Nella mia trentennale attività medica e psicologica nei servizi pubblici e privati ho visitato centinaia di giovani e genitori che si confrontavano col problema droghe. L’uso di sostanze di vario tipo è molto diffuso, soprattutto nell’adolescenza.

In questi anni della vita è molto frequente passare una fase di intenso rifiuto e odio verso tutte le imposizioni sociali e familiari. C’è inoltre un rapporto ambiguo di ripulsa e attrazione verso l’idea della morte. Nei contesti amicali succede spesso che si sperimenti tutto ciò che è proibito mettendo al contempo a repentaglio la propria vita. Le più frequenti performance adolescenziali sono il correre in auto oltre ogni limite, esercitare sesso in modo compulsivo, bere smodatamente, partecipare a risse e usare droghe.

Si tratta di situazioni normali nel senso etimologico del termine (la maggior parte degli adolescenti sperimenta una o più di questi comportamenti), ma molto pericolose. Con l’auto a duecento all’ora si può morire in un incidente del sabato sera, con l’alcol si può andare in coma etilico, con il sesso compulsivo sono possibili gravissime infezioni. Usando le cosiddette droghe leggere si può andare incontro a crisi depressive o psicotiche. Nel caso delle droghe quali cannabinoidi si crea in pochi mesi dipendenza con comparsa di manifestazioni molto invalidanti che cambiano la personalità e le prospettive di vita. I sintomi più frequenti sono abulia, depressione ricorrente, ansia, se non si usano, mancanza di memoria e concentrazione, irritabilità, mancanza di gioia e voglia di vivere, calo del desiderio sessuale con impotenza.

Cosa ci sia di leggero in queste droghe non lo riesco proprio a capire?  Si tratta solo di una convenzione semantica per distinguerle da altre droghe più pericolose. Per fare un paragone sarebbe come affermare che è più leggero essere investiti da un’auto piuttosto che da un tir.

Forse è leggero l’approccio di tanti adulti che ripensano ai loro momenti adolescenziali e ricordano con nostalgia quella volta che hanno rischiato la vita in auto o l’ubriacatura “storica” della loro adolescenza.

Occorre affermare con forza e determinazione che le droghe cannabinoidi sono molto pericolose e dannose. È chiaro che il dosaggio della sostanza è molto importante perché se diluito determina pochissimi effetti. Credo che, in buona fede, molte persone, basandosi unicamente sulla propria esperienza, affermino “Ma io sono stato bene! Sono stato solo più allegro. È poco più che un bicchiere di vino in termini di effetto” solo perché hanno usato dosaggi omeopatici del prodotto.

I provvedimenti legislativi atti a ridurre il fenomeno (farlo scomparire proprio per le caratteristiche dell’adolescenza è impossibile) sono molto opinabili. Forse occorrerebbe fare prove empiriche per valutarne gli effetti. Ad esempio il carcere per lo spacciatore può darsi che serva come deterrente, ma poco nel momento in cui vi viene detenuto. Servirebbe un lavoro di presa in carico del suo disagio, in quanto quasi sempre è a sua volta tossicodipendente, e di cura in comunità apposite. Può darsi che il proibizionismo abbia scarsa efficacia per cui si potrebbe sperimentare la vendita in farmacia con ricetta del medico per contrastare gli introiti del mercato illegale.

Su questi provvedimenti, con cautela, il legislatore potrebbe intervenire.

Non è però accettabile la “leggerezza” di chi afferma che queste droghe debbano essere usate liberamente.

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