Cinema

Festival di Berlino 2014, edizione protezionista: film cinesi e nessun italiano

La strana formula prevede molti titoli fuori competizione. Molti imperdibili. Tra loro la prima internazionale di "The Monuments Man" di e con George Clooney e l’anteprima mondiale di "The Grand Budapest Hotel", ultima fatica del talentuoso Wes Anderson con un cast stellare

di Davide Turrini

Ci sono quattro tedeschi, tre cinesi, un americano in anteprima mondiale e nessun italiano. Non è l’incipit della storica barzelletta di qualche decennio fa, bensì la line-up ufficiale dei film in concorso al Festival di Berlino 2014, che si terrà nella capitale tedesca dal 6 al 16 febbraio prossimo. Un’edizione ‘protezionista’ con in aggiunta un film di produzione austriaco e ben sei coproduzioni firmate Germania su un totale di 23 titoli in cartellone, sorta di record nazionalista imbattibile perfino per lo sciovinismo francese del Festival di Cannes.

I quattro alfieri di un sempre più meritevole e arrembante cinema tedesco sono: Jack di Edward Berger, Kreuzweg di Dietrich Brüggemann, Zwischen Welten di Feo Aladag, e Die geliebten Schwestern di Dominik Graf. Ad eccezione di Graf, 58enne, molto legato al cinema di genere americano, almeno una ventina i titoli in carniere, le scelte di Dieter Kosslick e soci per mettere in risalto il cinema tedesco sono affascinanti scommesse a partire dall’opera seconda dell’indipendente quarantunenne Feo Aladag, del quarto film della coppia Dietrich e Anna Bruggemann (lui regista e sceneggiatore, lei sceneggiatrice e attrice) e di Edward Berger, importante regista televisivo, tra gli autori della celebre serie poliziesca Tatort.

Usato lo spazio doveroso per il dato oggettivamente preponderante delle produzioni e coproduzioni tedesche in gara, va sottolineata la massiccia presenza di film cinesi (Bai Ri Yan Huo di Yinan Diao, Tui Na di Ye Lou e Wu Ren Qu di Hao Ning), la totale assenza della cinematografia italiana che con il concorso della Berlinale è andata d’accordo solo con l’exploit dei fratelli Taviani – Orso d’Oro 2012 per Cesare deve morire -, e l’arrivo di due pesi massimi come Richard Linklater e Rachid Bouchareb.

Il primo porta a Berlino Boyhood con Patricia Arquette ed Ethan Hawke: sorta di film in divenire le cui riprese sono durate 12 anni. Un periodo così lungo non dovuto però a problemi produttivi ma ad una precisa scelta poetica: riprendere la crescita del figliodi 6 anni di una fittizia coppia divorziata (Hawke e Arquette) fino alla maggiore età, cercando di scorgerne i veri cambiamenti fisici e psicologici nell’atto della finzione. Esperimento ai limiti della legge per Linklater a cui segue Two men in town, il film di Bouchareb con Harvey Keitel, Brenda Blethyn e con protagonista quel Forest Whitaker, ora in sala con The Butler, vicinissimo all’Oscar come miglior interpretazione maschile.

La strana formula berlinese prevede poi molti titoloni in un Fuori Competizione che spesso si mescola alla Competizione per un addetto ai lavori disattento. Nella ricca categoria ci sono titoli imperdibili come la prima internazionale di The Monuments Man di e con George Clooney e l’anteprima mondiale di The Grand Budapest Hotel (nella foto). Ultima fatica del talentuoso Wes Anderson, il film dagli echi mittleeuropei ritrova lo sguardo dell’autore dei Tenenbaum in un hotel austriaco nel 1920 dove il concierge protagonista, Ralph Fiennes, incontra Zero Moustafa, il lobby boy da svezzare tra i colleghi d’albergo. Il cast stellare – F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, William Dafoe, Bill Murray, Lea Seydoux, Jude Law, Edward Norton, Tilda Swinton – calcherà il tappeto rosso all’apertura del festival il 6 febbraio.

Infine, per l’Orso d’oro 2014, saranno in gara la vincitrice del 2009, Claudia Llosa che porta Aloft, con Jennifer Connelly e Cillian Murphy, e il greco Yannis Economides con il film nero e violento intitolato Little Fish.

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