La notizia che una delle maggiori aziende italiane di trasporto pubblico, l’ATM di Milano, ha giudicato più conveniente l’offerta di un concorrente straniero, invece che di uno italiano, per la fornitura di nuovi autobus è in sé buona. E’ la prima volta che accade, e significa che si è fatta attenzione agli interessi degli utenti (e dei contribuenti) rispetto a quelli dei fornitori, comportandosi come una azienda qualsiasi attenta ai costi e ai ricavi.
Non è che all’estero siano tutti angioletti: le aziende pubbliche vengono spesso usate “politicamente” per sostenere imprese nazionali, a spese degli ignari cittadini. E’ una sorta di tassa nazionalistica occulta, e spesso poi accade che le imprese aiutate in questo modo contro la concorrenza, poi manifestino “gratitudine” nei confronti dei politici che le hanno favorite.
Tutto bene dunque? No, in caso di prodotti industriali (gli autobus), che risultano poco competitivi, si perde occupazione ed in alcuni casi anche “know how”, economie di scala ecc.. Ovviamente la risposta non è di dare morfina protezionistica ad imprese già addormentate, ma di fare politiche per renderle competitive.
Diverso però è il caso di servizi di trasporto (la stessa ATM, tra l’altro), per i quali sono state spesso escluse imprese straniere dalle gare di affidamento con il pretesto che a casa loro erano sovvenzionate, e potevano offrire prezzi bassi “anticoncorrenziali” per questo motivo. Ma è un pretesto indifendibile: l’occupazione in questo caso sarebbe rimasta italiana, magari il management straniero apportava conoscenze importanti che noi non avevamo ecc.. E soprattutto, gli ignari contribuenti stranieri, pagando con le tasse i sussidi a quelle loro imprese, abbassavano i costi per noi italiani. Un regalo puro e semplice, rifiutato per ragioni clientelari.
Un altro aspetto della vicenda, forse ancora più importante, riguarda però come sarà finanziato questo importante investimento (20 milioni circa per 85 autobus, con forti prospettive di ampliamento nel tempo). Quasi certamente non con i soldi di ATM, nonostante riceva da noi contribuenti sussidi di un milione di Euro al giorno (stima benevola…), ma con soldi pubblici di varia provenienza (45% dalla Regione Lombardia, per il resto si vedrà, ma sembra difficile che escano da futuri profitti dell’azienda, che comunque vive di sussidi come d’altronde tutte le altre).
Il motivo per cui i fondi non scaturiscono dalla normale contabilità aziendale è banalissimo, e molto inquietante: le imprese di trasporto pubblico non fanno gli accantonament. Cosa vuol dire? Che non mettono via i soldi per rinnovare i bus (o i tram ecc.), mano a mano che questi si logorano e diventano inservibili. Immaginate una impresa che faccia lo stesso per i propri macchinari: dopo un po’ di anni fallirebbe senza speranza, non potrebbe più produrre nulla. Si è mangiata il capitale.
Questo vuol dire che i bilanci reali (non quelli “di legge”, molto formali) di queste imprese sono falsi, cioè i deficit veri sono in realtà molto più alti di quelli che appaiono, che sono già i più alti d’Europa. Certo i cittadini non lo sanno (come d’altronde gli vengono sistematicamente occultati già i sussidi attuali, spesso ignorati persino dai giornalisti).
E i politici e gli amministratori? Certo ci saranno anche casi di tale ignoranza dei fatti economici più elementari che qualcuno di loro può essere in buona fede (ma deve immediatamente cambiare mestiere, allora). E’ più verosimile che sappiano e tacciano, basandosi sul ferreo motto “tanto qualcuno pagherà, e io avrò nel frattempo cambiato ruolo, o partito”. I voti poi vengono dagli addetti, e subito, non certo dai contribuenti, e chissà quando, e se mai lo sapranno. Una razionalità politica perfetta.
Dulcis in fundo: se i mezzi di trasporto sono stati regalati alle aziende, come è ora, come fa un concorrente, in caso di gara, a concorrere alla pari? Per di più, all’interno della legge attuale, che, incredibilmente, consente al giudice della gara (es. il comune o la regione), di essere anche concorrente alla stessa gara con la propria impresa?
Ma non c’è proprio problema: tanto gare vere non se ne sono mai fatte. Però il festival forse non dura in eterno, nonostante i pianti coccodrilleschi e “bipartisan” di tutti gli enti locali per i tagli ai trasporti locali: i soldi pubblici, cioè i nostri, incominciano a scarseggiare veramente. Ma non è cosa di cui rallegrarsi.