La procura vuole mandare a processo i presunti responsabili dei collassi del 20 maggio 2012 nelle aziende Ursa di Stellata e Tecopress di Dosso, mentre si prevede un supplemento di indagine in merito alla Ceramica Sant'Agostino
Il terremoto del 20 maggio fece crollare tre capannoni in tre differenti aziende. Sotto quelle macerie morirono quattro persone. La procura di Ferrara vuole ora il rinvio a giudizio per i presunti responsabili dei collassi nelle aziende Ursa di Stellata e Tecopress di Dosso, mentre chiede un supplemento di indagine in merito alla Ceramica S.Agostino. A Stellata perse la vita Tarik Naouk, 29 anni. Il procuratore Nicola Proto chiede un processo per omicidio colposo in concorso per Pierantonio Cerini, 47 anni di Arezzo; Franco Mantero, ferrarese di 60 anni, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Ferrara; Simonello Marchesini, 61 anni, di Castiglion Fiorentino; e Mauro Monti, ferrarese di 50 anni, ingegnere capo della Provincia di Ferrara.
A Cerini, il progettista, il pm Proto contesta l’omissione, o comunque l’esecuzione non esaustiva della verifica delle forcelle di vincolo alle travi e la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di collasso a catena. Una condotta che avrebbe violato le normative in materia, prescritte dal decreto ministeriale del 3 dicembre 1987 che individua i criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni. Vengono poi Mantero, il direttore dei lavori, e Marchesini, legale rappresentante della Stimet, la ditta esecutrice della costruzione. Per loro l’accusa è di aver utilizzato nel collegamento tra i pilastri e le travi perni anziché bulloni, come invece previsto dal progetto. Infine Monti, in qualità di collaudatore, accusato di aver omesso di rilevare durante le operazioni di collaudo sia le violazioni del progettista che le violazioni del direttore dei lavori e della ditta esecutrice.
Secondo la perizia della procura la causa di quel crollo va ricondotta al mancato ‘bullonamento’ delle travi che reggevano il tetto della struttura. Per quando riguarda la seconda inchiesta chiusa, quella su Tecopress dove morì Gerardo Cesaro, il pm Alberto Savino ha chiesto anch’egli il rinvio a giudizio per i tre indagati. Si tratta di Modesto Cavicchi, 65enne di Cento, ingegnere collaudatore dell’opera, Dario Gagliandi, bresciano di 59 anni, ingegnere progettista, calcolatore e direttore dei lavori per le fondazioni della struttura prefabbricata di Dosso, e Antonio Proni, centese residente a Cervia (Ra) progettista generale e direttore dei lavori del fabbricato. Gagliandi avrebbe redatto il documento di progettazione facendo riferimento a una normativa precedente a quella in vigore, omettendo così – sempre secondo la procura – di adeguare il progetto alla norma tecnica successiva (che prevede l’obbligo di verifica delle forcelle di vincolo alle travi e la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di collasso a catena). Proni fece suo il progetto di Gagliandi, senza accorgersi che questi aveva omesso di adeguare il progetto alle nuove norme edilizie, e a sua volta non dispose un collegamento tra tetto e pilastri. Infine Cavicchi, estensore del certificato di collaudo, viene chiamato in causa per aver omesso di rilevare tali violazioni.
Quanto alla Ceramica S.Agostino, infine, la magistratura ha chiesto un supplemento di indagine per verificare un’ipotesi avanzata dal difensore di uno degli indagati. Per i fatti di Sant’Agostino, dove perirono Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, sono indagati l’ingegnere Bruno Luigi Formigoni, 64enne di Magnacavallo (Mn), progettista e collaudatore delle strutture prefabbricate in cemento armato e delle fondazioni dell’edifico crollato, dipendente della ditta Tuzzi di Poggio Rusco, e Andrea Govoni, 57enne di Cento, ingegnere progettista deputato alla concessione edilizia e dipendente della Ceramica Sant’Agostino. Il pm Savino ha disposto un supplemento di perizia in seguito alla osservazioni memoria difensiva presentata da legali e consulente di Formigoni, che sostengono che il crollo della struttura che seppellì i due operai fu provocato da una variante avvenuta nel 2002, che tolse all’edificio la necessaria resistenza antisismica. La procura ha chiesto al proprio consulente, l’ingegnere Claudio Comastri, di verificare la validità di questa suggestione.