Il reato è di “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. Scrissero dell'iscrizione al registro degli indagati di Giovanni Errani, fratello del governatore dell'Emilia Romagna
Tre giornalisti bolognesi sono stati condannati per avere pubblicato nel 2010 la notizia, vera, di un’inchiesta a carico di Giovanni Errani, fratello del governatore dell’Emilia Romagna, Vasco. I cronisti Paola Cascella di Repubblica Bologna, Gilberto Dondi del Resto del Carlino e Gianluca Rotondi del Corriere di Bologna, sono stati infatti raggiunti da un decreto penale di condanna, richiesto dalla Procura della Repubblica e concesso dal giudice Mirko Margiocco. L’ammontare della pena, la cui richiesta è stata controfirmata dal procuratore capo Roberto Alfonso, è simbolico, 129 euro, ma è stata già preannunciata da parte degli interessati la volontà di fare ricorso per andare eventualmente a un processo pubblico, non previsto in caso di semplice decreto. “Tre condanne senza senso”, le ha definite l’ordine dei giornalisti regionale.
Il 22 agosto 2010 le tre testate cittadine scrissero dell’iscrizione al registro degli indagati di Giovanni Errani. L’accusa nei suoi confronti era di avere truccato le carte al fine di ricevere un milione di euro dalla Regione guidata da suo fratello, per la costruzione di una cantina da parte della sua coop Terremerse. Quel milione (che dopo anni la Regione chiese indietro), aveva poi messo nei guai anche lo stesso presidente Vasco Errani. Il governatore infatti presentò in Consiglio regionale e alla stessa Procura della Repubblica una memoria scritta per difendersi dalle accuse politiche dell’opposizione su quella vicenda. Tuttavia alcuni dati riportati su quella relazione lo portarono a essere accusato di falso ideologico. Il governatore poi è stato assolto in primo grado e ora si attende l’appello.
Per Giovanni Errani invece il dibattimento si aprirà a marzo 2014. Quando i tre giornalisti riportarono la notizia il 22 agosto 2010, la vicenda Terremerse era stata già resa nota un anno prima, nel 2009, da un consigliere regionale di opposizione e dal quotidiano Il giornale. Che vi fosse una inchiesta a carico di Giovanni Errani era dato per scontato in città, anche se l’indagato non era stato ancora formalmente avvisato. Tuttavia la ‘rivelazione’ non andò giù alla Procura e, nonostante nessuno dei due fratelli Errani abbia mai sporto querela, le indagini contro la stampa partirono lo stesso. Rotondi, Cascella e Dondi sono stati condannati per “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”.
Durissimo è stato il commento dell’ordine dei giornalisti: “I fatti risalgono a quasi tre anni fa, ma la ‘dura punizione’ arriva solo ora quando già la vicenda è stata raccontata in lungo e in largo. I giornalisti condannati non si sono certo inventati la notizia dell’apertura delle indagini per la vicenda Terremerse. È certo che qualcuno gliel’ha rivelata. Ci auguriamo dunque che la Procura, così solerte nel perseguire i giornalisti per aver svolto bene il loro mestiere, lo sia stata altrettanto nel ricercare la fonte che ha indotto la fuga di notizie. Tre anni di tempo dovrebbero essere stati più che sufficienti”. Poi la nota dell’Ordine prosegue: “In ogni caso, l’attribuzione di reato di ‘pubblicazione arbitraria’ non è giustificata di fronte al diritto-dovere del giornalista, una volta che ne sia entrato in possesso, di informare i propri lettori su una notizia che aveva un indiscutibile carattere di interesse pubblico. E non facciamo (o non dovremmo mai fare) distinzione tra il ‘potente di turno’ e il povero cristo’”.