Esulta l'Usigrai, che parla di "merito e trasparenza", mentre le altre sigle sindacali denunciano il "ritardo gravissimo" con cui la selezione pubblica è stata organizzata e lo stato di "collasso" della capacità produttiva interna
La Rai apre all’ingresso di nuovi giornalisti in azienda. L’Usigrai (Unione sindacale dei giornalisti Rai) ha siglato con Viale Mazzini un accordo per una selezione pubblica per cronisti. La selezione sarà aperta a tutti, senza pre-requisiti se non quello di essere giornalisti professionisti, che saranno valutati sulla base di prove professionali con un’attenzione all’innovazione tecnologica, dei titoli di studio e formativi. L’avviso sarà pubblicato entro il 24 febbraio. Al termine sarà definito un bacino di reperimento di validità triennale con cento giornalisti.
“E’ la Rai che ci piace. E’ la Rai che vogliamo – commenta l’esecutivo Usigrai -. La selezione era uno dei cardini dell’accordo sindacale firmato a luglio dall’Usigrai”. Il sindacato rivendica di avere indicato la via di “merito e trasparenza, veri pilastri del servizio pubblico”.
Ma altre sigle sindacali – Slc, Fistel, Uilcom, Ugl Tlc e Snater – pongono l’accento sui sette mesi trascorsi tra la stipulazione dell’intesa e la sua messa in atto. “A sette mesi dalla firma dell’accordo che doveva portare ad una regolazione del mercato del lavoro – scrivono i sindacati -, ad un cambiamento generazionale mediante l’uscita volontaria del personale più anziano e l’assunzione di giovani, la Rai, a fronte dell’uscita di 400 lavoratori (nella maggioranza maestranze fondamentali per il processo produttivo) non ha assunto un solo giovane attraverso selezione pubblica di apprendisti. Questo, oltre a segnare un ritardo gravissimo nell’applicazione dell’accordo tra le parti, sta mettendo in discussione la capacità produttiva interna. Interi reparti dei centri di produzione e le sedi regionali sono ormai al collasso“.
E ancora, “l’uscita di specifiche professionalità sta portando molte attività ad essere assegnate all’esterno con un forte incremento di appalti sostitutivi, proprio laddove vigeva una grande tradizione aziendale. Manca il confronto tra le parti proprio sul tema degli appalti nonostante questo sia previsto dal contratto: colpisce che la Rai non sia disponibile a fare chiarezza sui costi e sulle aziende che sono impegnate in tali attività per conto del servizio pubblico”.