Tra le tante emergenze ce n’è una autentica: l’eliminazione della figura paterna nelle famiglie separate. Le mani armate di tale grave illecito sono tante. Tra esse anche dello Stato e dei tanti “medici” che si accalcano intorno ad esse.

Se la “separazione” coinvolge la famiglia, l’interruzione del rapporto può divenire devastante ove non gestito con sapienza. Soprattutto se poi ci si imbatte in un diritto di famiglia culturalmente retrogado e ancorato a stereotipi validi fino agli anni ’60, quando l’uomo deteneva il potere economico e la donna gestiva il rapporto con i figli. Un diritto di famiglia, quello declinato dalla giurisprudenza, nel quale la donna fa l’asso piglia tutto: casa, mantenimento, figli. Mentre l’uomo viene relegato, obtorto collo, ad un ruolo da voyeur. Il principio fondamentale di uguaglianza diviene un simulacro.

Nel conflitto giocano un ruolo fondamentale il legislatore [da ultimo il c.d. decreto filiazione ex d.lvo 28 dicembre 2013, n. 154 che diviene l’occasione per modificare in peius la l. n. 54/2006 sull’affidamento condiviso così realizzando il “falso condiviso” attraverso gli artt. 316 (residenza abituale), 337-ter (Provvedimenti riguardo ai figli e corresponsione di un assegno periodico), 337-quater (Affidamento a un solo genitore e opposizione all’affidamento condiviso), 337-sexies (Assegnazione della casa familiare e prescrizioni in tema di residenza) cod. civ.)], i “medici” curanti (magistrati, avvocati, consulenti, assistenti sociali etc.). Uno spreco di armi improprie ammorbano il conflitto, spesso unilaterale ma tant’è.

In molte separazioni conflittuali viene sparata contro i papà (dunque contro i bambini) la cosiddetta “pallottola d’argento: la falsa accusa di pedofilia. Oggi in Italia l’80% di tale gravissima accusa sono papà separati, poi risultanti innocenti nel 92,4% dei casi [Cesi S., Masina E, Camerini G.B. (2007), vere e false denunce di abuso sessuale: studio di una casistica in separazioni conflittuali, 13° International Congress of the ESCAP,. Bridging the gapsFirenze25-29 agosto 2007]. Numeri da brivido, perché dietro ogni brivido ci saranno almeno due esistenze segnate per sempre.

Tale fenomeno criminoso va avanti da anni: “Potrebbe sembrare incredibile che si possa accusare qualcuno che si sa innocente di un delitto turpe quale quello di violenza sessuale, in particolare quando è perpetrata su un bambino, eppure succede e neanche troppo raramente (…) per l’esperienza fatta le false denunce provengono quasi nella totalità da donne, spesso madri che in tal modo tentano di allontanare gli ex mariti dai figli” (Jaqueline Monica Magim, già sostituto procuratore della Repubblica, Criminologia.it, 29.1.2009). Ed ancora, altrove: “L’accusa di violenza sessuale è il modo più facile per estromettere il padre dalla vita dei figli. La donna non solo si libera del partner come coniuge ma anche come padre, facendolo uscire definitivamente dalla sua vita”.  (Maria Carolina Palma, CTU c/o Trib. di Palermo, L’Avvenire, 13 aprile 2009)

Lo psicologo canadese Hubert Van Gijseghem conferma appieno che le false accuse causano sui bambini conseguenze gravi quanto la pedofilia e quanto queste aumentino in ambito familiare, in accordo con ricerche italiane [G.B. Camerini, D. Berto, L. Rossi, M. Zanoli, Disturbi psicopatologici e fattori di stress in procedimenti penali relativi all’abuso sessuale, Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, vol. 77, (2010), 127-137].

Commentando ciò la Presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma ha ieri dichiarato che “Purtroppo molte madri accusano i padri di tali condotte così allarmanti quando vogliono che si interrompa il rapporto con il padre, perché all’inizio il Giudice non sa e deve accertare, e molto spesso si ha l’interruzione dei rapporti.  E quindi è uno strumento nelle mani di alcuni avvocati che suggeriscono questa strategia di intervento per distanziare il bambino dal padre”. (Melita Cavallo, pres. Trib. Min. Roma, 17.1.2014, a La Vita in Diretta, Rai).

Per le calunnie pedofile vengono preferiti bambini piccoli, tra i 2 e i 5 anni, che non presentano alcun segno di violenza, coinvolti in separazioni conflittuali in cui i nonni spesso assumono un ruolo decisivo. Questi metodi sono stati portati alla ribalta dal tentativo folle di reiterare una falsa accusa di pedofilia già fallita negli Usa. Liberato dalle influenze nefaste, il bambino coraggioso dice: “Amo il mio papà. Mia madre mi ha minacciato per farmi dire le cose che ho detto su mio papà. Non sono vere”.

Il sistema criminale delle false accuse per appropriarsi di bambini verrebbe eliminato se la magistratura lo trattasse per quello che è: un sistema criminale. Invece regnano indulgenza e buonismo. Si legittimano i crimini ed un sistema culturale malato.

Maurizio Rigamonti è uno di questi padri triturati. Incolpato ingiustamente di abusi sul figlio di pochi anni, condannato negli Usa (paese d’origine della compagna dove la stessa si è recata in vacanza col figlio per non fare più ritorno in Italia), ha dovuto spendere tutto ciò che aveva per ottenere giustizia negli Usa sino ad ottenere un provvedimento americano che ne riconoscesse l’innocenza e ordinasse alla donna di riportare il figlio dal padre in Italia. Successivamente, esasperato, in questi giorni si è allontanato col figlio all’estero per poi rientrare in Italia, così divenendo un caso mediatico. Se questo è un padre.

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