Ospite delle "Invasioni barbariche" su La7, il segretario democratico ufficializza l'incontro col Cavaliere sabato 18 nella sede del Pd. Sulla riforma del sistema di voto dice: "Sto mettendo la mia faccia su una cosa che non sono riusciti a fare quelli di prima". Ricorda che il governo non è andato avanti sulle riforme, ma minimizza le tensioni col presidente del Consiglio: "Facciamo un hashtag: 'Enrico stai sereno, vai avanti'"
Matteo Renzi sfida il partito e alle Invasioni Barbariche su La7 annuncia che porterà il pregiudicato Silvio Berlusconi nella sede del Partito democratico per discutere di legge elettorale. Proprio quello che la sinistra del partito non voleva. Berlusconi “lo vedo sabato pomeriggio alle 16, alla sede del partito”, ha detto il sindaco di Firenze. In quelle stanze, scherza, ce n’è una “grande, dove c’è anche un quadro con Che Guevara e Fidel Castro che giocano a golf”. Si fiderà di lui? “Vediamo”, dice il segretario, che ha svelato anche la composizione delle due delegazioni: “Per Forza Italia ci sarà Berlusconi e Letta zio, con me ci sarà Lorenzo Guerini“, portavoce della segreteria Pd.
Una decisione che, già prima di essere ufficializzata, aveva già fatto sorgere le prime polemiche. E prima dell’ipotesi Berlusconi, il partito si era spaccato sulla piattaforma elettorale del sistema spagnolo su cui il bersaniano Alfredo D’Attorre era stato perentorio: “Non lo votiamo”. Ma Renzi replica su La7: ”E’ il solito giro di persone come D’Attorre che non si ricordano che un mese fa i cittadini mi hanno chiesto di fare velocemente e lui non dovrebbe mettere i bastoni tra le ruote”. E ricorda: “Un mese fa 3 milioni di italiani hanno votato per le primarie. Chi ha votato per me lo ha fatto non perché si è innamorato di me ma lo ha fatto nella logica dell’ultima spiaggia. Insomma ha detto: proviamo sto Renzi… non hanno chiamato il salvatore della patria. Hanno detto: proviamo Renzi perchè poi ci resta solo il Mago Otelma…”.
La legge elettorale e il dialogo con il leader di Forza Italia è al centro dell’intervista di Daria Bignardi. “A me va bene qualsiasi legge elettorale che dia certezze a chi vince e non dia ai partitini potere di ricatto. Credo che si possa chiudere su tre, quattro modelli”. Serve, ha aggiunto Renzi, una legge elettorale “in cui chi vince risponde ai cittadini, ecco perché è importante che Forza italia decida”, perché è il secondo partito italiano. Poi specifica: “Non mi interessa nemmeno una legge elettorale” che favorisca il Pd ma cambiare il sistema, “sto mettendo la mia faccia su una cosa che non sono riusciti a fare quelli di prima”.
Il sindaco di Firenze parlerà al Cavaliere anche della riforma del Senato per il superamento del bicameralismo perfetto. “Vediamo se domani Berlusconi ci sta”, ha detto, auspicando un accordo ampio su questo fronte perché “sennò da solo le riforme non si fanno”.Il segretario Pd sa che “Berlusconi non è uno dei tanti, non prendiamoci in giro”. Ma spiega: “Non ho paure delle mie idee. Per 20 anni – osserva – la sinistra è stata subalterna culturalmente a Berlusconi. Io, nel rispetto totale che ho, penso che ci siano 7-8 milioni di italiani che continuano a votare Fi e Berlusconi, ma è un problema che riguarda chi lo sceglie. Le riforme elettorali di fanno con chi rappresenta i partiti”.
Sottolinea inoltre che “le regole si fanno insieme per evitare di fare insieme i governi. Questa legislatura ha segnato il fallimento della riforma costituzionale, dell’elezione del presidente della Repubblica, l’arrivo delle larghe intese poi diventate medie e ora striminzite perché non siamo riusciti a fare il governo. E’ ora di fare cose concrete”. “A me – ha aggiunto a fine intervista – hanno insegnato ‘male non fare, paura non avere’. Sto facendo una cosa trasparente per dare all’Italia una politica più civile. Voglio fare le regole con Berlusconi, proprio per non fare più un governo con Berlusconi“.
Riafferma convinto che “in questi 9 mesi il governo sulle riforme non ha fatto passi avanti, e se chiudo gli occhi e penso a cosa ha fatto il governo mi viene in mente l’Imu“, ma minimizza anche le tensioni con Enrico Letta e il suo governo. “Facciamo un hashtag: ‘Enrico stai sereno, vai avanti‘”, scherza, e riconosce al presidente del Consiglio di essere “il più grande in assoluto” e di stimarlo “moltissimo” quando “si occupa di politica estera“. Evidenzia il bisogno di andare avanti con le riforme che finora “sono andate al rallentatore” e, prosegue, “quando sono venuto a Roma mi sembrava che tutto andasse alla moviola, ma ora acceleriamo, ora corriamo”. Poi, incalzato da Bignardi, si dice favorevole alla civil partnership che riguarda le coppie gay – diverse dai conviventi non sposati che “hanno la possibilità di sposarsi” e ricorda l’urgenza dello ius soli, sottolineando che “il tema dei diritti civili non è di serie B” e dissociandosi da “Alfano che dice che sullo ius soli bisogna essere prudenti”.
Quanto alla liberalizzazione delle droghe leggere, per ora la posizione del segretario è chiara. “Per me ora è un no. Lo dico in modo secco, poi si vede”, aggiungendo subito però che, “oggi la questione è che penalmente le droghe leggere e quelle pesanti sono trattate in modo uguale. Merito di due statisti come Fini e Giovanardi che hanno fatto una legge che ha sostanzialmente avvicinato le droghe leggere alle droghe pesanti. Ma non si può trattarle nello stesso modo, anche se questo non significa liberalizzazione”.