Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, difende a spada tratta il decreto Imu-Bankitalia consegnato dal Senato alla Commissione Finanze della Camera per la conversione in legge. I tempi sono stretti e non mancano le tentazioni “interventiste” soprattutto sulle norme che riguardano il capitale della Banca d’Italia: come quella esplicitata dallo stesso presidente della commissione, Daniele Capezzone di Forza Italia che chiede di stralciare le norme sull’istituto che comporteranno lauti guadagni soprattutto per Intesa Sanpaolo e Unicredit. Critiche anche da Sel e da M5S che dice “giù le mani da Bankitalia”. 

L’ex direttore generale della Banca Centrale sostiene però che una modifica al provvedimento ora “genererebbe incertezze”, anche perché un recente emendamento targato Pd stabilisce la retroattività al 2013 della rivalutazione del capitale della Banca a 7,5 miliardi di euro, che significa la possibilità per gli azionisti di inserire il guadagno contabile già nei bilanci dell’esercizio che si è appena concluso. Saccomanni chiede quindi di approvare le norme così come sono, oltretutto già modificate dal Parlamento in sede di esame a Palazzo Madama. Il ministro, quindi,  apre a possibili modifiche su alcune norme, ma, sottolinea, solo successivamente.

E soprattutto sostiene che il governo “non ha fatto nessun regalo alle banche”. Neanche nel caso di Mps: i Monti-Bond dice Saccomanni sono “un prestito sul quale la banca paga un interesse del 9%. Un tasso penalizzante per rendere più forte il processo di risanamento”. Quindi “la tutela del risparmio è garantita”. Ammesso ovviamente che la banca toscana sia sempre in grado di onorare i pagamenti perché in caso contrario allo Stato non resterebbe che incassare le azioni di Mps al posto della moneta sonante. Quanto ai soci di via Nazionale  secondo Saccomanni “non c’è un regalo di cose che non erano di pertinenza dei quotisti (banche e altri soggetti partecipanti al capitale ndr) della Banca d’Italia. E’ stato dato loro quello che è stato mantenuto a riserva da Bankitalia”. L’intervento del governo su Bankitalia è servito a “frenare erronee interpretazioni della normativa vigente e ingiustificate aspettative sugli impianti che la rivalutazione avrebbe potuto avere sulle finanze pubbliche e sulla rivalutazione patrimoniale delle banche”, sostiene. 

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