul mio giornale non ci sono attacchi beceri e razzisti. Con Cecile Kyenge ci siamo anche scambiati gli auguri di Natale, le critiche che le muoviamo sono legittime e argomentate. Non dimentichiamoci che noi siamo un organo di opposizione, la critichiamo sulla sua propaganda immigrazionista, non ci sono accenni al colore della pelle, alla sua origine o motivazioni meno che politiche. Io sono direttore di questo giornale e di questo sito, mi dimetterei immediatamente se qualcuno provasse la pubblicazione di agende private o di attacchi di basso livello”. Forse è vero che sulla Padania non compaiono insulti razzisti, ma è innegabile che il ministro dell’Integrazione abbia subito, per bocca o per mano di esponenti o militanti leghisti, delle vere e proprie aggressioni (banane, oranghi e via di questo passo): “Gli attacchi di basso profilo alla Kyenge ci sono stati ma sono fuori dal perimetro della politica, gli stupidi sono ovunque e certi comportamenti non vengono certo avallati dal partito. Mi auguro che lei possa continuare a fare tutti i tour che vuole e che possa continuare a dire tutto quello che pensa in piena sicurezza, ma io allo stesso modo voglio la libertà di fare il mio lavoro di giornale d’opposizione, rimarcando il mio pensiero e il mio appello contro lo ius soli”.
A La Padania, insomma, la Kyenge non viene attaccata per il colore della pelle: “La attacchiamo perché è nera? Significa che chi la difende lo fa solo perché è di colore, la usano come una Madonna per la propaganda antirazzista. Eppure lo sanno anche loro (i benpensanti di sinistra, nda) che l’emergenza di questo Paese è un’altra, non sono i leghisti”. L’emergenza di cui parla Aurora Lussana è quella dell’occupazione che, dal nord a sud, interessa tutta Italia. “Dalle mie parti c’è un disoccupato, un esodato o un cassintegrato per ogni famiglia e non era mai successo nella storia, in questi giorni le statistiche dicono che viene commesso un furto al minuto. È fin troppo evidente che i drammi sono altri, non le nostre accuse alla Kyenge, ma i ben pensanti si ostinano a perdere il fiato per le loro accuse borghesi ad un piccolo giornale di partito. Se davvero dovessero organizzare una manifestazione contro razzismo ci farebbero un grande regalo, un favore immenso a tutta la Lega. La gente è stanca e vuole risposte sui problemi concreti, non vuole le barricate a difesa di un ministro che viene criticato sul suo operato”.
Secondo quanto racconta il direttore, l’idea dell’agenda Kyenge è nata con “il consueto spontaneismo” che contraddistingue la Lega, durante una riunione attorno a un tavolo, alla presenza del segretario Matteo Salvini: “Abbiamo pensato di attrarre attenzione sul quotidiano per dare massimo risalto alla battaglia che stiamo portando avanti sul decreto svuota carceri. Infatti anche sabato, quando tutti si aspettano contestazioni alla Kyenge noi saremo fuori dai cancelli di San Vittore per dire la nostra su quel tema che ci sta molto a cuore e che tutti fingono di ignorare”.