A poche settimane dall'emissione del prestito convertendo il gruppo lancia un nuovo bond. E prepara l'integrazione dei multiplex televisivi con le tv di De Benedetti
Chi si aspettava dal consiglio di Telecom uno scossone sul fronte del governo societario per evitare conflitti d’interesse resterà deluso. In compenso la società a stretto giro dall’emissione del prestito convertendo da 1,3 miliardi di euro è tornata a chiedere soldi al mercato incassando un altro miliardo in obbligazioni spazzatura. E ha alzato il velo su tutta una serie di altri argomenti: l’emissione di un bond “spazzatura” da un miliardo, l’avanzamento delle trattative d’integrazione tra Telecom Italia Media Broadcasting e Rete A del gruppo editoriale L’Espresso, la conferma del ruolo di presidente vicario al vicepresidente Aldo Minucci, che è anche numero uno dell’Associazione nazionale industrie assicurative, impegnata in queste ore a stracciarsi le vesti per difendere gli interessi delle compagnie sull’Rc auto.
Nessuna novità è invece arrivata sul fronte della possibile cessione della controllata Tim Brasil che, secondo Vito Gamberale, consigliere del socio attivista Marco Fossati, potrebbe valere una somma compresa fra i 15 e i 30 miliardi. Il consiglio di Telecom, che ha approfondito il business brasiliano con numero uno di TIM Participações, Rodrigo Abreu, ha precisato “l’assenza, in questo momento, di progetti, negoziazioni o offerte al riguardo”. Il consiglio di Telecom ha però deciso, su pressione dei soci indipendenti, di “definire una procedura ad hoc (in linea con quella per le operazioni in conflitto d’interesse ovvero con parti correlate), che verrà esaminata il 6 febbraio, per la gestione di ogni eventuale operazione straordinaria riguardante le partecipazioni di Telecom Italia nelle società del gruppo Tim Brasil”.
La questione del conflitto d’interesse farà dunque ancora discutere. E sull’argomento è voluto intervenire anche il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom e componente del cda di Mediobanca che, oltre ad essere socia assieme a Generali, Intesa e Telefonica di Telco, la holding di controllo di Telecom, è anche consulente nell’operazione di integrazione dei multiplex di Telecom Italia Media Broadcasting con L’Espresso. Partita, quest’ultima, che secondo Il Messaggero, prevede la creazione di una nuova società in cui Telecom avrà il 70% e il partner il 30% nell’ambito di una transazione da 300 milioni di euro cui potrebbe essere interessato anche il fondo della Cassa Depositi e Prestiti F2i che è guidato dallo stesso Gamberale.
“Non abbiamo mai fatto un processo alle intenzioni di un socio. Il conflitto di interessi non c’è – ha dichiarato il finanziere Ben Ammar – Gli spagnoli sono stati intelligenti a dimettersi per non dare dubbi di nessun tipo”. Indipendentemente dalle future decisioni sul governo societario, il mercato comunque sta già scommettendo sulla cessione della controllata brasiliana come testimoniano i continui guadagni del titolo Telecom in Borsa e il successo nella richiesta delle obbligazioni a sette anni collocate ieri per un controvalore complessivo da 1 miliardo di euro che pagheranno una cedola del 4,5 per cento. Anche a dispetto del fatto che si tratta della prima emissione di bond Telecom dopo che le agenzie di rating Moody’s e Standard & Poor’s avevano abbassato il giudizio sul merito di credito del gruppo a livello junk, ovvero spazzatura.