Nello scalo calabrese circa 560 tonnellate di arsenale siriano saranno trasbordati sulla americana Cape Ray. I sindaci del posto pensano a un'ordinanza per impedire l'accesso all'imbarcazione, ma Lupi replica: "Non chiuderà". Il direttore Opac spiega che l'operazione si terrà entro metà febbraio. Annunciati sit in di protesta. Ieri le mobilitazioni alla Maddalena dopo lo svuotamento dei bunker della Marina Militare
E’ il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo della nave danese Ark Futura. La conferma della notizia, che circolava già in mattinata, è arrivata nel primo pomeriggio per bocca dei ministri Maurizio Lupi ed Emma Bonino, che hanno parlato alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Dalla militarizzata proveniente dalla Siria, circa 560 tonnellate di armi chimiche depositate in 60 container transiteranno sui terminal dello scalo calabrese per essere trasbordate sulla nave americana Cape Ray. Nel pomeriggio è previsto un vertice tra i sindaci di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, i comuni su cui ricade l’area del porto. ”Non escludo che si possa arrivare anche a un’ordinanza di chiusura del porto”, ha detto Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine. “Siamo pronti – avverte – a mobilitare tutta la Piana di Gioia Tauro”. Una minaccia cui risponde a stretto giro lo stesso Lupi. “Il porto di Gioia Tauro non chiude“, ha annunciato, altrimenti “occorre farlo per le operazioni analoghe che vi si svolgono tutto l’anno. Anche in questo preciso momento si sta lavorando” a materiali chimici nello scalo calabrese.
video di Lucio Musolino
I dettagli dello smaltimento. Dopo il passaggio sulla Cape Ray, gli agenti chimici saranno distrutti in acque internazionali, mediante idrolisi a bordo della nave stessa, equipaggiata con due appositi impianti e sulla quale viaggeranno 35 marine e 64 esperti chimici dell’Army’s Edgewood Chemical Biological Center. La Germania smaltirà 370 tonnellate di scorie prodotte dallo stesso procedimento di distruzione eseguito sulla Cape Ray. La Gran Bretagna distruggerà a sua volta altre 150 tonnellate di agenti chimici della categoria più pericolosa sul proprio territorio. Per i “rifiuti” derivanti dalla distruzione degli agenti meno pericolosi, l’Opac ha indetto una gara d’appalto internazionale destinata alle industrie chimiche civili. Nessuna sostanza tossica verrà gettata in mare, ha garantito Uzumcu, spiegando che “è proibito dalla Convenzione sulle armi chimiche” e che “ispettori Opac saranno a bordo della Cape Ray per tutto il tempo dell’operazione”.
Lupi: “Garantita la sicurezza, i container non toccheranno terra”. “Gioia Tauro non chiude, ma come fa a chiudere!?“. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, rispondendo alle domande dei giornalisti replica agli amministratori locali calabresi. “Se bisogna chiudere il porto, allora occorre farlo per le operazioni analoghe che vi si svolgono tutto l’anno”. E ancora, “l’operazione si svolgerà secondo gli impegni assunti dall’Italia in sede Onu, ed è stata studiata per essere realizzata in condizioni di sicurezza e secondo gli standard qualitativi previsti in ambito internazionale”. Il trasbordo “rientra nelle normali prassi di pericolosità di altre operazioni che si svolgono nei porti italiani, che sono in generale dotati di strutture e mezzi che garantiscono la più assoluta sicurezza“, precisa il titolare dei Trasporti, aggiungendo che “il porto di Gioia Tauro è stato scelto per allontanarci il meno possibile dal mar Mediterraneo centrale”. In quanto alle armi chimiche siriane, si tratta di “560 tonnellate in circa 60 container, una quantità di merci pericolose gestibile per Gioia Tauro”, conclude Lupi. Il trasbordo delle armi chimiche siriane da un cargo alla nave Usa Cape Ray avverrà “da nave a nave, mediante la movimentazione di 60 container con appositi rotabili e quindi “senza lo stoccaggio” dei container a terra.
video di Manolo Lanaro
Bonino: “Coerenti con soluzione politica del conflitto siriano”. Sul tema interviene anche il ministro degli esteri Emma Bonino. “Si tratta della più importante operazione di disarmo negli ultimi dieci anni”, ha spiegato la titolare della Farnesina. “L’offerta di un porto italiano si inserisce nella linea seguita fin dall’inizio dal governo italiano di soluzione politica del conflitto in Siria”. Lo sforzo internazionale di distruggere le armi siriane potrà essere, secondo il ministro, “l’inizio per arrivare a una zona del Medio Oriente priva di armi di distruzione di massa”. La titolare della Farnesina fa sapere che nella decisione “sono stati consultati anche l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, il ministro dell’Interno e della Difesa oltre a quello dei Trasporti”. Ad oggi, rende noto il ministro, “solo una parte dei container” contenenti gli agenti chimici siriani sono stati caricati sul cargo danese che si trova nel porto siriano di Latakia, “gli altri devono arrivare”. Le risponde a stretto giro la senatrice M5S Maria Mussini, membro della Commissione Esteri di Palazzo Madama: “Dopo aver concesso l’utilizzo logistico del porto di Gioia Tauro e partecipando così attivamente ad una soluzione diplomatica del conflitto siriano, è ora fondamentale che l’Italia sia invitata a partecipare ai colloqui di Ginevra 2“.
Direttore Opac: “Operazione singola, si svolgerà a inizio febbraio”. Voglio ringraziare l’Italia per il suo generoso contributo, fornito mettendo a disposizione un porto italiano”, ha detto il direttore generale dell’Opac, Ahmet Uzumcu, davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. L’Italia, ha ricordato Uzumcu, ha messo a disposizione della comunità internazionale per il completamento dell’operazione, oltre al porto di Gioia Tauro, anche un contributo di 3 milioni di euro e l’impiego di un aereo militare. L’operazione di trasbordo delle armi chimiche siriane in Italia è “singola, non si ripeterà”, e si svolgerà “all’inizio di febbraio, in ogni caso entro la prima metà del mese. E la distruzione nei successivi due mesi”.
Palazzo Chigi: “Italia impegnata per la pace, operazione sicura”. “In linea con lo storico impegno del nostro Paese a sostegno della pace e della sicurezza internazionale, tale sforzo costituisce un contributo concreto e imprescindibile a garanzia della stabilità e della sicurezza nella regione mediterranea e mediorientale”. Lo sottolinea una nota di palazzo Chigi sul passaggio nel porto di Gioia Tauro delle armi chimiche siriane. “L’operazione, che verrà completata in breve tempo, sarà svolta secondo i più alti standard di sicurezza e di tutela dell’ambiente, presso strutture specificamente attrezzate”.
La rivolta dei sindaci: “La gente pronta con i forconi”. La decisione della Farnesina provoca però la reazione dei sindaci locali, tra cui quello di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. “Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone”, avverte il primo cittadino gioiese. “E’ gravissimo. Forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia”. E anche l’Italia dei Valori scende in piazza: “Giù le mani dai porti italiani” è il messaggio. Un sit-in è stato organizzato anche a piazza Montecitorio per dire no al trasbordo di armi chimiche siriane nei porti italiani. Presidi dell’Idv sono operativi anche nei porti che potrebbero essere interessati dall’operazione: Augusta, Brindisi, Maddalena e la stessa Gioia Tauro. “Dicono che le attività di trasferimento delle armi siriane necessitano 48 ore – dice il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina – ma, secondo noi, ci vorranno tra i 45 ed i 90 giorni”, aggiunge.
Sfumata l’ipotesi Sardegna. Ieri si erano moltiplicate le mobilitazioni in particolare all’isola della Maddalena, nel nord della Sardegna. Coincidenza, infatti, aveva voluto che proprio nei giorni scorsi fosse conclusa un’operazione di svuotamento dei bunker della Marina Militare all’isola di Santo Stefano (vicina alla Maddalena e di fronte a Palau) con materiale esplosivo trasferito in Sardegna per poi essere destinato alla distruzione. Tuttavia in serata erano arrivate garanzie dalla Capitaneria di Porto della Maddalena: “L’ipotesi è priva di fondamento – aveva detto il comandante – e la consideriamo altamente improbabile”. E infatti oggi, a poche ore dall’audizione sull’argomento del ministro degli Esteri Emma Bonino in Parlamento, ecco che si chiude la “caccia” alla nave danese. Il mistero si era accresciuto ora dopo ora anche perché il segnale Ais (il sistema di identificazione automatica) della Ark Futura aveva trasmesso il suo ultimo segnale a fine dicembre nelle acque di Cipro (e così appariva infatti dopo le verifiche del fattoquotidiano.it).