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Stamina, il Nobel Schekman: “Non sostengo quel metodo, è operazione criminale”

Mai si sarebbe aspettato di essere considerato il leader della battaglia pro Stamina: è il premio Nobel per la medicina 2013 Randy Schekman, citato dalle famiglie dei  pazienti affetti da malattie neurodegenerative e sottoposte al trattamento proposto da Davide Vannoni negli Spedali Civili di Brescia. Schekman lo ha scoperto solo qualche giorno fa, sollecitato dai giornalisti e dal padre di una bambina (una dei 36 pazienti) che ha accesso al trattamento del cosiddetto metodo ‘Stamina’. Il 15 gennaio, il genitore gli ha scritto un’email per ringraziarlo. Voleva complimentarsi per il suo articolo pubblicato su The Guardian a dicembre, nel quale lo scienziato criticava la tirannia imposta dalle riviste scientifiche di elite come Nature, Science e Cell e annunciava di boicottarle.
“Perché riportate le critiche di Yamanaka, il premio Nobel per la medicina 2012 e le critiche di Nature, ma ignorate Schekman?”, gridavano le famiglie durante la conferenza stampa a favore di Stamina Foundation che si è tenuta il 28 dicembre a Roma. “Le mie critiche a Nature sono state stravolte da questo gruppo di supporter di Stamina  – spiega il premio Nobel. “Il mio editoriale non si riferiva agli articoli critici verso questo trattamento, queste riviste infatti pubblicano una serie di ricerche molto importanti – ­ci tiene a specificare Schekman – ­sono le loro scelte editoriali che io metto in discussione e non certamente una ricerca specifica, penso che le mie idee siano state mal interpretate”.
Il professore all’università di Berkeley in California, fondatore nell’ateneo e direttore del primo laboratorio sulle cellule staminali, è allarmato per questo. “Noi chiamiamo ciarlatani o venditori di olio di serpenti coloro che vendono medicinali la cui efficacia non è stata attestata in laboratorio –  afferma Schekman a ilfattoquotidiano.it – e questo trattamento, per quanto ne so, non ha nessun supporto scientifico, non è stato sottoposto ad uno studio controllato, a test clinici come il double blind” (Controlli incrociati, nei quali pazienti e medici non conoscono i farmaci somministrati per evitare pregiudizi e inficiare i dati, ndr). E poi aggiunge: “Ritengo che chi promuova cure miracolose senza testarle, metta in atto un’operazione criminale che si fonda sulla sfruttamento di famiglie vulnerabili che sono alla disperata ricerca di una cura per i loro familiari ammalati”. E questa secondo il premio Nobel è la peggior forma di manipolazione. Insomma le sue critiche sono state piegate a sostegno di un probabile “quack“, un cialtrone, come si dice in America, un affarista che specula sulla pelle delle vittime di malattie rare. E’ a fianco di Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012, del quale non smentirebbe nemmeno una parola: “E’ il maggior esperto nel campo delle cellule staminali, è la voce della ragione, certifico e rispetto ogni suo giudizio”.
Oggi è il direttore di E­life, una rivista scientifica online che a differenza delle riviste cartacee non ha limiti di spazio e può diffondere tutti i lavori che vale la pena pubblicare. Ha imbracciato una dura lotta contro l’impact factor, un indice che misura la rilevanza di una ricerca in base alle citazioni della stessa in una rivista. “Se un lavoro è il più citato non significa di per sé che sia il più attendibile, si potrebbe citare anche perché il più erroneo”.
Da un uomo di scienza il messaggio alle famiglie pro Stamina è questo: “Siate scettici sulle staminali, fidatevi delle ricerche su cui si lavora da anni, sottoposte a protocolli accertati prima che le cure siano somministrate ai pazienti”. Parole messe nero su bianco nella lettera di risposta al padre della bambina che lo ha contattato e inviate alcune ore dopo questa intervista. Una lettera che non è stata pubblicata sul sito di Stamina Foundation  di Irene Buscemi e Veronica Potenza